Benestare, quando i sentimenti diventano la più bella avventura
È uscito “Se hai paura”, il nuovo singolo di Benestare, pubblicato da Le Siepi Dischi e distribuito da Believe. È un inno alla ricerca dell’intimità e della protezione che solo i rapporti più autentici e stretti possono offrire, un nuovo capitolo musicale che si muove tra sonorità anni Ottanta e indie pop italiano. Il videoclip è un omaggio allo storico regista e animatore statunitense Ray Harryhausen, inventore negli anni ’50 di una particolare tecnica di stop motion denominata “Dynamation”: è stato realizzato un nuovo montaggio della sua opera “The Story of Hansel and Gretel” (1951), tratta a sua volta dalla fiaba dei fratelli Grimm. Benestare è un ragazzo degli anni ’90 che vive in campagna ai Castelli Romani. “Nottambulo, ma non insonne, perché non ho difficoltà a dormire, mi piace stare sveglio la notte da sempre. Mi addormento alle 7 del mattino e mi sveglio alle 3 del pomeriggio“. Da quasi dieci anni è organizzatore di concerti e direttore artistico dei locali. Attualmente bloccato dalla pandemia, continua a vivere di notte a casa leggendo, scrivendo e componendo. A ottobre 2019 è uscito il primo singolo “Tso”, seguito da un videoclip che omaggia i videogiochi Arcade anni ’80. Dopo un anno di stop, il 19 febbraio 2021 è tornato con il nuovo singolo che comincia con la strofa: “Se hai paura, e non vuoi stare sola, se non hai da fare, resta ancora un altro po’ qui, guardiamo un altro film”.
Benestare, cos’è per te la musica?
“Le mie più grandi influenze per Benestare, per questo progetto in particolare, non sono le canzoni, ma sono le colonne sonore, perché io ho imparato ad apprezzare la musica da bambino attraverso i film e i cartoni animati. Associavo la musica alle colonne sonore, quindi per me la musica è sempre rimasta più o meno con quell’approccio lì, cioè la colonna sonora di un momento. Quindi io tendo sempre ad ascoltare la musica a seconda o di quello che devo fare o del mio stato d’animo. Devo sbrigarmi in macchina? Metto una canzone metal o comunque grintosa. Ho un momento di pace o che sto con una ragazza? Vado su qualcosa di soft. Penso sempre che la musica deve essere qualcosa che sottolinea il momento che sto vivendo. È la colonna sonora di ogni momento della vita“.
Il singolo “Se hai paura” ricerca la verità degli affetti. È nato durante il lockdown?
“No, questa cosa è curiosa, perché è nato prima del lockdown, perché doveva uscire proprio a marzo, quindi poi è scattato il lockdown, non l’ho più fatto uscire, ho aspettato un anno perché non mi andava di far uscire nulla durante il 2020, volevo che niente di mio fosse associato a quest’anno un po’ instabile e quindi poi è rimasto lì. Riascoltandolo durante il lockdown ho detto ‘sembra quasi una canzone scritta adesso’, perché effettivamente sono delle parole dette a una persona che sta in difficoltà, si sente giù, si sente impaurita e a questa persona gli viene detto: rimani qui, stiamo qui, stiamo in casa, stiamo al sicuro. È una ricerca della sicurezza e della serenità dentro una dimensione privata, domestica di sicurezza, quindi sembra quasi scritta durante il lockdown perché sembra tipo: stiamo bene a casa, stiamo al sicuro. Però in realtà non è così. Come succede le canzoni sono sempre scritte con un’intenzione da chi le scrive e poi però acquistano un significato per ogni persona che ci si affeziona, perché poi vengono associate a qualcos’altro. Quindi questa è una canzone nata prima del lockdown, ma, se fosse stata ascoltata nel lockdown, avrebbe assunto questo significato qui da chi l’ascoltava o da chi l’ascolterà, perché non sembra finita… Di lockdown se ne vedrà almeno un altro da qui a settembre da come stanno andando le cose. ‘Se hai paura’ non è stata scritta nel lockdown, però potrebbe essere la colonna sonora di un lockdown“.
