Alex Magistri dei Ghost: “È meraviglioso donare qualcosa di bello di te stesso che rimane all’altro”
“Non poter esultare di un’emozione dal vivo è molto limitativo. Il concerto è una festa. Speriamo di tornare presto alla normalità. Stiamo facendo lavori di preproduzione a casa. Noi lavoriamo a Latina nello studio del fonico col quale collaboriamo, viviamo ad Ardea (sono di Albano Laziale, ndr). Siamo riusciti a chiudere due brani, ‘Ri-Evoluzione’ è uno dei due, poi l’altro brano è pronto al 90%. Intanto, stiamo lavorando su una serie di altre idee. Magari visto che nel 2021 facciamo i 15 anni di discografia ci potrebbero essere delle belle sorprese” è vulcanico e di una sensibilità infinita Alex Magistri (voce, sax) che col fratello Enrico (piano) forma i Ghost, una band in continua evoluzione tra Rock ed Elettronica, in cui non manca l’inserimento di elementi etnici. Dopo l’album d’esordio “Ghost” del 2007, “La vita è uno specchio” del 2012, “Guardare lontano” del 2015 e “Il senso della vita” del 2016, adesso sembra scaldino i motori per un nuovo lavoro di cui un assaggio è il luminoso e variopinto singolo “Ri-Evoluzione”, espresso nella sua incredibile vitalità nel videoclip scritto e diretto da Daniele Comelli e Davide Fraraccio, realizzato in collaborazione con Cinecittà World. Alex Magistri negli anni per me è diventato un amico con cui ci si scambiano gli auguri a Natale. Parlare con lui ogni volta è l’incontro con un’anima bella.
Alex, tu ed Enrico: somiglianze e differenze?
“Somiglianze? Il fatto che siamo cresciuti insieme, quindi la nostra vita da fratelli, amici, colleghi di lavoro, artisti, persone che hanno condiviso la stessa passione in qualche modo ti lega talmente tanto che oltre ad esserci un legame di sangue, la fratellanza, c’è anche il remare talmente nella stessa direzione che a volte basta uno sguardo e ci sentiamo veramente, con un solo sguardo, ci capiamo meglio anche di quanto può conoscerti un genitore. Questa cosa è perché abbiamo condiviso talmente tante cose diverse, dal gioco allo sport, alla musica, agli amici, alle uscite, una serie di cose che ti somigli veramente tanto più di quanto, ripeto, potrebbe conoscerti e capire un tuo carissimo amico o un genitore. Differenze? Siamo opposti. Forse il bello della nostra collaborazione artistica è proprio questo che, oltre a tutto quello che ho appena citato, è che abbiamo due caratteri totalmente diversi. Lui è più introverso per certi aspetti, ha un modo diverso di riflettere, per riflettere si prende dei tempi più lunghi. Io sono più estroverso, quindi più anche istintivo e ho un altro mio modo di riflettere, quindi tendo a cercare o nella solitudine la riflessione, quando sono solo, quando stacco la spina, oppure nell’immediatezza. Queste differenze fanno sì che anche ad esempio nello scrivere una canzone, la scriviamo veramente a quattro mani, ma non a quattro mani come a volte si usa dire che ti arriva il testo di un altro e poi uno corregge quattro parole e lo ha scritto insieme. No, quattro mani nel vero senso della parola, quindi basta che uno dei due lancia un tema da trattare, un’esigenza particolare, la voglia di tirare fuori da dentro un’idea, una ritmica, un giro armonico, piuttosto che una melodia o una parte di testo, e poi ti blocchi, perché senti che non hai quel qualcosa che ti svolta magari il ritornello piuttosto che una strofa, uno special, un punto importante, un punto saliente della canzone. Così a quel punto arriva l’altro ed è come se fosse un’alchimia perfetta da questo punto di vista, puntualmente ti svolta quel momento proprio quando tu meno te lo aspetti, quindi veramente siamo l’uno la spalla perfetta dell’altro, nonostante – tutti quelli che hanno fratelli e sorelle probabilmente mi possono capire – è ovvio che si è stati fin da piccoli cane e gatto, ci sono state le discussioni continue, però sai quelle discussioni poi, se c’è il bene, quello vero, quello appunto dell’amore fraterno, sono discussioni costruttive dove magari, se si può dire, ‘ti mandi anche a quel paese’ e però dopo sei più forte di prima perché conosci esattamente tutti gli aspetti dell’altro e sai quanto l’altro fa la differenza per te e viceversa, quindi questa unione, questa complementarietà, diventa poi un punto di forza“.
