Simonluca: qui ed ora un cantautore poetico
Settimana calda per il 28enne Simonluca Peluso che il 13 gennaio vara “Il vaso di Pandora” (Gandhi dischi/Umi) “e il 15 – annuncia – avremo già il video diretto da Stiv Michael che mi ha aiutato con ‘Libertà’“.
Simonluca, i tuoi pregi e i tuoi difetti?
“Sul fronte pregi, sono una persona solare. Mi piace molto condividere, sono una persona abbastanza generosa. Sono, anche se può non essere un pregio ma io lo reputo tale, timido ed educato. Di difetti qualcuno ne ho, adesso me ne viene in mente solo uno, cioè che alle volte potrei risultare permaloso“.
Qual è il tuo approccio alla musica, tra voce e strumenti?
“In base a delle scelte che sono state fatte quando ero più piccolo, quindi dai miei genitori, mia nonna, comunque le persone presenti nella mia vita, sono stato portato a frequentare una scuola privata che era la Rudolf Steiner che aveva un imprinting molto sulla manodopera, sul sapersela cavare, anche in vari ambiti non consueti, quindi tipo nella falegnameria, nella musica, nel cucire, tutte attività che non vengono molto tramandate al giorno d’oggi. Quindi sin dalle elementari suonavo degli strumenti classici. Ho iniziato col flauto traverso, ho fatto chitarra, basso, pianoforte, percussioni, ho fatto un po’ di tutto. Ho esplorato un sacco di strumenti fisici fino ad arrivare allo strumento che ho approfondito, che è la mia voce, il canto. Sono partito facendo delle cover traduzioni, poi sono riuscito ad aprirmi, raccontare me stesso e capire anche me stesso tramite ciò che scrivevo“.
Complimenti davvero. Tra le tue cover adoro “Sofia”.
“Quello è stato un cavallo da battaglia con il quale c’è stato modo di essere contattati dai talent principali, ma non era il mio obiettivo andare a far parte di questi talent solo grazie alle traduzioni. Volevo spiccare un po’ di più per i miei inediti, per quello che ho realmente da raccontare“.
Quando parli di talent, quali intendi?
“Mi hanno chiamato ‘XFactor’, ‘Amici’, ‘The Voice’, ma ho sempre declinato l’offerta perché volevano andassi lì rappresentando quella fetta di mercato delle cover traduzioni. Io mi definisco più cantautore italiano, quindi preferirei riuscire ad aprirmi su un fattore poetico italiano e raccontare le mie esperienze vissute, quello che sono realmente“.
Quali sono i tuoi riferimenti musicali?
“Artisti ai quali mi sono ispirato e da cui prendo spunto? Io ho ascoltato tanta musica come qualsiasi ragazzo influenzato dai propri genitori. Da piccoli si ascoltava con mio padre Battiato, mia sorella ascoltava molto Tiziano Ferro, Francesco Renga, Vibrazioni. Io ascoltavo un sacco gli Articolo 31, mi piace molto Jamiroquai e al giorno d’oggi ascolto un sacco anche musica dal Sudamerica, quindi Maluma, Bad Bunny, tutto questo genere. La musica che mi rappresenta di più è il funky, secondo me. Al momento stiamo elaborando un progetto che riguarda il pop latin, quindi musica un pochino caliente, ma allo stesso tempo cerco di rimanere educato invece di espormi troppo nell’arroganza sessuale o quello che può essere“.
Io pensavo stessi preparando un album che avesse come singoli apripista “Libertà”, “Carisma” (entrambi già disponibili) e “Il vaso di Pandora” (che uscirà il 13 gennaio)?
“Io sono uscito un paio d’anni fa con il mio primo cd tutto autoprodotto nel quale ci sono sette inediti, ognuno differente dall’altro, all’incirca sette generi diversi, perché sono abbastanza versatile nella musica. All’interno puoi ritrovare anche le cover traduzioni più famose che ho fatto. Al momento stiamo lavorando al mio secondo cd, progetto tutto basato sul pop latin che sto elaborando con Andrea DB Debernardi, che è il produttore, l’aiuto di Valerio Tufò, la mia manager Greta Amato, un team formidabile del quale vado fiero. Non abbiamo ancora una data di pubblicazione dell’album, perché effettivamente non abbiamo ancora finito tutte le tracce. Però continueremo ad uscire singolo per singolo fino ad avere il nuovo album“.