Mi racconti com’è nata l’idea di un videoclip omaggio a un grande regista della Stop Motion?
“Sì, il videoclip è un omaggio allo storico regista Ray Harryhausen, specializzato nella tecnica della stop motion, famosissimo. Ha cambiato l’evoluzione della stop motion. Realizzò dei piccoli corti per la televisione, dedicati al mondo delle fiabe. Tra questi c’è la storia di Hansel e Gretel che mi ha colpito tantissimo. L’ho trovata su youtube, è fatta in stop motion, a mo’ di cartone animato per la televisione ed è una realizzazione bellissima. Io sono davvero fissato per le tecniche di stop motion, per tutto ciò che è low fi, tutto ciò che è realizzato con pochi mezzi però con cui si riescono a fare grandi cose, non a caso i miei film preferiti sono quelli degli anni Ottanta dove la stop motion e molte cose erano realizzati analogicamente, non c’erano gli effetti digitali, quindi tutti i mostri, gli effetti speciali, erano tutti creati veramente sul pezzo, erano mossi con mille cavi, mille diramazioni meccaniche, tutto mosso dai fili. Mi ha sempre affascinato questo mondo della creazione analogica, artigianale degli effetti visivi e quindi abbiamo preso questo corto di Hansel e Gretel e lo abbiamo un po’ rimontato sul ritmo e sull’atmosfera della canzone“.
Ami l’analogico e il videoclip precedente, quello di “Tso”, è un omaggio ai videogiochi anni Ottanta, ma tu sei degli anni Novanta: come mai questa passione per il decennio prima?
“Io dico sempre questa cosa qui: io ho tre fratelli molto più grandi di me, perché ci passiamo dieci anni con tutti e tre, quindi praticamente è come se io con dieci anni di ritardo, in casa avessi avuto tutto ciò che era tipico degli anni Ottanta. Io ho vissuto dentro casa con i miei fratelli che vestivano in quel modo lì, ascoltavano quella musica, guardavano quei film, giocavano a quei videogiochi, quindi io da bambino dentro casa ho trovato tutto quel vissuto degli anni Ottanta che io non avrei mai potuto avere se non avessi avuto i fratelli più grandi. È come se avessi vissuto gli anni Ottanta in ritardo a casa. Io sono cresciuto con i vestiti che mia madre mi riciclava dei miei fratelli. A scuola ero soggetto perché andavo in giro con queste tute acetate con dei colori sgargianti viola e blu: negli anni Ottanta sarei stato un figo, negli anni Novanta ero uno sfigato. Ascoltavo quella musica lì a casa perché l’ascoltavano i miei fratelli in camera loro con lo stereo a palla e guardavo quei film e giocavo a quei videogiochi a cui giocavano loro e poi ci provavo a giocare io, anche se ero un po’ piccolo, con difficoltà ma mi hanno sempre affascinato. Quindi io ho ereditato in qualche modo gli anni Ottanta da loro e poi ho sviluppato questa passione per i videogiochi perché mio padre lavorava in una società d’informatica, quindi avevo a casa un computer che per l’epoca era super moderno ed ero super invidiato. Avevo questi videogiochi dell’ultimo grido a casa e mi sono super appassionato e mi è rimasta questa cosa. I videogiochi sono anche adesso una delle mie più grandi passioni, al pari della musica, non di secondo piano. Quindi ho voluto fare questo omaggio agli anni Ottanta nel video ‘Tso’ con delle scene tratte da un videogioco che è Out Run, uno dei primi videogiochi di corse di successo, un successo planetario incredibile nei cabinati delle Sale giochi“.
Ora poni l’accento sulla “paura”, nel singolo precedente sul “Tso” (Trattamento Sanitario Obbligatorio): dove attingi i tuoi contenuti così particolari che affacciano sul mondo della psiche?
