Diego Random, quando il quotidiano sfocia in arte
Per uno che si chiama Diego “Random”, quindi “casuale”, “fortuito”, meglio un fulmine a ciel sereno o un colpo di fulmine? “Fulmine a ciel sereno assolutamente, che è un po’ la metafora dell’utilizzo della parola ‘fulmine’ nella canzone“, così risponde Diego Random che il 15 gennaio ha rilasciato il singolo “Fulmini”, prodotto da Davide Ciruolo (Deadly Combination). Di Torino, l’artista ha spento 21 candeline lo scorso 22 gennaio, compleanno in cui, se avesse potuto fare una festa con gli amici, avrebbe sicuramente cucinato una classica carbonara o gli agnolotti al ragù, ricetta più piemontese, perché “ai fornelli“, dice, “me la cavo bene“.
Diego Random, perché questo nome d’arte?
“Inizialmente, era solamente Random, un nome che mi viene da piccolissimo. Adesso, nell’ultimo periodo, l’ho modificato in Diego Random ed è diventato quello ufficiale. Questa modifica ha comportato 6 mesi di lavoro e di casini burocratici. Random, ‘il caso’, è un po’ la mia filosofia di vita. Però è un caso particolare, è un po’ da vedere come il destino che si mescola con il mio motto che è ‘Roll your dice’ (‘Tira il tuo dado’) nel momento in cui la casualità esiste, ma siamo noi a tirare il dado e siamo noi con le nostre energie che possiamo influenzare in positivo (si spera sempre) il risultato di questa casualità e quindi vedere il destino, rincorrere il nostro destino e renderlo positivo e dalla nostra parte“.
Qual è il tuo rapporto con la musica?
“È un rapporto di amore e profondissimo odio, come credo che alla fine sia con l’arte in generale e come credo debba essere in realtà, perché ciò che ti dà ti sa anche togliere. Un momento ti fa sentire in cima al mondo, il secondo dopo ti fa sentire una nullità, però è sempre un motore positivo che riesce, nel mio caso, a fare sempre di meglio e soprattutto a non essere mai contento e quando non sei mai contento vuol dire che qualcosa ti sta mantendo in moto, al contrario non sentirmi soddisfatto sarebbe un problema nel mio caso. Il mio rapporto con la musica è molto quotidiano, ascolto musica ogni giorno e scrivo abbastanza ogni giorno, anche se non scrivo in maniera proprio fisica, quindi carta e penna, comunque la mia testa è settata nel cercare sempre nuove parole, nuove immagini, nuovi pensieri, qualsiasi cosa io veda, io faccia, cerco di trasformare il vissuto in rime da poter scrivere. Scrivo tendenzialmente su carta, a parte quando prendo le note che mi appunto sul cellulare quando sono in giro. Mi piace l’alchimia che si crea tra l’inchiostro e la carta, scrivere e vedere un foglio prima bianco e poi pieno di inchiostro. Solitamente parto dal bit, inizio ad impostare le melodie, le idee. Tendenzialmente una canzone la scrivo appena sento il bit, dopodiché il tempo che ci metto, che può essere tanto o relativamente poco, è quello che impiego per estrapolare la canzone dal pensiero. In testa ho la canzone, ma devo trovare le parole per scriverle effettivamente“.
Suoni qualche strumento musicale?
“Io ho suonato il pianoforte per un po’ di tempo alle medie, ma l’ho abbandonato perché ero un ragazzino con poca pazienza. Poi ho giocato a basket per undici anni, quindi avevo molti impegni tra scuola e sport. L’anno scorso, però, ho ripreso pianoforte facendo anche lezione di canto. Per via del Covid ora si è azzerato tutto, quindi l’ho perso nuovamente. Attualmente quindi direi che non suono nessuno strumento, perché dire che io sappia suonare il pianoforte è un’altra cosa… nei miei piani c’è di riprenderlo a suonare di nuovo e imparare bene“.
Quali sono i tuoi modelli musicali di riferimento?
“Fortunatamente non ho modelli di riferimento principali, averli c’è il rischio di fare la copia carbone di influenze diverse che sfociano in una persona facendo cadere quella ricerca d’identità che credo sia una prerogativa fondamentale per qualsiasi artista. Io ascolto tanta musica. Mi piacciono tutti i generi e in tutte le forme. Amo la musica nella sua tanta diversità in modo che in ogni momento possa esserci una canzone adatta indipendentemente dal genere. I miei modelli di riferimento sono tutto quello che ascolto, potrei dirti nomi come Drake, Travis Scott, Jaden Smith, un po’ quei nomi giganteschi che, volendo o non volendo, influenzano le tendenze mondiali“.
