“Anime borboniche” arricchisce la Reggia di Caserta di una nuova sospensione del tempo

Ci sono gioielli grezzi anche al cinema. Uno di questi è “Anime borboniche” che contrappone il candore al cinismo servendosi dell’arte: oppone romantici teatranti a persone spregiudicate, un vivere in una dimensione da sogno ad un agire per calcolo, un andamento lento a uno corri e fuggi. Il film è ambientato tra Caserta e Castel Campagnano, e lascia ampio spazio ad inquadrature bucoliche e suggestive, tra campi, ora coltivati ora incolti, ed i bellissimi giardini della Reggia. La storia sembra prendere le mosse dai versi di “Itaca” di Konstantinos Kavafis: è il viaggio ricco di esperienze e incontri ad essere importante più che la meta. Una coppia di figuranti in costumi settecenteschi parte per raggiungere la Reggia di Caserta per una rievocazione dell’epoca borbonica. La macchina da presa segue da un lato le avventure e disavventure dei due coniugi, Vincenzo e Lucia, e dall’altro il fermento e le apprensioni nella Reggia col passare delle ore all’inizio dell’evento. In questi due quadri si inseriscono una serie di personaggi, e gli attori che li interpretano, a colorare un telaio espositivo che avrebbe dovuto avere più forza in sede di sceneggiatura, scritta a quattro mani da Paolo Consorti e Guido Morra che sono anche i registi del film: evitata qualche debolezza narrativa quest’opera sarebbe stata un vero capolavoro. Merito, però, della scrittura, ma soprattutto delle interpretazioni, ci sono quattro figure che più di tutte restano nel cuore: Vincenzo, chiamato il cocchiere vestendo questi abiti borbonici dall’inizio alla fine, interpretato da un fanciullesco Ernesto Mahieux (classe 1946) in barba alla sua età; un indaffarato ed agitato segretario della Reggia che ha il volto del sempre straordinario Giovanni Esposito; il puro e saggio Padre Giacinto che parla attraverso le “parabole” di Giobbe Covatta; e la donna divenuta Barbona perché l’uomo della sua vita le ha rubato tutto, ma non l’amore per la natura che ha l’intensità di una sempre immensa Rosaria De Cicco. Il film “Anime borboniche” (durata 90′), prodotto da Opera Totale e disponibile su Prime Video distribuito da 102 Distribution, si avvale per i costumi della manodopera dell’Istituto d’Arte di San Leucio (famosa per le sue sete) e della fotografia senza macchie di Gianni Mammolotti. Un lungometraggio imperdibile per chi ama l’antica Campania Felix che racchiude tanta magia, molta ancora inespressa e da scoprire, a cui quest’opera aggiunge una nuova aura di tempo sospeso. Se questo film fosse una tela, sarebbe la più poetica tra le nature morte.

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