Con Valerio Tufò, Andrea DB Debernardi e Valentina Caria, hai scritto “Il vaso di Pandora” che è il prossimo singolo: qual è la genesi del brano? Ho letto che è una canzone di speranza…
“Noi siamo stati abituati a danzare con tutti questi mali che fuoriescono da questo vaso, siamo stati abituati a conviverci, quindi non riusciamo neanche quasi a ritrovarli. Siamo talmente abituati a viverli che oramai fanno parte di noi e quello che cerco e sottolineo nella canzone è proprio di non perdere la speranza, quindi di cercare di andare avanti e di trarre tutto il positivo da tutte le esperienze che si fanno, anche in compagnia dei mali“.
In attesa dell’uscita, mi puoi anticipare il ritornello?
“‘Sai che vivo a cento all’ora, tutti parlano del qui e ora. Ricco, pazzo, ladro, suora, non aprite il vaso di Pandora’… Il concetto è che viviamo tutti questa vita frenetica, soprattutto qua in città a Milano si può intuire, e quindi si vive tutto a cento all’ora ma tra tutte le varie fazioni che si creano, vogliono tutti avere quello che non hanno, si vuole sempre ciò che non si ha e non si apprezza abbastanza quello che si ha. Alla fine è una realtà che anche se ce la nascondiamo a noi stessi, però è sempre così. Quindi arrivare a comprenderla secondo me ti fa render conto e ti dà l’opportunità di vivere più felice con quello che si ha“.
Qual è la cosa che tu non hai e che vorresti?
“Per fortuna ho una bellissima vita. Sicuramente c’è qualcosa che mi manca, che vorrei avere, potrei cadere nel futile anche, perché comunque non posso lamentarmi. Le uniche cose che davvero vorrei sono delle stabilità in più magari, datemi da un partner o qualcosa del genere… Comunque crescere“.
Significa che non hai la ragazza?
“No, ultimamente mi sto vedendo in una maniera abbastanza seria con una ragazza, quindi chissà metto le mani sempre in avanti, non si sa mai… Bisogna vivere per capire“.
L’idea del vaso di Pandora nasce da una tua passione per il mito antico?
“Sinceramente non sono uno che dà molto peso alla storia, anzi, mi piace molto di più il concentrarmi sul qui ed ora, come dico anche nella canzone, perché si possono dedurre cose dal passato, ma secondo me, siccome la nostra vita è corta anche se lunga, bisognerebbe più concentrarsi su quello che si sta vivendo e focalizzarsi di meno sul passato per cercare di migliorare il presente. Sicuramente, però, la mitologia greca è tra le cose più attendibili che ci insegnano a scuola“.
Tradurresti il concetto del qui ed ora nel tuo motto?
“Io dico spesso anche ai miei amici, anche quando mi dicono che ho bevuto un po’ troppo, dico: ‘Ma va, io sono sempre qui ed ora’. Per un fattore di coscienza dico questa frase, perché anche se sono alterato, sono sempre qui ed ora, nel senso che sono cosciente di quello che dico e faccio“.
Hai una bevanda, un cocktail che preferisci?
“È un drink particolare che non è un classico, lo fanno in un bar qua a Milano di amici che conosco, l’hanno inventato loro. Si chiama Porta Venezia, dovrebbe essere una sorta di quattro bianchi, con cranberry, pompelmo e altro. Generalmente non mi piacciono bevande frizzanti e bevo acqua naturale, se non tè alla pesca“.
Quale angolo di Milano ritieni più evocativo per un tuo video?
“Ho girato molti video e, girando video, ci si rende conto che non è detto che sia la location particolare o quant’altro la cosa bella, perché molto spesso e volentieri i fattori commerciali riducono i vari artisti, o comunque i vari direttori dei video, a fare video abbastanza monogami, quindi si parla d’estate e vogliono tutti il mare, la figa e quello che è. È difficile trovare video artistici che possano essere originali e rappresentativi. Uno dei registi che, secondo me, è tra i migliori al momento che arriva ad incamerare una forma d’arte nelle immagini dei video è Enea Colombi perché riesce comunque, anche da un angolo più scontato, che magari abbiamo visto miliardi di volte, ogni giorno, nella nostra vita quotidiana, a tirarne fuori un fattore estetico-artistico molto delicato e molto bello. Non è detto che una parte sia migliore di un’altra, perché l’importante è come la si inquadra, come la si arricchisce anche con tutto il resto. Il bello è soggettivo e quindi potrebbe essere un qualsiasi posto a Milano“.
Il tuo proposito per questo 2021 appena iniziato?
“I propositi sono sempre quelli di crescere, di cercare di capire al momento le cose di cui hai bisogno. Non progetto molto a lungo, dai progetti e dalle ambizioni che si hanno ci si può scottare, rimanere delusi, come invece essere strafieri e orgogliosi. Io preferisco sempre andare avanti giorno per giorno con progetti che rappresentano quello che sono ed anche i cambiamenti che ho passando da un giorno all’altro“.