“È una cosa che non faccio assolutamente volontariamente, scrivo quando ho un’ispirazione, quindi volevo esprimere con ‘Tso’ una situazione di disagio e mi venne da scrivere questo ritornello in cui dicevo ‘portatemi via, non voglio stare qui, mi sembrate tutti matti’. Quindi poi riflettendo su questo ritornello, su questo testo che avevo scritto, ho voluto estremizzare un po’ il concetto e ho chiamato la canzone ‘Tso’. Io penso che sia bello esternare nelle proprie canzoni, anche in maniera ironica, in maniera esagerata, quelli che sono i piccoli disagi quotidiani. La sensazione di non trovarsi bene tra la gente può diventare l’occasione di scrivere magari un racconto, anche trasformandolo in un’avventura più grande, che è anche lo spirito degli anni Ottanta. Se tu vedi i film degli anni Ottanta partono sempre da una piccola situazione quotidiana di bambini che escono fuori a giocare, magari vanno alla ricerca di qualcosa di cui sono incuriositi e da lì si tuffano in avventure incredibili, completamente inaspettate. A me piace fare questa cosa qui, cioè parlare dei miei sentimenti, però farli diventare un’avventura“.
Ma non studi psicologia?
“No, non ne ho bisogno, mi psicanalizzo da solo, ho imparato in maniera innata. Ho amici psicologi e me li tengo buoni. Bisogna sempre tenersi buoni gli amici che sviluppano quei mestieri che potrebbero essere utili in futuro, quindi un amico psicologo, un amico medico, uno commercialista“.
Adesso a cosa stai lavorando?
“Ci stiamo concentrando su questi nuovi singoli che è tutto il lavoro che avremmo dovuto fare nel 2020, che poi abbiamo interrotto bruscamente, quindi stiamo progettando questi nuovi singoli che usciranno nei prossimi mesi con la mia etichetta Le Siepi Dischi e poi il disco che dovrebbe uscire entro quest’anno. Comunque vedremo man, mano, a seconda dei singoli che usciranno e come si svilupperà il mio percorso. Poi sto buttando giù canzoni nuove, ma è stato tutto rallentato e interrotto dal Covid. Adesso abbiamo deciso di riprendere, non perché le cose siano molto migliori dell’anno scorso, perché il 2021 sarà un altro anno difficile, però c’è, secondo me, uno spirito collettivo che l’anno scorso era di arresto della vita, il 2021 verrà preso un po’ da tutti come un anno di ripartenza. Magari non potremmo ancora fare le cose in maniera normale, perché credo andremo avanti fino a fine anno così, però c’è uno spirito di ripartenza. Ho visto molti artisti che come me tra gennaio e febbraio 2021 hanno fatto uscire singoli, dischi, videoclip, quindi secondo me ci sarà tanta voglia di fare quest’anno“.
Parli di spirito collettivo, ma studi filosofia? Qual è il tuo background?
“No, non studio nulla, ho provato a fare l’università ma l’ho interrotta subito per motivi personali e familiari, però mi appassiono di cose random. Certe volte mi prende, mi metto su Google e mi faccio delle ricerche di ore, perché magari vengo stimolato da un argomento che vedo magari in televisione o leggo un articolo o ne sento parlare e quindi mi metto lì, faccio delle ricerche infinite, mi documento, cerco articoli, altri collegamenti, biografie, video, film, etc. e mi chiudo in un argomento. Non sono specializzato in qualcosa, però mi lascio trasportare dalla curiosità. Quindi magari mi trovo a leggere cose di filosofia, psicologia o di storia, però non me l’ha chiesto nessuno di farlo, è stata una mia iniziativa“.
Quindi sei curioso?
“Sì, sono una persona molto curiosa“.
C’è una frase in cui più ti rispecchi?
“Quando ero un adolescente complicato, avevo imbrattato camera mia di tante canzoni, scrivevo qualunque cosa sui muri di camera e avevo scritto questa frase che mi aveva colpito particolarmente ed era di una canzone di Pacifico che è un cantautore italiano, una frase tratta dalla canzone ‘Il postino’ e dice ‘l’equilibrio è complicato se non porti più catene’, una frase che mi aveva colpito tantissimo, spesso ci penso a questo concetto“.