Daniel Greco: “Se non hai limiti in testa, non hai limiti intorno”
Artisticamente come ami ti definiscano? “Versatile si può dire?“. Sì, perfetto, io ti avrei definito poliedrico. “Poliedrico è ancora meglio, tu hai mangiato uno Zanichelli più forbito!“. Comincia così l’intervista con il simpaticissimo Daniel Greco, 35 anni di Milano, famoso sui social per i video ricchi di parodie e riflessioni ironiche. Ha voltato le spalle all’anno funesto del Covid con l’inedito “Il 2020” (Grey Light Records), arguta summa di tutto ciò che è accaduto.
Daniel, “Il 2020” è un brano liberatorio?
“Più che liberatorio è un’introspezione neanche tanto introspettiva di tutto quello che è successo nel 2020, quindi il suono è liberatorio ma il testo è quello che ci è successo, quindi è un riassunto del 2020. Il sound regala una vena goliardica ad un anno che goliardico non è stato“.
Mi puoi dire cosa di buono, secondo te, si sta facendo per affrontare l’emergenza Covid e cosa non si è ancora fatto?
“Quello che di buono stanno facendo è finalmente di darci questo vaccino, io sono assolutamente pro vax, super vax, mega vax e vorrei anche che velocizzassero la cosa, però è facile dirlo, ma poi vai a capire come funziona questo tipo di burocrazia. Sono in zona rossa a Milano e non ce la faccio più parlando egoisticamente. Credo che debbano valutare realmente quelli che sono i casi e l’incremento dei casi, perché lavorando anche in un negozio part time, oltre che fare il lavoro sui social, per me che vivo a Milano è molto, molto penalizzante. Quello che non stanno facendo bene, ma anche lì posso dire da cittadino che non è che può andare fino in fondo a queste cose, è questa continua zona gialla, arancione, rossa, tutti questi colori che ci stanno veramente penalizzando tutto“.
Hai detto che lavori in un negozio. A me ha colpito che nei video parli tanto di marche: è un gioco o ami vestire brandizzato?
“In realtà non è tanto brandizzato perché parlo sempre di quelle low budget, proprio perché sono un servo della gleba. Diciamo che Monte Napoleone non la vedrò neanche tra sette vite!“.
Mai dire mai! Dai!
“Magari fra un anno mi compro tutta via Monte Napoleone (scherza, ndr). Però avendo alternato la vita artistica, quindi musical, teatro, a quella da commesso, sono brand ed è un lavoro che conosco molto bene, quindi è un mondo che mi è familiare“.
Qual è il video di cui vai più fiero e quello che non avresti mai voluto pubblicare?
“Quello di cui vado più fiero non è una parodia, ma è la reinterpretazione del brano ‘Fai rumore’ di Diodato in versione LGBTQI, dove ho raccontato un po’ la mia storia che è quella di un adolescente con mille domande e mille perché e che oggi vive tranquillo. È uno stop all’omofobia, un no al bullismo. È quello che avrei voluto vedere io quando avevo 12, 13 anni nel paesello sperduto e senza i social, quando avrei voluto capire che esistono altre persone come me e sentirmi meno solo e meno sbagliato. ‘Fai rumore’ di Diodato, quindi, è il video che mi rende più orgoglioso, perché è stato anche una liberazione ed ha aiutato un sacco di persone che mi hanno scritto su Instagram e che hanno avuto il coraggio di fare coming out grazie ad alcuni miei video: insomma ho aiutato quel Daniel 14enne che era pieno di domande e di dubbi e che veniva bullizzato all’epoca. Quelli che non avrei mai voluto fare, in teoria non li faccio uscire, nel senso che sono uno che se ha un’idea la viviseziona nei minimi particolari, e se faccio qualcosa è perché ci metto un bel po’ per farla e voglio farla uscire. A distanza di tempo ti dico che avrei potuto fare meglio alcuni video, ma ho imparato col tempo l’arte del montaggio e di lavorare con tutti i box di Amazon. Quindi sicuramente esteticamente molti video li avrei potuti fare meglio, ma all’epoca non potevo. Però tutto quello che faccio uscire in teoria soggettivamente mi piace“.
