Al Biografilm scuote la coscienza democratica il documentario #Unfit su Trump

Ha un comportamento pazzesco, è indisciplinato, è uno scherzo sfuggito di mano: sono solo alcune delle affermazioni sulla personalità del 45esimo presidente degli Stati Uniti Donald Trump, rilasciate in tv dalle autorità più disparate a partire da quel 20 gennaio 2017, giorno in cui è entrato in carica. Da qui è partita l’analisi del cineasta Dan Partland che ha cercato di far descrivere dai professionisti della mente la psicologia di Trump per meglio capirne anche l’elettorato, e quindi le ragioni del suo successo. È il documentario #Unfit, in anteprima italiana al Biografilm festival, in cui il presidente degli Usa è profilato come un “narcisista maligno”, definizione introdotta dallo psicologo Erich Fromm per una malattia mentale grave caratterizzata da paranoia, sociopatia, sadismo, menzogne, propensione alla manipolazione. Il documentario si avvale del dovere conosciuto come Tarasoff, cioè quando i professionisti della salute mentale hanno l’obbligo di proteggere le persone che sono state minacciate di danni da un paziente, contravvenendo alla riservatezza. Allargando lo sguardo: qui gli psichiatri mettono in guardia sui pericoli che la società americana – e ogni società nel mondo – corre con la presidenza Trump. Qualcuno potrebbe obiettare che questi psichiatri non hanno avuto un colloquio diretto con il presidente per giungere ad una diagnosi attendibile; a ciò, però, si ribatte che su Trump si possono acquisire più informazioni – in ogni dove mediatico – che in un semplice faccia a faccia. Così, rifacendosi a Platone che metteva in guardia su come ogni democrazia potesse sfociare in autocrazia, Partland analizza una presidenza americana che mina tutte le democrazie liberali in atti e parole. In questa ricerca il documentario #Unfit si fa monito. Certo in Italia non possiamo non notare l’imprecisione sulla datazione dell’introduzione del voto alle donne nel nostro Paese (va ricordato che qualche tentativo, come ricorda il libro “Il giudice delle donne” di Maria Rosa Cutrufelli, fu fatto ai primi del Novecento), ma questo non sminuisce l’importanza di questa testimonianza.

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