Cloude: “Il rap è il sangue che ho dentro”
“Un tour programmato per il 2021 sarebbe un bel regalo. Io credo che il 2021 sarà bello“. Con le vaccinazioni qualcosa dovrebbe cambiare. “Io sono favorevole alle vaccinazioni. Io mi farò vaccinare. Da vicino abbiamo avuto delle perdite. Quando il Covid ti tocca un pochettino da vicino, ci pensi un po’ di più“. Nevica ad Alessandria mentre siamo al telefono con il rapper Cloude. Suo figlio Filippo di sei anni e mezzo è felice, “non vedeva l’ora” di tutti quei fiocchi. Sono arrivate le feste e a casa di Cloude e sua moglie Chiara non è mancato in tavola un piatto prelibato come l’insalata di aragosta e fiori. “Vengo dalla Puglia quindi mangerei pesce crudo anche a colazione. Adoro la cucina italiana in tutte le sue sfumature. Mio padre è genovese, mia madre è pugliese, io sono nato a Genova (il 12 settembre 1983). Tutti gli anni si andava in Puglia dai parenti e tramite i miei genitori ho imparato ad assaggiare tutto“. Claude si divide tra l’essere chef e rapper. “Faccio il cuoco, lo chef, un lavoro molto tosto nel senso che rivesto un ruolo importante nella cucina e riveste un ruolo importante la musica nella mia vita. Ho la fortuna di fare due lavori che con la creazione, l’arte e l’estro hanno tantissimo in comune“. Il suo primo fan? Il piccolo Filippo.
Nel 2019 da Sito diventi Cloude: cosa ti ha spinto a questo cambiamento?
“Tante cose. Ho iniziato facendo rap tanto tempo fa e sono arrivato a ‘Ogni maledetto weekend’ che è il mio terzo disco, che ero pieno di energie, carico di tante soddisfazioni, però qualcosa sicuramente era andato storto. C’era in me un senso anche un po’ di delusione perché non ero riuscito a raggiungere quegli obiettivi che mi ero prefissato, quindi l’ho vissuta un po’ male, poi anche un po’ di negatività del periodo, un po’ di situazioni, volevo cambiare pagina. Ce l’avevo già in testa di voltare pagina e la spinta poi all’effettivo cambiamento è arrivata quando ho conosciuto quelli che sono adesso i miei soci e quando ho deciso di fare questo nuovo lavoro, ‘Resta con me’, con Michele Clivati e Roberto Vernetti. Con loro ho iniziato un processo di rinascita mia di equilibrio dove mi sono ritrovato molto e da lì ho detto ok, sto facendo cose che mi piacciono, vedo che sto cambiando e voglio proprio ripartire da zero. Il cambiamento anche nel nome per me è stato fondamentale per ridare un po’ di lucido a tutto quanto“.
Cosa conservi della precedente esperienza?
“Tutto perché è il mio percorso, nel senso che io non sputo nel piatto dove ho mangiato e non cancello le cose che ho fatto. Però sicuramente nel percorso crescendo, umanamente e musicalmente, ti rendi conto che hai fatto degli errori. Quindi penso che ci sono tante cose che rifarei meglio e ci sono tante cose che sono contento di aver fatto così. Comunque non butterei via niente“.
Mi sottolinei le caratteristiche di Cloude che si ritrovano nell’album “Resta con me” (Fuzz Records/Believe): dalle sonorità ai contenuti?
“Intimità, lucidità, verità, perché ritrovo in molti rapper un alter ego nell’alter ego, nel senso che a volte si raccontano le bugie per essere fichi, mentre a me piace raccontare nel bene e nel male la verità attuale. E anche fresco se posso aggiungerlo, perché il mio suono mi piace, lo ritengo molto attuale“.
Otto brani – “Resta con me”, “Dal tramonto all’alba”, “Fuori”, “Lotto”, “Magliette”, “Restare uguali”, “Ti avrei voluta” feat. Blue Virus, “I fischi le urla le grida” -, quanta storia di te c’è in ogni singolo pezzo?
“La prima canzone ‘Resta con me’ dà il nome al disco ed è un po’ lo scheletro del disco. L’idea di ‘Resta con me’ c’è in tutte le canzoni, perché tutte le canzoni hanno come chiave quello che sono io, quello che ho vissuto, soprattutto la mia infanzia: ho voluto raccontarmi in maniera molto lucida. Io non mi capisco mai, lo faccio sempre con la musica, scrivendo. In questo caso ho voluto andare un po’ oltre a quello che ho sempre fatto fino adesso, cercando di essere il più sincero possibile, quindi c’è una parte di me in tutti i pezzi che si uniscono tra loro in diverse cose“.