Il brano Ri-Evoluzione da quale vostra esigenza nasce?
“Viviamo un momento molto particolare, ma in realtà quando si scrive – almeno per quanto ci riguarda – ci piace scrivere qualcosa che è pensato senza tempo, che quindi magari fotografa un momento, ma può essere pensato anche dieci anni fa e tra dieci anni, quindi è un messaggio sempre concreto ma nello stesso tempo universale. Questo messaggio vuole far rinascere l’essere umano, far riscoprire i valori interiori e rimettere la bellezza dell’essere umano al centro della vita. Quindi è un messaggio assolutamente d’amore, di speranza. Però, fondamentalmente, l’evoluzione che vogliamo affrontare, che sentiamo il bisogno di affrontare, è un’evoluzione che riscopre assolutamente la semplicità dell’essere umano, la semplicità del sorriso, ad esempio, del sorriso di un bambino che viene citato all’interno della canzone, di quei valori estremamente diversi che svoltano assolutamente la giornata di un’altra persona in modo estremamente semplice, ma donano comunque calore, donano voglia di affrontare le cose, donano speranza, coraggio per sognare e realizzare i propri sogni: ne abbiamo tutti tanto bisogno, forse ancor più in questi momenti che sono oggettivamente difficili per tutti. A maggior ragione se hai un animo più semplice e più basilare, più basato su quella che è la semplicità della vita. Quindi il bambino, da questo punto di vista, è assolutamente un elemento chiave che fa capire chiaramente tutto questo: se riesci a tornare un po’ bambino e ad affrontare in modo semplice le cose che ci circondano, le persone che ci circondano, riesci a donare qualcosa di te stesso e magari l’altro con quel qualcosa riesce ad affrontare meglio la sua giornata e, perché no, la sua vita. La musica da questo punto di vista ti aiuta moltissimo, ce ne rendiamo conto noi nel nostro piccolissimo tutti i giorni, quindi figuriamoci quanto è potente la musica al livello mondiale da questo punto di vista“.
È per questo che nella canzone si ripete “i sogni son belli se non hanno età”?
“Assolutamente, i sogni sono belli a tutte le età, i sogni sono belli, punto. Ed è bello provare a realizzarli, è bello sognare da bambini, perché tendenzialmente è più facile, è il momento giusto per imparare a sognare, è bello poter continuare a sognare quando sei nella tua fase produttiva della vita, quando comunque ti metti in discussione ogni giorno per cercare di trovare il tuo filo conduttore e per cercare di dare una realtà migliore a quello che normalmente fai, lavorativamente parlando a livello di rapporti, rapporti di amicizia, rapporti umani d’amore, etc. È bello sognare anche quando sei nella fase avanzata della tua vita, perché riesci a riscoprire tutta una serie di elementi che in qualche modo sono l’essenza della vita stessa, quindi sono comunque quegli elementi fondamentali che magari hanno caratterizzato la tua esistenza o che magari senti di aver sbagliato e hai comunque ancora tempo in qualche modo per rimediare, per tornare, per riscoprire quella parte bella della vita che è il sogno appunto, il sogno di voler donare qualcosa di te stesso, qualcosa di bello di te stesso che rimane all’altro, una cosa meravigliosa. Ho sentito dire da grandi artisti di lasciare comunque quell’elemento artistico che poi rimane nel tempo e permettere all’altro di scoprirlo o farlo suo e magari svilupparlo in modo personale, è qualcosa che viaggia e qualcosa che viaggia è sempre bello perché comunque non si ferma mai, dona sempre energia positiva“.
Il video ha atmosfere un po’ fiabesche e sembra richiamare situazioni da Peter Pan o da Il Pirata dei Caraibi…
“Intanto partiamo dal fatto che avevamo un’idea della direzione di dove volevamo andare a sviluppare il concetto di videoclip. È nata questa collaborazione con Cinecittà World dove abbiamo avuto una disponibilità totale da parte sia dei direttori artistici che dell’amministratore delegato, abbiamo fatto lì un concerto (era il 25 maggio 2019, ndr) molto importante dei nostri 18 anni di vita Ghost, in realtà l’anno prossimo saranno 15 anni di discografia, ma è ovvio che prima di fare discografia abbiamo fatto cover e cominciato a suonare per preparare e trovare la propria direzione artistica…“.
