Malika Ayane, il suo “malifesto” è un caleidoscopio di emozioni
“È il mio terzo album sul presente. Di ‘Naif’ del 2015 ha il bisogno di raccontare la visceralità del vivere degli attimi, di ‘Domino’ del 2018 la curiosità di osservare. Attraverso 10 brani analizzo il presente senza giudicare. Ho scritto il disco, tra gli altri, con Pacifico, Antonino Di Martino, Alessandra Flora, Leo Pari, Colapesce, Antonio Filippelli, Daniel Bestonzo e Rocco Rampino, con lui abbiamo lavorato al brano di Sanremo, ‘Ti piaci così’, e a ‘Senza arrossire’ che chiude il disco. È un album che ho realizzato tutto in Italia, dopo l’esperienza berlinese dei due precedenti“, così Malika Ayane introduce “malifesto” (Sugar), in uscita il 26 marzo. “È un’analisi vissuta di emozioni diverse con una voluta pluralità di scrittura, che è stata importante per avere più punti di vista per raccontarle attraverso la mia vocalità. La scelta produttiva prende ispirazione dalla musica contemporanea francese. Ci sono pochi suoni caldi, ma non totalmente analogici. Questo lavoro dimostra che un gruppo di italiani può prendere ispirazione da tutto il mondo senza perdere le proprie radici. Questo presente è diverso dagli altri, ma credo sia importante non trattarlo soltanto come qualcosa da subire: è una condizione temporale inevitabile, ma è il nostro presente, è qui che conduciamo le nostre vite. Oggi ci troviamo ad osservare il mondo in maniera diversa. Speriamo che questo ventennio sia meno nefasto nel suo prossimo futuro“.
TITOLO ALBUM – “Il titolo nasce perché si tratta di una serie di emozioni raccontate attraverso degli istanti e, all’interno di ogni istante, viviamo un’emozione, quindi il gioco era facile: manifestare emozioni e giocare col nome per non prendersi mai sul serio“, afferma Malika Ayane.
COPERTINA – Le emozioni, spirito dell’album, sono perfettamente rappresentate da una copertina semplice ma intensa, opera di Max Cardelli: un ritratto dinamico di Malika Ayane in bianco e nero, come se fosse stata colta nel momento del salto verso quella miriade di stati d’animo che ha deciso di manifestare attraverso la musica.
IL SUONO – “Quando ho pensato alla realizzazione di questo album stavo pensando ad un disco che possa essere ascoltato sia in appartamento che in auto, non troppo di notte, non troppo di giorno, non limitato a un preciso contesto della giornata. Ho attinto dalla scuola moderna francese e belga. Prima ho registrato tutte le canzoni sul pianoforte, in modo che la voce fosse il centro. Ho registrato il disco a gennaio, il mese dove sembra che tutto il mondo si ferma per cui hai il tempo di soffermarti sulle cose. Per dare a chi produce l’album più dettagli possibili delle sensazioni, ho allegato immagini, in questo caso ho preparato anche una raccolta di scene di film francesi come ‘La collezionista’ di Éric Rohmer“, racconta l’artista. Il suono di “malifesto” è principalmente composto da batterie strette registrate con pochissimi microfoni, filtrate nei simulatori di nastri e Vinile e Drum Machine come la Linn o la CR78 che creano il tappeto ritmico. Il basso Hofner è stato utilizzato apposta per creare un disco “bassocentrico”. Ci sono pochissime chitarre elettriche, mentre viene dato più spazio a strumenti acustici a corda come la chitarra classica, l’ukulele, la chitarra acustica e l’AutoHarp. Per i tasti la scelta è caduta su pianoforte verticale, Clavi, Rhodes e synth come Juno 60, Jupiter, il tutto abbracciato da tappeti di Mellotron e Archi.
I BRANI – Il viaggio di Malika Ayane parte da “Peccato Originale”, l’amore irrazionale, e prosegue con “Ti piaci così”, brano sul riconoscersi e celebrarsi per essere al mondo. Da “Telefonami”, il sapore malinconico di un amore appeso nonostante il tempo e la distanza, la tracklist continua con il racconto della maturità in “Come sarà” e la celebrazione dell’agire nonostante le avversità in “Per chi ha paura del buio”. Sesto brano del disco è “Mezzanotte” a cui seguono il bisogno di vivere senza sovrastrutture descritto in “A mani nude”, la necessità di splendere raccontata in “Brilla”, il bisogno di sciogliere le catene in “Formidabile” e, infine, la consapevolezza di esserci raccontata in “Senza Arrossire”.
LIVE – “Per la ripresa dei concerti spero si possa tornare al più presto, dando precedenza alla sicurezza“, dice Malika Ayane. “Il patentino del vaccino credo possa essere una soluzione; ogni soluzione che acceleri i tempi della ripresa per me è benedetta, sempre nel rispetto della salute delle persone“.
SANREMO – Col senno di poi “Ti piaci così” era la canzone giusta per il Festival? “Non avrei portato una canzone diversa da quella che ho presentato“, dichiara Malika Ayane.
L’EMOZIONE PREDOMINANTE OGGI – “La notte mi sveglio continuamente, ho notato che in questo periodo nelle farmacie sono in pole position valeriane e dintorni per i disturbi del sonno – afferma Malika Ayane -. Al di là dell’ironia, passo dei momenti di sconforto. Ora esce il disco che mi ha permesso di staccarmi dalla quotidianità del navigare a vista. Ma mi dico: poi? Cosa succede dopo? Così mi sento fragilissima, con un grande senso di responsabilità verso mia figlia e la mia famiglia e vorrei dare dei messaggi di positività. Ci si deve tenere insieme perché chi mi guarda possa tenersi insieme: voglio essere edificante. È importante però dire ogni tanto che ci si sente smarriti così che qualcun’altro possa non sentirsi smarrito“.
LA RICETTA DEL DISCO PERFETTO – “Non esiste la ricetta del disco perfetto – osserva Malika Ayane -. Quando finiremo, resteranno i dischi. Se questo album, come qualcuno ha osservato, suonerà troppo sofisticato, pazienza. È l’antimusica cercare di inseguire l’attualità che oggi è questa e domani sarà un’altra. L’importante è essere autentici, è l’unico modo che permette alle persone di fidarsi superando il piccolo scoglio dell’ascoltare qualcosa che non sia il proprio genere“.
TEMPO – “Col tempo ho guadagnato consapevolezza, negli ultimi anni stavo diventando tropo scientifica, ‘Domino’, ad esempio, è proprio un lavoro di equilibri, sembra chimica, non musica – confida Malika Ayane -. Col tempo, quindi, ho guadagnato il riscoprire l’essenzialità. Cosa ho perso? Qualche paranoia di troppo!“.