Leonardo Monteiro: “Sono un cantante, ma sarebbe un peccato non sperimentare il proprio flusso d’ispirazione anche in altri campi”
Voce squillante, energica e magnetica è quella dell’eclettico Leonardo Monteiro, il trentenne che abbiamo conosciuto ad “Amici di Maria De Filippi” ed apprezzato al Festival di Sanremo di Claudio Baglioni. Dal 5 febbraio è on air col singolo “La Regina” tratto dall’album “Yin e Yang” dalle sonorità che spiazzano su testi che fanno riflettere.
Leonardo, quali le tue qualità come uomo e come artista?
“Riconosco il mio piacere nel fare musica, nel muovere il corpo, quindi ballare. Sono una persona che ha bisogno del contatto umano, sono molto gentile con le persone, generoso, sono un portatore di energia positiva, anche se mi arrabbio anche io. Cerco il più possibile di circondarmi di persone che mi fanno stare bene sia nel mio ambiente lavorativo, quindi la musica, sia nella vita reale. Sono una persona tranquilla che fa spettacolo. Alcuni mi chiedono: ‘Ma tu perché non ti gasi?’ Io penso che le mie esperienze definiscano la mia persona, io sono una persona che vive una vita normalissima e che fa delle esperienze. Poi le persone si fanno appassionare dall’esperienza che magari fanno altri e questo è bello, significa che alle persone piace il nostro lavoro, anche se ultimamente con il Covid di lavoro non ce n’è molto“.
È dura… Dimmi, come nasce l’album “Yin e Yang”?
“Nasce da un momento in cui avevo bisogno di raccontare delle cose a parole mie, con una mia ricerca armonica. Io ero già uscito con il primo album ‘Il mio tempo’, ma poi purtroppo non ho saputo prendere in mano molto di più la situazione: un po’ perché a volte ti affianchi ad alcune persone che dovrebbero fare certe cose per l’artista e invece fanno più delle cose per loro stesse e questo a lungo andare può diventare deleterio; un po’ io, che comunque sono stato un po’ frastornato con Sanremo, tutta questa cosa bella che mi stava succedendo ma che devi essere comunque in grado di guidare… Così ho lasciato un po’ carta bianca della mia vita e anche carta bianca della mia musica, cosa che non mi era successa prima. Il primo album mi piace moltissimo perché c’è ‘Bianca’ e ci sono canzoni scritte da me ed altre scritte da artisti che hanno dato la loro arte perché io potessi interpretarla. Però ‘Yin e Yang’ è più un momento di riscatto, avevo bisogno di dimostrare delle cose a me stesso, come il fatto che posso fare la mia musica da solo. C’è stato un periodo nel 2018, quando lavoravamo sull’album, che mi è stato detto ‘io ho 25 anni di mestiere e quindi tu non ti puoi assolutamente permettere di venirmi a dire certe cose” ed io in qualche modo ho fatto uno step back (un passo indietro), perché quando ti trovi di fronte a personaggi famosi è difficile dire la tua se non hai realmente delle conoscenze per confrontarti con certi individui. Quindi mi sono fatto tutti i miei tutorial e adesso mi faccio la mia musica con i miei programmi sul computer. Questo album, insomma, è un riscatto per me, per dimostrare a me stesso che posso fare musica, ma anche agli altri che posso sperimentarmi in più generi. C’è stato un momento in cui sono stato etichettato un po’ come un artista old style, perché la mia ricerca armonica si basava su musiche alla Stevie Wonder, Ray Charles, Aretha Franklin, Whitney Houston e al giorno d’oggi la maggior parte delle giovani generazioni ascolta musica trap e rap, quindi per i ragazzi di oggi è molto difficile identificarsi con artisti di quel tipo, quando invece secondo me la musica, la vera musica è quella. Però nonostante ciò mi sono sperimentato in una nuova ricerca armonica, quindi ho fatto trap, techno, electro, house e poi ho cercato di trovare una mia direzione. Spero che in questo album si senta“.
Il singolo “La regina” è contro la cultura di massa?
“È contro le verità assolute. Non esistono verità assolute, io penso questo e posso fieramente dire che a trent’anni sono arrivato ad un certo punto della mia vita che mi sono accorto che se per te è vero va bene così. Nel senso che a volte litighiamo, facciamo le guerra affinché tu sia d’accordo con quello che penso io e cerchiamo di inculcare alle persone che il nostro punto di vista è quello giusto, magari io posso condividere il tuo punto di vista ma non ci sono verità. Giorni fa ho fatto una lezione ad alcuni allievi sulle note e ho detto loro che non le puoi toccare, le puoi solo suonare, cosicché il legame con la musica è molto percettivo: magari quello che piace a me non piace a te. Quindi cerco di dire ai ragazzi ‘non pensate che sia tutto vero quello che ascoltate, dovete ascoltare e una volta che avete ascoltato dovete crearvi la vostra opinione’. In questa canzone parlo di manipolazione“.
