Il pubblico italiano premia il cinema d’autore, nel 2019 ben 20.297.226 spettatori

Viva il cinema d’essai che nel 2019 convince critica e pubblico, vincendo premi e incassando al botteghino. Il film d’autore più visto in assoluto in Italia nel 2019 è stato “Joker”, Leone d’oro a Venezia e 11 nomination agli Oscar, con 29,3 milioni di euro di incasso e 4,1 milioni di spettatori; mentre quello italiano è stato “Pinocchio”, con 11 milioni di euro di incasso e 1,6 milioni di spettatori. L’anno scorso il cinema d’autore, grazie ai film con la “qualifica d’essai”, ha portato in sala – dati elaborati da Cinetel prendendo in esame esclusivamente i film di prima programmazione nell’arco temporale dato (quindi non tutta la presenza in sala di quelle pellicole che hanno scavallato il 2019) – 20.297.226 spettatori, per un incasso pari a 129.802.118 euro. La quota di mercato per il cinema d’autore rappresentata dall’Italia (incluse le coproduzioni) supera abbondantemente il 30% (32,59% per le presenze e 32,14% per gli incassi), mentre quella degli Stati Uniti (che ha il primato) si assesta al 52,16% (presenze) e al 53,39% (incassi). Nello specifico, i film italiani hanno incassato oltre 41,7 milioni di euro e fatto registrare 6,6 milioni di spettatori; quelli statunitensi 69,3 milioni di euro e 10,5 milioni di spettatori (si tenga presente che un film a stelle e strisce esce quasi sempre con un minimo di 100 copie in Italia). “Molto di questo successo è dovuto alle sale cittadine, fulcro del cinema d’essai”, sottolinea in conferenza stampa a Roma Domenico Dinoia, presidente Fice, che osserva anche come i dati vadano letti tenendo presente la differenza del numero di copie in cui i film vengono distribuiti. Ad esempio, “L’uomo che comprò la luna” è uscito solo in 13 copie ma è al tredicesimo posto in classifica per presenza con 101.599 spettatori sui 79 italiani usciti in prima programmazione nel 2019. Così come è vero che “Pinocchio” è primo, ma è uscito in 647 copie; a fronte di “Il traditore” che è uscito in 381 copie (quindi 266 in meno) ed è secondo con 771.270 spettatori. Allo stesso tempo sui risultati complessivi pesano quei nove film usciti solo con una copia: per questi “si può parlare di vera uscita?”, si chiede Dinoia che, nell’occasione, rilancia l’invito ai distributori di non concentrare le uscite da ottobre a marzo perché si finisce per non avere neanche la disponibilità delle sale. Intanto, la Fice prosegue nella sua mission di valorizzazione del cinema d’autore, in questo caso dei documentari. La quinta edizione di Racconti Italiani, l’iniziativa che propone negli oltre 400 schermi associati una selezione dei migliori di ultima produzione, ha scelto per questo 2020: “Cercando Valentina” di Giancarlo Soldi sul mondo di Guido Crepax (al cinema dal 1 marzo); “Marco Polo” di Duccio Chiarini sulla realtà scolastica italiana; “Mother Fortress” di Maria Luisa Forenza su un monastero in Siria in piena emergenza guerra (dal 10 febbraio al cinema, evento speciale il 18 febbraio al Cinema Farnese di Roma); “Santa Subito” di Alessandro Piva vincitore dell’ultima edizione della Festa di Roma; “Scherza con i fanti” di Gianfranco Pannone e Ambrogio Sparagna sul rapporto degli italiani con il mondo militare; “Se c’è un aldilà sono fottuto” di Simone Isola e Fausto Trombetta sul cineasta Claudio Caligari; “Shelter – Addio all’Eden” di Enrico Masi su un militante transessuale di nome Pepsi; “Sono innamorato di Pippa Bacca” di Simone Manetti sulla performance artistica di un’ambasciatrice di pace con il velo da sposa (al cinema dall’8 marzo, un bel modo di ricordare una grande donna). Documentari eterogenei e interessanti che meritano la giusta attenzione del pubblico.

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