Alberto Sordi visto nell’ottica de “L’umanità fragile” nella mostra di Fondazione 3M

“Alberto Sordi va reinterpretato nell’immaginario collettivo. Non è solo il personaggio rappresentante della furbizia, dell’inganno e dell’aggirare le leggi che talvolta ha interpretato”, così il critico di fotografia Prof. Roberto Mutti spiegando il titolo “L’umanità fragile” della mostra fotografica di Fondazione 3M dedicata all’attore romano e inaugurata alla Casa del Cinema di Roma. L’esposizione raccoglie 20 immagini scattate sui set di molti dei film di cui Sordi è stato protagonista, facendo emergere la sua abilità nel mettere in scena – attraverso i suoi celebri personaggi – le caratteristiche antropologiche dell’italiano medio dal dopoguerra. C’è Giovanni Alberti de “Il boom” (1963), diretto da Vittorio De Sica, con soggetto e sceneggiatura di Cesare Zavattini. C’è Oreste Jacovacci de “La grande guerra” (1959), diretto da Mario Monicelli, con coprotagonista Vittorio Gassman. C’è Rosario Scimoni, detto Sasà, de “L’arte di arrangiarsi” (1954), diretto da Luigi Zampa. C’è Antonio Mombelli de “Il maestro di Vigevano” (1963), diretto da Elio Petri, tratto dall’omonimo romanzo di Lucio Mastronardi. Ma ci sono anche gli scatti, con l’abilità del fotografo di immortalare sguardi scultorei che sono il racconto di uno spaccato dell’Italia e della sua grande cinematografia.

Tutte le opere, che rimarranno esposte fino al 28 novembre, appartengono all’archivio di Fondazione 3M, istituzione culturale permanente di ricerca e formazione e proprietaria di uno storico archivio fotografico di oltre 110 mila immagini.

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