Hai fatto riferimento alla comunità LGBTQI. Secondo te, dove è arrivata e quale pensi debba essere il prossimo traguardo?
“Abbiamo fatto sicuramente passi da gigante proprio perché non ho più vent’anni, ma ho vissuto un’epoca in cui senza social, c’era Internet ma era un mezzo per pochi, queste risposte te le dovevi dare da solo quando arrivavi a capire cosa fosse e a sperimentare un po’ quella che era la tua identità sessuale. Oggi ovviamente con i social, con Internet, con una comunicazione televisiva e non, che bombarda il pensiero pro LGBT giustamente, sicuramente una persona ha molta più facilità nell’accettarsi, anche se ovviamente anche lì dobbiamo andare a prendere caso per caso regione per regione, città per città. Però quello che c’è ancora da fare è abituarsi a quella che è normalità – anche se è una parola che mi fa ribrezzo ‘normale’ perché non c’è niente di normale, nel senso che non è che io non sono normale e tu sei normale, la normalità è soggettiva -, bisognerebbe abituarsi molto di più, quindi avere il coraggio noi in primis anche semplicemente di andare mano nella mano per strada proprio per abituare la gente al fatto che esistiamo, però che esistiamo nella quotidianità, nella ‘banalità’ di quello che è il quotidiano, senza per forza essere non so una macchietta o Malgioglio in tv, che va benissimo, fa parte delle nostre sfaccettature di colori, però dovremmo abituare meglio, avendo il coraggio di vivere la quotidianità, anche se non è facile. Poi alla fine puoi essere contro, anche se non c’è niente a cui essere contro, puoi essere un omofobo perché hai avuto tu reali problemi nella vita, ma se ti abitui al fatto di guardarmi e vedere che esistiamo tutti i giorni te ne farai una ragione prima o poi“.
Artisticamente hai una spiccata vena di ironia, ti caratterizza anche nel privato?
“Mi sa di sì! Tanti dicono magari ‘ti crei un po’ il personaggio, ci marci su’. No, io in realtà sono proprio così. Quando alcune persone poi mi hanno conosciuto dal vivo hanno detto: ‘Allora sei veramente idiota come ti seguiamo nelle storie di Instagram!’ E io: ‘Ragazzi, certo! Non c’è soddisfatto o rimborsati, sono veramente così’. Credo che perfezioni l’indole, la canalizzi in quello che poi vuoi fare, però devi averla di base, non ti puoi improvvisare qualcosa che non sei“.
Permettimi di conoscerti meglio. Dimmi come persona e come artista quali sono i tuoi difetti e quali i tuoi pregi…
“Difetti? Insicuro, questo lo dovrò affrontare con un analista, proprio quando avrò i soldi perché credo che il percorso che ci porta a crescere, quindi traumi infantili che abbiamo avuto tutti poi ti portano ad essere un adulto o insicuro o altro. Permaloso perché sono della Vergine. Discontinuo perché sono ascendente Gemelli, quindi parto ad ottanta, cento per una cosa, poi mi perdo per strada e non c’ho voglia di finirla. Quindi discontinuo, permaloso e insicuro. Pregi? Sicuramente creativo, non dirò solare perché è un aggettivo che odio, anche perché sono parzialmente nuvoloso molte più volte di solare. Quindi dirò creativo, geniale, me lo dico da solo, poliedrico (te la rubo, mi piace quella parola, mi rappresenta) e estroverso, socievole, proprio compagnone, socializzo anche coi bicchieri di plastica che trovo in giro!“.
Come vuoi prosegua ora la tua vita d’artista?
