Nerio Poggi dei Papik consiglia di aprire il nuovo anno con “That’s The Way Of The World”

Spazia dal Pop al Nu Jazz e dalla Bossa al Nu Soul: è il progetto musicale Papik nato da una idea del produttore e compositore Nerio Poggi, classe ’65, nato a Tripoli in Libia, ma che da quando aveva 4 anni ha sempre vissuto a Roma. Da questo mese si ascolta “Sounds For The Open Roads Vol. 2” (Irma Records), dichiaratamente il seguito dell’album di maggior successo pubblicato nel 2014 e intitolato, appunto, “Sounds for the Open Roads”. Ricco di sonorità, questo disco lo è altrettanto di collaborazioni. Tra gli ospiti vocali ci sono: Tom Gaebel, Sarah Jane Morris, Neja, Marvin Parks, Filippo Perbellini, Kenneth Bailey, Frances Alina, Ely Bruna, Alan Scaffardi, Nadyne Rush, Dagmar Segbers, Ida Landsberg, Nadia Straccia, Cristiana Polegri, Frankie Lovecchio, Francesca Gramegna, Daniela Fiorentino, Clizia Aloisi, Dario Daneluz e The Soultrend Orchestra.

Nerio Poggi, un suo vezzo?

Ogni tanto mi tocco il naso, di default, forse è insicurezza…

La scelta del nome Papik ha origine da un nickname datole da sua madre che, dopo aver visto la scena della nascita del neonato Papik nel film di Nicholas Ray “Ombre Bianche”, notò una certa somiglianza con lei. Il nome Papik, quindi, l’avrebbe voluta nel cinema, invece ha sposato la musica: come nasce questa passione?

Proprio quando ero piccolino per merito sempre di mia madre che sentiva tanta musica, soprattutto Battisti e, in generale, i cantautori italiani. Mi ha avvicinato lei alla musica. La passione è nata presto“.

Quali sono le caratteristiche del collettivo Papik?

È formato da tanta gente, sono tutti artisti molto collaborativi e c’è sempre una bella atmosfera. Sono tutti propositivi e ognuno mette del suo. Non ci sono capi, nel senso che è proprio un collettivo vero e proprio“.

Quanti siete?

Di base siamo sette, però nei dischi siamo sempre tantissimi perché abbiamo sempre tante collaborazioni, quindi non è un numero preciso. Nei dischi non ci sono mai meno di 30, 35 persone che hanno collaborato“.

Nell’ultimo album ci sono collaborazioni importanti, ce n’è una sorprendente anche per lei?

Forse quella più strana e particolare è quella con Tom Gaebel, cantante tedesco, perché l’ho portato a fare una canzone, ‘New Frontier’ di Donald Fagen, che non era proprio nelle sue corde, almeno lui così pensava, invece poi ha avuto un grande e bel risultato“.

Il nuovo lavoro contempla 26 brani dei quali 15 sono cover di altrettanti brani popolari e i restanti sono brani originali: cosa li accomuna?

In teoria io (ride, ndr), perché sono generi diversi, atmosfere diverse. Io cerco di far diventare il tutto un lavoro omogeneo“.

In base a cosa ha scelto le 15 cover?

Di solito quando faccio le cover è perché mi piacciono. Due canzoni, in particolare, sono state dei tributi: uno a Ennio Morricone (10 novembre 1928 – 6 luglio 2020, ndr), che è scomparso da poco e quindi l’ho fatto per il grande amore che ho verso di lui, con ‘Giù la testa’, e l’altro è ‘Girl Talk’ che è una canzone che abbiamo eseguito in un concerto in Inghilterra con un grande sassofonista che è Richie Cole (è morto il 2 maggio 2020, ndr), che nel frattempo è scomparso e allora noi abbiamo voluto dedicargli questo brano“.

I brani originali quando li ha composti?

Quasi tutti nell’ultimo anno. Non scrivo da solo, mi faccio aiutare dai miei collaboratori. Non sono tutta farina del mio sacco“.

Ce n’è uno a cui è più legato?

Sono un po’ tutti speciali perché quando uno scrive delle canzoni, nel momento in cui le fa, sono tutte eccezionali, non saprei quale scegliere perché è come fare torto ad un’altra“.

Tra questi mi indica il brano da ascoltare a Natale e quello per il primo dell’anno?

A Natale c’è necessità di un brano propositivo, quindi ‘Nel Blu Dipinto Di Blu (Volare)’, perché è solare nonostante queste feste saranno con i toni bassi. A Capodanno da ascoltare è ‘That’s The Way Of The World’, perché è ricca di speranza per il mondo“.

In “That’s the Way of the World” si canta: “Plant your flower and you grow a pearl” (“Pianta il tuo fiore e farai crescere una perla”)”: qual è l’ultimo fiore che ha regalato?

Mi hai preso in castagna! Non dico quanti anni fa perché mi vergogno. Era alla mia compagna Ely Bruna, che canta anche in questo ultimo disco, un fiore di campo“.

Tra i suoi inediti, invece, quale consiglia di ascoltare durante le feste?

Una è ‘Mystic Island’ perché io non ho mai fato un Natale ai Tropici, quindi è un mio sogno, per Natale per me è perfetta. Poi, ‘My Favourite Song’ che ho scritto pensando a una persona cara, ma non dico chi è perché deve saperlo solo lei!“.

Come proseguirà il progetto Papik?

Io ho due tipi di produzione. In inglese che è tipo questo lavoro e poi faccio una collana di dischi dedicata alla musica italiana, ‘Cocktail Italy’. Adesso è in cantiere il terzo volume dedicato alle più belle canzoni della musica italiana“.

Qual è lo strumento musicale a cui è più legato e quale quello che vorrebbe imparare a suonare?

Vorrei imparare a suonare il basso elettrico, ma sono affezionato al pianoforte. Non sono un grande pianista, ma al pianoforte ho composto quasi tutte le mie canzoni, tranne pochissime con la chitarra“.

Che approccio ha con le colonne sonore dei film?

Io ho avuto il piacere di fare la colonna sonora di un cartone animato che è Lupin III, una bellissima esperienza. Mi piacerebbe fare colonne sonore per film, penso di essere portato. Quando vedo i film, di molti penso che avrei potuto scriverne io la colonna sonora“.

Qual è il suo motto?

Più che un motto, è una frase di John Lennon che ho fatto diventare il mio motto: ‘La vita è ciò che ti accade, mentre sei intento a programmare altro’! È la verità“.

Il suo sogno più grande?

Non può non essere che tutto ritorni com’era una volta, perché non se ne può più di questa situazione, oltre alla salute per me e per chi mi sta vicino, in particolare. Sarò scontato, ma non si può desiderare altro…“.

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