Quindi lo scarto tra i live e la discografia è dovuto a questo?
“Sì, cinque anni diciamo, più o meno, poi sai cominci a suonare anche da prima, qualche anno, ma non hai ancora un nome insomma, cominci a provare a sperimentare qualcosa ovviamente in modo grossolano con la musica, dopodiché cominci a fare magari i primi pub, i primi teatri, le piazze, facendo cover e imparando, secondo me una gavetta importantissima, dal confronto con gli altri, quindi non copiando gli altri, non imitando gli altri, ma cercando di reinterpretare inizialmente male, malissimo, e poi piano, piano sempre magari meglio, i brani degli altri, per farti comunque un’idea artistica tua, un percorso artistico personale. A quel punto provi a scrivere qualcosa di tuo, se, ovviamente, senti quest’esigenza artistica di farlo e quindi dopo circa cinque anni, o anche un po’ di più insomma, cominci a scrivere la tua musica“.
Tornando al videoclip girato a Cinecittà World…
“Avevamo assolutamente bisogno di creare questo viaggio nel tempo solo per far capire quanto la voglia di ri-evoluzionare la propria esistenza, il proprio essere è una cosa senza tempo, una cosa che può esistere nell’antica Roma, ai primi del Novecento, può esistere in una via di Londra o di New York, può esistere oggi, semplicemente perché guardarsi dentro e cercare di riscoprire quello che è il valore principale dell’essere umano, quindi la voglia di donare, di sorridere, di essere se stessi, di amare in qualche modo, può risolvere i problemi di tutte le epoche, non solo oggi. È per questo che volevamo comunque entrare un po’ da viaggiatori del tempo all’interno delle varie epoche, come abbiamo fatto, e ci è piaciuta tantissimo questa bella avventura: girare il video è stata una cosa bella, emozionante. Anche la situazione legata ai clochard che comunque interpretare un po’ questo ruolo di persone un po’ emarginate che vivono al di fuori, che probabilmente in dei casi si lasciano anche andare a causa di disagi sociali, però molto spesso anche in quel caso si riesce – l’abbiamo simulato proprio con un cannocchiale – ad entrare meglio all’interno della propria anima e a rivedere quelle che possono essere delle cose belle che hai vissuto o che hai sognato o che hai inseguito e che comunque in qualche modo possono vincere la guerra che è in te stesso …Tra l’altro anche lì, tra due fratelli che bisticciano, perché è ovvio che chi conosce poi i Ghost sa che siamo due fratelli e quindi che vedono i due clochard che siamo noi che alla fine si abbracciano sorridenti“.
Ci siete voi due, il cannocchiale, ma anche il girasole e il sorriso di un bambino: meraviglioso… Ora siete in studio per la realizzazione del nuovo album in uscita nel 2021 per, rimarchiamolo, festeggiare i 15 anni di discografia. Dal nuovo disco cosa dobbiamo attenderci?
“Guarda sto lavorando, è qualcosa di quasi astratto. Quando pensi al domani, che usciremo con un album e che festeggeremo i 15 anni hai un po’ di paura onestamente. Poi però pensi che fai musica, che stai bene quando fai musica e stai bene quando giochi con i suoni, con le parole, con le note, quando prendi uno strumento e fai una nottata magari per tirar fuori un’idea. Quindi ti rendi conto che qualcosa di meraviglioso ti porti avanti da tanti anni e quindi ti accompagna nel tempo e senti l’esigenza di comunicarlo agli altri. Questo album potrebbe uscire nel 2021. Stiamo lavorando su delle idee perché sentiamo la voglia di giocare con questi suoni e di giocare con queste parole, quindi di farle diventare canzoni il più presto possibile perché in questo momento che le stiamo scrivendo ce l’hai dentro l’anima. Ovviamente potrebbero uscire sotto forma di singoli, potrebbero essere degli ep, potrebbero comporre una raccolta dei nostri 15 anni di attività perché no, magari un cofanetto, potrebbe succedere di tutto, e questo dipenderà molto, moltissimo dagli eventi, anche quelli più grandi di noi, insomma da in che tempi si potrà tornare ai live, in che tempi potremmo fare un tour, in che tempi potremmo far uscire un disco fisico. Insomma, sono tante le situazioni che in questo momento per tutti noi sono un po’ aleatorie. Però resta il fatto che ‘i sogni son belli se non hanno età’, quindi non ti devi mai fermare, non devi mai bloccare i sogni, le aspirazioni, la voglia di comunicare ed è per questo che continui a fare quello che ami, ti piace e che forse provi a fare nel miglior modo possibile. Stiamo lavorando su nuovi pezzi e speriamo presto di uscire magari con un prossimo brano nel 2021, visto che la nostra ‘Ri-evoluzione’ ci accompagnerà sicuramente fino a inizio anno almeno. E poi sicuramente sarà anche un bel motivo per riparlare insieme di musica…“.
