Atto Seguente, in attesa dietro le quinte mentre le sue note cominciano a diffondersi
Il pianoforte combinato con elementi elettronici è il tratto distintivo del progetto Atto Seguente che ha il volto, meglio “la maschera”, del ventottenne beneventano Andrea Vernillo. Con lui trova nuova vita in note una poetica legata alla figura del “Soccombente”: da nozione del vocabolario “chi è costretto al cedimento, alla sconfitta”.
Chi è Atto Seguente?
“È qualcosa che magari deve ancora avvenire, è un momento in attesa“.
La figura del Soccombente cosa rappresenta nella tua poetica?
“Il ‘Soccombente’ è il protagonista dell’intero ep. Come personaggio mi ispiro al romanzo omonimo di Thomas Bernhard, ‘Il soccombente’, che parla indirettamente della figura del soccombente. Nel romanzo il soccombente in realtà è già scomparso, quindi il protagonista ne ricava il personaggio andando alla ricerca del suo passato. Invece per quanto mi riguarda è un personaggio simile o comunque affine. Anch’io cerco di ricavare il suo personaggio da quello che gli succede, dalle vicende, e lo faccio raccontando quello che pensa, i suoi pensieri e le sue azioni, tramite la musica. Infatti ogni brano dell’ep risale a tutto quello che ha fatto il soccombente in un momento preciso della sua vita, da quando si è svegliato fino agli ultimi momenti“.
L’ep “The Moment Before”, che raccoglierà 6 brani connessi tra loro dalla figura del Soccombente, quando uscirà?
“Non c’è una data precisa, dovrebbe essere tra qualche mese. Uscirà prima un secondo singolo e poi ci sarà invece l’uscita dell’ep“.
Il singolo “Open”, lanciato da poco, col nome “aprire” vuole sottolineare la tua entrata nel mondo della musica?
“Sì, sostanzialmente sì, ma non è una cosa creata appositamente per questo. In realtà è stato spontaneo. ‘Open’ non segna l’inizio musicalmente, è più legato al soccombente e al momento che sta vivendo. Però sì, ovviamente poi è anche inteso come entrata in questo mondo della musica da parte mia“.
Nel video, che hai girato e montato con il direttore della fotografia Mattia Falco ed il supporto di Simona Lonardo e Stefania Ricci, come mai fai uso delle maschere e scrivi su Facebook che sono fatte a mano dal “sottoscritto in art attack”?
“In realtà non le ho fatte io, le ha fatte Alessio Del Donno che è anche il regista del singolo. Le maschere sono legate al tema di ‘Open’ riguardo all’uscita dalla comfort zone che è anche l’elemento chiave che poi affronta il soccombente. L’uscita dalla comfort zone è difficile perché implica il doversi confrontare con se stessi. L’uscire da qualcosa che ti tiene stretto è un po’ come togliersi una maschera, quindi abbiamo inteso in questo modo la maschera“.
Hai studiato presso il Conservatorio di Musica “Nicola Sala” di Benevento, ma poi sei passato all’elettronica: come avviene questo passaggio?
“Non è un vero e proprio passaggio, diciamo che le cose vanno di pari passo. Io continuo a studiare pianoforte, faccio musica al pianoforte e molte volte i miei brani li compongo prima al pianoforte e poi diventano elettronici per piacere, per volere dire altro. Ho iniziato a fare uso di Loop Station e synth un po’ dopo aver imparato a suonare il pianoforte ed essere entrato in Conservatorio, questo è dipeso soprattutto dagli ascolti che faccio, che sono per la maggior parte di gruppi che non sono in acustico, quindi da Thom Yorke dei Radiohead ad Apparat e tutta la fila di queste persone qui“.
Benevento è una città magica: influisce sulla tua musica?
“Sicuramente tantissimo. Ma più che come città come persone che ho incrociato, perché forse l’altro motivo per il quale la mia musica ha anche una componente di elettronica è perché i miei amici ascoltano quel genere di musica. A Benevento sono in un circuito underground musicale, quindi mi hanno influenzato tantissimo tutti i gruppi che ho ascoltato qui, con molti dei quali ho stretto amicizia, tra l’altro Alessio, il regista, è anche il bassista di un gruppo di Benevento. Quindi come puoi ben capire, dato che è una piccola città, ci consociamo tutti ed inevitabilmente si crea un confronto e quindi anche un miscuglio“.
Come continuerà il tuo percorso dopo la pubblicazione dell’ep?
“Intanto procediamo per step, quindi il primo passo è proprio l’ep. Gli altri obiettivi sono quelli di suonare dal vivo che ovviamente sarà più in là perché dipende da come si evolve la situazione Covid. Dopo il live, ci sarà sicuramente un altro album. Alcuni brani sono già in fase di arrivo, altri li ho già composti. Io sto andando avanti nella composizione perché è quello che mi riesce di fare, cioè quello che faccio e quello che mi piace fare. Poi il resto verrà da sé“.
Una frase che ti descrive?
“Probabilmente la frase di ‘All I need’ dei Radiohead dalla quale ho preso il nome ‘Atto seguente’ che dice: ‘Sono l’atto seguente che aspetta dietro le quinte’“.
Spero che presto uscirai da dietro le quinte per esibirti sul palco…
“Oppure rimarrò sempre dietro le quinte ma farò musica da lì e quindi magari si ascolterà soltanto musica e non mi si vedrà… Chissà“.
Timidezza?
“No, giusto per rimanere in tema con il nome“.