“Sto facendo i conti con il fatto di non avere più 25 anni, mi sto chiedendo: ma quanto potrò andare avanti? Finché comunque le luci di Amazon e le app per modificarmi le foto reggono, diciamo che posso ancora darmi una parvenza più giovanile. Però io spero di poter vivere di quello che faccio, quindi non dico di diventare famoso, tutte queste cose, io vorrei vivere solo di quella che credo sia la mia indole, la creatività. Quindi abbandonare prima o poi i lavori che pagano le bollette, e fare anche che ne so autore dietro le quinte, videomaker, non stare per forza in prima linea, però vivere di quello che mi piace fare“.
Ti piacerebbe tornare a fare musical?
“Nel frattempo ho fatto un bel po’ di tatuaggi, che mi hanno creato dei problemi ai casting. Però è un mondo molto difficile rispetto a quando l’ho lasciato. Adesso le tournée durano poco, molte compagnie falliscono, molti progetti falliscono, quindi ti trovi sempre a dire: ‘io come faccio? C’ho una casa, c’ho il mutuo…’ Mi piacerebbe sì, ma sono cambiati tanto i tempi e purtroppo la gente va molto meno a teatro (adesso non ci va proprio perché non si può), quindi è un investimento di vita che puoi fare magari a 20 anni, ma già superati i 30, devi dire: ok ora però non posso andare da mamma e papà a dargli le bollette in mano. Quindi è un discorso tortuoso quello dei musical“.
Dei tatuaggi che hai fatto ce n’è uno a cui sei più legato?
“La scritta ‘Fighter’ che ho sulla tetta destra, perché mi ricorda un periodo brutto, ora non sto qui a farti la storia di ‘C’è posta per te’, però me lo sono piazzato sul petto così almeno mi ricordo di attivare sempre la positività e l’ottimismo anche quando non ce n’è bisogno“.
‘Fighter’, quindi ‘Combattente’…
“Sì, che è una canzone di Christina Aguilera che è la prima cantante donna quando ero più piccolino che mi ha avvicinato proprio al mondo del canto, una canzone sua che mi ricorda anche un periodo della mia vita spensierato“.
È a lei a cui ti ispiri per la tua vita artistica o ci sono altri modelli?
“Come cantante sicuramente sono cresciuto ascoltando pop soul, quindi ti dico Giorgia, Whitney Houston, Christina Aguilera, Stevie Wonder, Aretha Franklin. Come comico, invece, le mie muse ispiratrici sono Lucia Ocone, Paola Cortellesi di ‘Mai dire gol’, una comicità che secondo me oggi manca tantissimo purtroppo, e Virginia Raffaele“.
Se potessi fare un duetto con un artista dei brani di cui hai fatto la parodia – cito, ad esempio, Emma Marrone, Anna Tatangelo, Arisa, Ambra ed Elettra Lamborghini -, chi sceglieresti?
“Arisa tutta la vita perché penso sia una delle voci più belle“.
Su Instagram scrivi che sei “L’influencer più seguito in Mesopotamia”. È un’evidente provocazione…
“Visto che al giorno d’oggi sono tutti influencer, communicator, che non li conosce manco la pasticciera sotto casa, io dico che sono ‘l’influencer più famoso in Mesopotamia’, un impero che non c’è più, quindi io sono famoso solo in Mesopotamia“.
Hai un motto?
“Se non hai limiti in testa, non hai limiti intorno“.
Bello.
“Questo sarà il mio prossimo tatuaggio!“.
Mi lasci con una frase tua o da un libro che ami particolarmente?
“Pratico fede buddista, quindi se ti dovessi dire i milioni di libri che ho letto in questi anni e che mi hanno aiutato molto in un periodo particolare della mia vita non finiremmo più. Quindi ti darò una bella frase dalla reinterpretazione della canzone di Diodato: ‘Non dovrai più farne a meno oramai di tutti quei bellissimi colori che hai’. Racchiude un po’ quello che dico ora al me 14enne che è stato un po’ bullizzato e non capito per la sua omosessualità“.