Ho altre due domande… Qual è il tuo sogno più grande?
“Il mio sogno più grande è assolutamente un sogno che probabilmente è ricorrente in molte persone e sicuramente in tantissimi artisti: il desiderio di unione! Quando si fa musica, non lo so forse ancora di più, credi fortemente nell’unione perché tante volte mi sono ritrovato in tante altre cose che non sono musica e che possono essere lo sport, che possono essere la politica, la religione, ad osservarle un po’ da fuori, a vedere come per partito preso si prende una posizione perché si crede nel bianco o nel nero, si tifa una squadra o l’altra, si crede o non si crede, etc. etc. La musica unisce tutte le persone, queste persone che la pensano diversamente, in modo meraviglioso e non so come fa, ancora lo devo scoprire, ma probabilmente è perché io già quando ne parlo sento una vibrazione e mi viene comunque l’emozione sulla pelle, già la sento, sento che mi emoziona il parlare di questa cosa. Quindi probabilmente è per questo che per chi la musica la fa, è facile credere in questo concetto e vedere che puntualmente tutti i giorni unisce il Nord e il Sud, chi crede e chi non crede, chi (per parlare di una cosa molto piccolina nostra) è della Roma e chi è della Lazio, chi è di destra e chi è di sinistra, etc. etc. Semplicemente ci si emoziona di fronte a una parola, a un suono, a quell’armonia perfetta che esce fuori dall’insieme di queste cose che si chiama appunto musica, fatta ovviamente con il cuore, fatta in modo personale e ognuno la può fare in modo diverso, ma se è veritiera, se ci credi e se la fai con il massimo della verità, secondo me, arriva. Il mio sogno è proprio questo, il desiderio di unione, e la musica lo permette, per questo sono convinto anche dell’importanza dei live dove queste cose succedono, dove si torna a casa più sereni, più gioiosi, più pronti per affrontare con uno sprint diverso la prossima giornata e tutto questo mi manca tanto sia nel farlo sia nel vedere le persone che, vivendolo, il giorno dopo possono essere più unite nelle loro vite, nella loro realtà“.
Mi chiedo: vi riconoscete ancora dopo 20 anni nel nome Ghost?
“Se ci rappresenta ancora? Assolutamente sempre di più. Ghost per noi è sempre l’anima e l’anima è quella parte interiore che ognuno ha dentro di sé, che ti permette di essere realmente te stesso. A volte nel lavoro, nella vita, nei rapporti, sei costretto a mediare, o comunque non sempre, tutti noi siamo noi stessi appieno al 100%. Ecco, nell’arte accade questo, si è se stessi al 100%, così quando facciamo musica e lo siamo sempre stati non è che lo siamo oggi. Quindi Ghost ci rappresenta ancora di più perché sono passati, come hai detto tu, ormai 20 anni, quindici anni di discografia, quattro album, eventi live, due nuovi singoli, uno quest’estate e uno adesso, insomma una serie di cose che testimoniano che bisogna ascoltarla questa anima, anche perché il tuo desiderio di dargli voce permette di metterti in relazione con persone magari lontanissime che stanno al Nord e al Sud dell’Italia o che stanno in giro per il mondo e che tante volte magari entrano in contatto con te non conoscendo neanche bene la tua lingua e magari si innamorano della tua lingua, dei suoni, del tuo mondo, del tuo modo di essere sul palco, vedendo un video live o ascoltando semplicemente una canzone e magari stanno meglio, si sentono capiti. Quindi questa doppia cosa, dell’unione e dell’anima secondo me sono due caratteristiche molto importanti nel percorso artistico dei Ghost e mi piace l’idea di provare al meglio a portarlo avanti giorno dopo giorno con tanto amore“.