Hai scelto “Lotto” come brano estratto dall’album in questo mese per il gioco di parole tra sfida e fortuna in vista dell’estrazione della Lotteria?
“Brava, hai azzeccato tutto. C’è un intreccio nel significato che è appunto dato dalla voglia di lottare e dalla fortuna. Il ‘Lotto’ l’ho messo per il senso della Lotteria perché, andando indietro nel tempo, mia madre, i miei genitori, giocavano parecchio, quindi ho voluto citare questa parte della mia infanzia dove mia mamma tutte le volte quando faceva un sogno, come nella smorfia napoletana, traduceva il sogno in numero. Invece oggi, secondo me, i sogni, le paure, tutte queste cose qua, nella società di adesso sono tradotte diversamente, sono vissute diversamente, anche un po’ nello spreco, nel consumo. Io l’ho vista in questa chiave qua. Poi quindici anni fa la società aveva un trip diverso nella voglia di lottare, cosa che invece oggi la sento molto meno“.
Cos’è per te il rap?
“Il sangue che ho dentro perché per me è proprio ossigeno, oltre che facendolo ormai da tempo diventa parte della tua vita. Il rap è quella cosa che faccio da appena mi sveglio fino a che vado a dormire, proprio in tutto, nella voglia di fare del bene nel sociale, nel modo di vestirmi, di scrivere, di fare: diventa un po’ la tua vita. All’inizio l’ascolti soltanto, il rap ti sembra solo una musica, poi man mano che ti ci addentri diventa un tutt’uno“.
Cosa resta in te dell’Istituto d’arte che hai frequentato?
“Tanto, perché io sono un amante dell’arte, mi piace molto disegnare, mi piace scolpire, mi piace molto lavorare il legno, per cui la parte artistica, proprio dell’artista vero e proprio, mi è sempre rimasto. Poi l’arte è una cosa importante per trarre ispirazione anche nella musica. Mi è rimasto moltissimo di quel periodo, di quella scuola“.
Hai mai dedicato a tua moglie Chiara una tua canzone o una tua scultura?
“Scultura no, canzone sì, ed è all’interno dell’album: è ‘Fuori’. La canzone è dedicata a lei ed è stata anche molto apprezzata da lei visto che la canzone tratta un argomento che è venuto alla luce soltanto quando l’ha ascoltata, quindi è stato un impatto abbastanza bello e intenso per noi perché era una cosa che mi ero sempre tenuto dentro. Quando hai ascoltato la canzone con un po’ di spiegazione, ma non troppa, metti in fila tutti i puntini, ti viene fuori il disegno e capisci tante cose. È stato molto bello“.
Come proseguirà il tuo percorso discografico?
“Sono un artista, un rapper emergente che sta cercando di crescere tantissimo, quindi quello che vorrei fare è riuscire ad arrivare sempre di più al pubblico e cercare un mio percorso discografico, parlando anche di etichetta, di major. Fino adesso è stato sempre tutto sulle mie spalle, quindi la cosa è anche abbastanza impegnativa, però è da tanti anni che lo faccio, quindi lo faccio perché ci credo tanto ed è la mia vita. Il mio futuro spero che abbia un incremento da quel punto di vista lì, che mi possa dare più sostegno. Poi ci sono tante cose nuove che stanno succedendo. Un rapper, un artista in generale, quando fa musica, anche quando sta all’uscita di un disco, lavora sempre ad altra musica, quindi c’è già musica nuova, stiamo lavorando già a cose nuove, abbiamo idea già di un progetto nuovo. Ci sono tante cose, delle collaborazioni, non stiamo mai fermi“.
Lavori sempre con Roberto Vernetti e Michele Clivati?
“Con Roberto ho lavorato di meno, è un musicista molto importante, adesso è in Cambogia ed è rimasto lì con la sua compagna per via del Covid. Con Michele attualmente ci sentiamo, abbiamo già fatto delle cose nuove insieme. Michele è stato un personaggio importantissimo per la mia nuova caratura artistica, quindi con lui ci si lavora sempre“.
Il tuo motto?
“Ho una frase: ascoltati la mia musica che mi fai crescere“.
A tuo figlio Filippo immagino dirai: ascolta la mia musica così cresci. Vero?
“Filippo lo fa già. Sono fortunato: ama la mia musica in una maniera pazzesca. Quando era in pancia gli facevamo ascoltare tanta musica, è molto legato alla musica e adora tutte le cose che faccio: è il mio primo fan. Ogni volta che faccio qualcosa di nuovo glielo faccio sentire ed è sempre molto sincero nel giudizio“.