Clio e Maurice: quando la vera forza consiste nella purezza della fragilità
“Siamo un duo fragile. Ci piace l’idea che mettendo insieme due strumenti il cui equilibrio è precario, specialmente dal vivo, in realtà si dà forza nel cercare di trovare delle soluzioni. Il fatto di non avere una combinazione apparentemente forte ci mette in gioco, ci fa mettere più energia“, dice Maurice. “Ci stimola“, aggiunge Clio. Sono solari Clio and Maurice, al secolo rispettivamente Clio Colombo e Martin Nicastro, una coppia nella vita, un duo nel lavoro. Sono rispettivamente violino e voce, insieme sono vincenti. Si amano da sette anni, da quando Clio aveva 18 anni e Maurice 21. “Siamo stati fortunati“, dice Clio che racconta: “La prima uscita insieme è stata divertente perché dovevamo uscire tot giorno e ci siamo visti per puro caso il giorno prima perché i nostri due gruppi di amici si sono incrociati, quindi è stata una cosa molto imbarazzante“. “Sopratutto – osserva Maurice – perché non ci conoscevamo“. “La nostra – sottolinea Clio – è una relazione davvero cominciata senza minimamente conoscerci. Per fortuna è andata bene, siamo cresciuti insieme“. Di strada ne hanno fatta abbastanza tanto da varare un ep armonioso come “Fragile”.
Clio and Maurice, come nasce il disco “Fragile”?
Clio: “Consiste in una raccolta dei nostri pezzi, ce ne sono un po’ dei primissimi che abbiamo scritto improvvisando, senza avere la minima idea di dove sarebbe andato questo progetto, e un po’ di quelli più pensati in assoluto, di un anno fa. Abbiamo notato a posteriori che tra loro avevano un filo conduttore: questa fragilità di fondo nell’uso delle parole, del testo, ma anche proprio nel creare una certa atmosfera. Abbiamo deciso di raccogliere questi brani perché ci tenevamo a chiudere questo percorso e a iniziarne un altro, però abbiamo notato che avevano molte più cose in comune di quanto credessimo“.
Maurice: “Volevamo chiudere un ciclo“.
Cosa vuol dire che questo ep chiude un ciclo? Come proseguirà il vostro progetto?
Clio: “La cosa che cambia è il modo in cui scriviamo i pezzi, più che chiudere una fase, è una crescita, vogliamo fare un altro gradino. Se prima utilizzavamo un metodo per comporre, adesso stiamo cercando di esplorarne altri di nuovi“.
Maurice: “Usare la parola chiudere è per sottolineare che questi pezzi erano pronti da molto tempo e poi la pandemia ha complicato le cose, quindi abbiamo ritardato l’uscita. Avevamo bisogno di lasciar andare questi pezzi per poter adesso partire a fare nuove cose“.
Cosa vi ha unito musicalmente?
Clio: “Noi eravamo una coppia da un po’ prima di cominciare a suonare. All’inizio non c’era venuto in mente di farlo perché avevamo dei progetti paralleli e non volevamo necessariamente mischiare le cose e volevamo proseguire quelli. Poi quando abbiamo visto che c’era del potenziale che sarebbe stato interessante, ad un certo punto, dopo circa quattro anni, abbiamo deciso di provare a comporre insieme e a suonare insieme ed è andato molto bene fin da subito, quindi abbiamo deciso di investire il nostro tempo in questo progetto“.
Clio e Maurice, un pregio e un difetto l’uno dell’altra per imparare a conoscervi meglio?
Clio: “Da dove comincio?“
Maurice: “Tanti pregi, pochi difetti. Sicuramente un pregio di Clio è quello di essere molto emotiva e istintiva. Mentre io sono più portato…“.
Clio: “Il pregio di Maurice è che è costante“.
Maurice: “Io sono portato a progettare e Clio invece è molto istintiva e vive molto di più il momento“.
Clio: “Solo nella musica, tutto il resto non è così“.
Maurice: “Un possibile difetto di Clio è quello di farsi un po’ prendere a volte dalla tensione, dall’ansia“.
Clio: “Pensavo dicessi pigra, però va bene“.
Maurice: “La classica scena poco prima di un concerto è Clio agitatissima“.
Clio: “Agitatissima no, però devo stare nella mia bolla di ansia e tenermela“.
Maurice: “Anche se non ce n’è bisogno. Così io arrivo sul palco con l’ansia e lei è tranquillissima e lucidissima come una roccia però invece ha trasmesso l’ansia a me“.
Meraviglioso…
Clio: “Un difetto di Maurice invece… ora penso ai suoi pregi e difetti nella composizione perché siamo in questa fase qui adesso, è che è costante, ma allo stesso tempo insistente“.
Maurice: “È vero“.
La prossima tappa che vi siete prefissi di raggiungere come duo artistico?
Maurice: “Ci piacerebbe riuscire a tornare a suonare dal vivo, non dipende troppo da noi in realtà. Dipende da come si evolveranno le cose. Però ci terremmo a far seguire a questa uscita una serie di date, speriamo in Italia, ma anche all’estero, e poi adesso stiamo lavorando al nuovo disco, però questo è un progetto che sarà lungo e più complesso. Sicuramente come obiettivo immediato è quello di riuscire a valorizzare questo disco“.
