Maria Mazzotta con la sua voce folk vuole abbattere il muro dell’indifferenza: “Possiamo essere più attenti a chi ci passa accanto”
“Quando canto sono nuda; nella musica sono vera, sono me stessa, bella o brutta”, così l’appassionata artista salentina Maria Mazzotta, calda voce folk, che con “Amoreamaro” è per il secondo mese consecutivo nella top ten delle classifiche internazionali di world music: al quinto posto nella Transglobal World Music Chart e al sesto, unico album italiano in classifica, nella World Music Charts Europe. Edito da Agualoca Records, il disco è raccontato come “un’intensa e appassionata riflessione, da un punto di vista femminile, sui vari volti dell’amore: da quello grande, disperato e tenerissimo a quello malato, possessivo e abusato”. Dieci brani in tutto, di cui due inediti in lingua salentina: “Nu me lassare” e la title track “Amoreamaro”. Le strofe si armonizzano con le note della fisarmonica e del piano di Bruno Galeone, musicista di origini malgasce, al quale talvolta si uniscono i tamburi etnici e le percussioni dell’iraniano Bijan Chemirani (in “Tore Tore Tore”) e il didgeridoo di Andrea Presa (in “Amoreamaro”).
Maria, cos’è per te la tua voce?
“Un mezzo attraverso il quale riesco a trovare un equilibrio, attraverso il quale riesco ad esprimere cose che altrimenti non potrei”.
Hai mai considerato la tua musica un melting pot di culture?
“Sicuramente, credo che siamo l’influenza di tutto quello che ci siamo vissuti, e quindi di tutti gli incontri, di tutte le esperienze fatte, quindi sì, assolutamente sì”.
Il successo di “Amoreamaro” nelle classifiche internazionali lo condividi con il tuo compagno Bruno Galeone: come avete commentato la notizia?
“Siamo contentissimi, sinceramente non ce l’aspettavamo. È una cosa che mi lusinga, mi rende orgogliosa, contenta e veramente non mi immaginavo addirittura di salire in classifica”.
C’è una canzone dell’album a cui sei più legata?
“Sono legata in egual modo a tutti i brani del disco, però forse in questo periodo mi sento di dire ‘Amoreamaro’, la pizzica, perché parla di un mondo malato, di un’esigenza di ritrovare alcuni valori. ‘Ti dicono che da solo puoi stare, di chi ti chiede aiuto non ti devi curare, non devi pensare a chi ha bisogno d’aiuto’ e oggi come non mai credo che sia abbastanza importante questa canzone, per me almeno. In questo momento in cui tutti ci si lamenta, c’è sempre forse chi sta peggio. Noi, invece, siamo ancora qui”.
Come trascorri questo tempo di emergenza sanitaria in attesa che si possa andare in tournèe?
“Ho dovuto sospendere la tournée in corso quando l’Italia è stata dichiarata tutta Zona Rossa, sono saltati alcuni concerti in Spagna a fine marzo ed altri… Il 17 sarei dovuta essere in Germania… Quindi lo vivo come tutti, con la preoccupazione, ma in questo momento credo che il pensiero più grande debba andare a chi ha perso qualcuno, questa è la cosa più grave e più triste di tutta questa storia. La mia situazione può essere più o meno triste, ma c’è sicuramente molto di peggio”.
La clip di “Amoreamaro” che avete lanciato sembra avere un valore propiziatorio, quasi come fosse una danza tribale per allontanare il male, il Coronavirus nello specifico…
“Esattamente, per questo ti dicevo prima che forse in questo momento è ‘Amoreamaro’ il brano a cui sono più affezionata. La pizzica ha il suo potere di per se stessa, è un testo poi che ho scritto io, spero che questa musica possa alleviare le pene, possa aiutare”.
A proposito di aiuto, con questo disco siete vicini a Save the Children per raccogliere fondi da destinare a operazioni umanitarie…
“Abbiamo stampato delle cartoline con l’immagine della copertina del disco e in ogni tappa italiana facciamo questa raccolta fondi per Save the Children. Questa è una maniera per me di sensibilizzare un po’ la gente ad essere più attenta alle persone che ci circondano. Quando stiamo in giro per la strada c’è tanta gente che ha bisogno e neanche la guardiamo”.
Ti lega qualcosa in particolare a Save the Children?
“Con Save The Children già collaboravo, nel senso che abbiamo bambini con l’adozione a distanza, ma anche con ActionAid abbiamo già collaborato. È una maniera simbolica per dire che anche nel piccolo, quando usciamo dal supermercato, possiamo essere più attenti a chi ci passa accanto, estranei a cui non essere indifferenti perché se la vita ce li ha fatti incontrare c’è un motivo, c’è un perché”.
Incontri… è dedicata a una persona in particolare la struggente canzone d’amore “Nu me lassare”?
“Questo è un brano che io ho scritto e ho dedicato ad una persona che non c’è più. Per me è sì un canto d’amore, ma sottolinea quei momenti in cui la persona che hai perso la senti che ti è accanto comunque. Credo che se abbiamo la giusta sensibilità le persone non si perdono mai, se si sono amate un pezzettino di loro è sempre dentro di noi, se abbiamo la giusta sensibilità di ascoltare, di sentire messaggi e segnali che ci arrivano forte e chiaro, basta saperli ascoltare. Questo brano è proprio la capacità, dopo aver perso una persona, di riuscire a ritrovarla nel proprio intimo, di sentire i suoi messaggi, i suoi segnali”.