Com’è nato il singolo “Fulmini”?
“In maniera molto spontanea e naturale. La scrissi durante la prima quarantena, quando entrai in contatto col mio nuovo produttore, Davide Ciruolo (Deadly Combination) che è il cugino di sangue della mia fidanzata Michela. Lui vive a Mantova, un giorno Michela mi mandò un file audio su Whatsapp dicendomi ‘Senti cosa fa mio cugino’. Io pensavo lì per lì che magari avesse il cuginetto che provava a fare dei bit. Sento questo bit ed effettivamente era qualcosa di forte. Le ho detto ‘Ok, mandami qualcos’altro’. Il secondo bit che mi arrivò fu esattamente quello di ‘Fulmini’. In quel momento ho capito che non si trattava del cuginetto, allora chiesi il numero e iniziammo a sentirci. Davide vive a Mantova, si è trasferito quest’anno a Torino per studiare al Conservatorio. Dopo quel bit mi ha mandato molte altre cose, per un po’ di tempo le ho tenute da parte, poi un giorno in un momento d’ispirazione li ho ripresi e dissi ‘Ok, perfetto, scriviamoci sopra’ e da lì a poco è nata ‘Fulmini’“.
Il videoclip ufficiale della canzone, diretto da Francesco Rossetto, Diego Gervasio e Marco Sanalitro, girato interamente a Torino, mi ha colpito per la presenza accentuata dei calzini Nike…
“Quell’immagine l’ho voluta io targettizzarla in maniera così precisa nel video, perché nel ritornello dico ‘Sbuffiamo siga, Swoosh sulle calze bianche’ perché reputavo che quella frase lì, ‘Swoosh sulle calze bianche’, fosse molto emblematica della canzone, riuscisse ad evocare un’immagine ben precisa che ho scritto in quanto fosse presente nella mia vita, nel mio quotidiano. Nel video tutti mettiamo in evidenza lo Swoosh sulle classiche calze bianche Nike ad altezza media. È un’immagine bella della mia vita e ho detto: ‘Come posso descriverla in maniera carina?’ Stai fumando una sigaretta, quindi magari c’è un po’ di malinconia, ma in tutto questo si hanno gli Swoosh sulle calze bianche, una cosa molto personale ma secondo me fruibile a tutti quanti“.
Cosa stai preparando ora?
“Tantissime cose. Sicuramente a febbraio uscirà un nuovo singolo, si chiama ‘Silhouette’, diverso da ‘Fulmini’, diverso da tutto quello che ho fatto finora… poi non è che ho una discografia così vasta, ma in ogni caso diverso. In seguito, tutto dovrebbe sfociare idealmente in un ep che dovrebbe uscire prima dell’estate. Questo è il progetto a breve termine al quale cerchiamo di lavorare al meglio“.
“Silhouette” dalle forme di una donna?
“Sì, la ‘Silhouette’ di una donna. Anche lì c’è l’immagine del quotidiano, esattamente come lo ‘Swoosh sulle calze bianche’ riconducibile ad un qualcosa che sicuramente hanno vissuto tutti. Si può dire anche che ‘Silhouette’ è la prima canzone effettivamente d’amore che ho scritto ad oggi, però è un mescolarsi in realtà, si può dire che è una canzone d’amore, come si può dire di no, forse. Ma è bello ascoltarla per poi capire tutto. È molto particolare“.
L’hai dedicata a Michela?
“Ascoltandola e vedendo il video capirai la canzone“.
I talent tv? Parteciperesti? Si, no, forse, magari?
“Si, no, forse, magari… È difficile. Io sono fan dei talent, un po’ come lo è un appassionato di calcio che vede una partita in tv. A me del calcio non interessa nulla, mi interessa della musica e quello è un modo per avere un riflesso del mercato direttamente in televisione. Per esempio ‘X Factor’ mi piace molto, soprattutto quest’anno che è andato Hell Raton, però non so se è quello di cui ho bisogno io per la realizzazione artistica, mi spaventano quanto mi affascinano, per questo: si, no, forse, magari“.
Sanremo Giovani?
“È un obiettivo andare a Sanremo, ma come ospite con ‘Silhouette’“.
Un bel sogno, te lo auguro. Dulcis in fundo, mi dici una frase di una tua canzone in cui ti rispecchi tanto?
“Da ‘Fulmini’ ‘tutto m’ispira faccio arte con arte’“.