Hai già accumulato tante esperienze in tv – da “Amici” a “All Together Now” -, cosa pensi di questo media? Un giorno ti piacerebbe avere una trasmissione tua?
“Lo sai che non ci avevo mai pensato? Io insegno anche meditazione, ho una grande legame con la spiritualità, più cresco e più mi rendo conto di avere un certo tipo di effetto nelle persone, anche magari positivo, quindi perché no?“.
Insegni, sei cantante, sei ballerino: hai una preferenza tra cattedra, canto e danza?
“Sicuramente il canto è la mia forma di espressione migliore. Quando canto riesco a farti arrivare il messaggio emotivo in maniera molto diretta e lo sento anche io. A volte mi accorgo che io sto per piangere e intanto quella persona ha cominciato a piangere mezzo secondo prima. Ho proprio la percezione che il messaggio arrivi diretto. Però la danza e anche un po’ la recitazione sono cose che mi porto dentro. L’amore per il cinema… Tutti i giorni mi faccio la mia danza qui a casa, mezz’ora, anche perché un po’ di attività fisica mantiene tonici e giovani, freschi. Sicuramente però negli anni ho capito che il canto è la forma di espressione più diretta che trovo per comunicare le mie emozioni“.
Un tuo duetto impossibile?
“Con Giorgia, perché è qua, perché è in Italia. Ti direi anche un Michael Bublé, uno Stevie Wonder, questa musica ha fatto parte della mia infanzia… Ho avuto anche la grande occasione di conoscere Rita Pavone; nessuno sapeva che era un mio grande idolo perché mia mamma ascoltava i suoi dischi, poi non ho avuto ancora l’occasione di duettare insieme a lei, ma almeno l’ho conosciuta!“.
La tua canzone preferita tra quelle di Rita Pavone?
“‘Non è facile avere 18 anni’, ma anche ‘Datemi un martello’ non scherza!“.
Cosa stai preparando ora?
“Calcola che con il Covid passiamo molto più tempo a casa, quindi o guardi Netflix oppure cerchi di creare. La maggior parte del tempo lo passo a creare anche perché mi sono rotto un po’ delle serie. In questo momento di creazione mi sono dato al videomaking, che in realtà è già un anno che lo sperimento e ho appena fatto un piccolissimo cortometraggio amatoriale che ho pubblicato su youtube che si chiama ‘Finestre sospese in frammenti di speranza’, un titolo abbastanza introspettivo che sembra quasi uno scioglilingua. Parla un po’ di come sto vivendo il Covid io e parla un po’ di una parte autobiografica, con un’impronta molto sofferente. Si dice che l’artista riesca a creare meglio in solitudine che quando è felice e quindi quando si sta a casa da soli la riflessione con se stessi arriva guardandoti allo specchio. Ci sono parti del mio passato che non sono così happy (felici) e quindi ho voluto fare questo cortometraggio. Sono un cantante, ma sarebbe un peccato non sperimentare il proprio flusso d’ispirazione anche in altri campi. Sfruttare le ispirazioni che ci dà l’universo attraverso l’energia è un valore aggiunto“.
Prima mi hai parlato di recitazione, ora di videomaking: a te piacerebbe fare cinema?
“È sempre stato uno dei miei grandi sogni. Quando ho partecipato alla scuola di ‘Amici’ avevo come insegnante di recitazione Fioretta Mari che mi disse, ti parlo di circa 9 anni fa, ‘hai un modo di recitare molto pirandelliano’, che al momento non capii esattamente che voleva dire, però poi ho capito e mi è piaciuta tantissimo questa cosa e devo dirti che negli anni ho provato a fare qualche provino. Mi sono sempre dedicato molto di più alla danza e al canto e, certo, nella danza c’è molta pantomima e molta recitazione, nel senso che ‘Giselle’ deve essere ‘Giselle’ al 100 per cento, non è che si può fare solo la coreografia, quindi quando facevo l’Accademia c’era una parte di recitazione, ma non è come recitare e imparare un monologo, un dialogo. Ho scoperto che sulla recitazione, però, ho paura. C’è stata una volta anni fa che ho fatto scena muta ad un provino, eppure l’avevo imparato tutto a memoria! Oggi credo che magari potrei prendere più coraggio… Magari quando finirà il Covid mi presento per qualche film di Muccino, se cercano una comparsa (ride, ndr)”.
Mi saluti con una frase che ti sta particolarmente a cuore?
“Vivi e lascia vivere!“.