Il prossimo lavoro pensate di vararlo in primavera?
Maurice: “Non penso proprio“.
Clio: “Sarebbe bello, però ci vorremmo prima godere questo disco perché è come se non ce lo fossimo assaporato del tutto senza suonare dal vivo. Piano, piano costruiamo i nostri piccoli pezzettini dei prossimi testi e intanto ci godiamo questo disco“.
La vostra colonna sonora delle feste quale sarà?
Clio: “Per me è jazz, anche perché devo studiarlo!“
Maurice: “Io sto facendo un progetto di ricerca sulla musica italiana degli anni Cinquanta, Sessanta“.
Clio: “Quindi tutte cose che non c’entrano niente ma che possono essere d’ispirazione per qualcosa di nuovo“.
Maurice: “Poi in realtà per gli ascolti nostri, riascoltiamo un po’ tutta Björk perché stiamo scrivendo e vogliamo nutrirci delle sue idee, imparare cose nuove“.
Ho letto che i vostri punti di riferimento, oltre Björk, sono Arca e James Blake.
Clio: “Esatto“.
Maurice: “Sì“.
Cosa vi piace di ognuno di loro?
Maurice: “Björk è come se fosse praticamente una madre musicale, una madrina, ha sostanzialmente inventato, assieme ai Radiohead alla fine degli anni Novanta, il genere di musica che abbiamo scelto di fare, quindi una fusione di musica pop e commerciale con elementi sperimentali, elettronici, oppure sperimentazione compositiva colta“.
Clio: “Insieme ad Arca: la sua recente collaborazione è con lei per la ricerca di suoni“.
Maurice: “Sì, lei ha sempre collaborato con produttori all’avanguardia nel mondo di musica elettronica e ha avuto questa idea geniale: all’età di 50 anni, alla fine della carriera, di coinvolgere una produttrice giovanissima che già stava spopolando per fare gli ultimi due dischi e quella è stata una parentesi molto importante, anche per noi. Anche perché il primo di questi due dischi è solamente voce e archi, la musica elettronica di Arca, quindi per noi…“
Clio: “…è sicuramente una grande ispirazione. Mentre di James Blake a me piace tantissimo il suo uso della voce, alcuni suoi testi li guardo molto per la composizione, poi magari non direttamente, ma può darsi che qualcosa abbia influenzato“.
Nina Simone dove si colloca nel vostro olimpo musicale?
Clio: “Lei è un’artista a cui sono molto affezionata, mi influenza in maniera molto indiretta, però è stata una delle prime di cui mi sono innamorata nei primi studi del canto. C’è sempre una piccola parte di Nina Simone che mi tengo vicina, suoniamo sempre un suo pezzo ai live. Ci tengo molto“.
Maurice: “Sì, anche lei forse portava avanti lo stesso discorso di un mix tra canzone pop rock americana e musica classica, perché lei ha studiato molta musica classica al pianoforte, quindi anche lei è un nume tutelare“.
Vi piacerebbe che la vostra musica accompagnasse un film?
Clio: “Tante volte ci hanno detto della nostra musica che è da film e ci lusinga perché è un bel complimento. Sì, ci piacerebbe molto. Sarebbe molto bello“.
Maurice: “Assolutamente, sì“.
Un regista con cui vi piacerebbe collaborare?
Clio: “Amiamo Guadagnino“.
Maurice: “Abbiamo amato ‘Call Me by Your Name’ (‘Chiamami col tuo nome’), che è un grande classico, come ‘Parasite’ (di Bong Joon-ho); e poi di Miyazaki stiamo riscoprendo tanti film e ci piace il modo in cui le colonne sonore dei suoi film raccontino le storie, ci ha impressionato ancora di più riguardandoli adesso“.
Clio: “Sì, più ora che da bambini“.
Avete un motto nella vita e nell’arte?
Maurice: “Un motto vero e proprio in realtà no“.
Clio: “A parte il ‘Dai, dai, dai’ di René della serie ‘Boris’ per non demordere“.
Maurice: “Il nostro lavoro è paragonabile al set della fiction fittizia ‘Gli occhi del cuore’, lo diciamo spesso con il nostro produttore Giuliano Pascoe ‘dai, dai, dai’“.
Un po’ un atto scaramantico…
Clio: “Eh sì“.
Maurice: “Per farci coraggio“.
Un verso dei vostri brani che più vi corrisponde in questo momento?
Maurice: “Quando Clio dice ‘Will I find the missing piece?’ (‘Troverò il pezzo mancante?’) che è una cosa in cui mi rispecchio abbastanza. Siamo forse una generazione che ha di fronte una situazione di grande instabilità e incompletezza e quindi uno si chiede anche dove sta andando a parare. Arriverà a una conclusione questo percorso di ricerca di una stabilità, di un progetto di vita e che effettivamente si concretizza? Questo sì mi rispecchia abbastanza“.
Clio: “Stavo per dire la stessa cosa. In questo momento non sono nello stesso stato di cui parlo nelle canzoni, per fortuna è un periodo superato, però ogni tanto torna qualche demone quindi sicuramente ‘I am fragile’ è molto esplicativa: non dimenticare questo stato di fragilità, provarlo come uno stimolo“.