“Anna”: impressionanti storia e immagini di Ammaniti sul mondo dilaniato da un virus
Racconta di un mondo post apocalittico senza adulti sterminati dal virus La Rossa che risparmia solo i bambini “Anna”, la serie Sky Original creata e diretta da Niccolò Ammaniti (al suo secondo lavoro per la tv in questa doppia veste, dopo “Il miracolo”) dal suo romanzo omonimo, edito da Einaudi nel 2015 ed ora in ristampa. È impressionante vederla in piena emergenza Covid, anche se il virus ha forme diverse: quello della tv è dermatologico, si riconosce dalle macchie rosse sulla pelle. “L’idea di un virus è stata la risposta ad un problema di ordine narrativo. Nei miei lavori – spiega Niccolò Ammaniti – ho sempre evidenziato la relazione tra bambini e adulti. In ‘Io non ho paura’, ad esempio, si ha una piccola società di bambini alle prese con gli adulti che sono tutti degli orchi; in ‘Io e te’ ho chiuso un bambino in una cantina da solo, per una sorta di mondo perfetto. Ad un certo punto arrivando in fondo a questa ossessione, mi sono chiesto: cosa fanno i ragazzini se si escludono gli adulti? Ho pensato che ci sarebbe voluta una catastrofe, ma questa non poteva essere né un terremoto, né una meteora che sposta l’asse terrestre, perché entrambi avrebbero avuto conseguenze mortali non solo sugli adulti ma anche sui bambini. Io ho studiato biologia e così, anche se ho fatto fatica a capire come poteva funzionare il virus, ho pensato a questa soluzione per lasciare vivi i più piccoli senza i grandi. Dopo cinque mesi di riprese, l’arrivo del Covid ci ha spiazzati e colto impreparati. Ci vedevamo su Zoom per capire come fare. Io ho cominciato a montare in remoto le scene già girate e poi siamo tornati sul set cambiando alcune location. Incrociamo le dita e speriamo di uscire da questa emergenza Covid il prima possibile”. “Il Covid e quello che viene rappresentato nella serie? L’aver deciso di fare la serie prima, quindi indipendentemente, ci libera dalla riflessione sulla sovrapposizione del contenuto di ‘Anna’ col presente”, afferma Nicola Maccanico, Executive Vice President Programming Sky Italia. Ciò non toglie, però, che vedere questa serie oggi è sconcertante. Dal 23 aprile tutti gli episodi della serie saranno disponibili su Sky e Now. Prodotta da Mario Gianani e Lorenzo Mieli con Lorenzo Gangarossa per Wildside, società del gruppo Fremantle, in coproduzione con Arte France, The New Life Company e Kwaï, “Anna” vede la scrittura a quattro mani di Ammaniti con Francesca Manieri. Al centro del racconto c’è appunto Anna (interpretata dall’esordiente quattordicenne palermitana Giulia Dragotto, scelta fra oltre duemila candidate), tenace e coraggiosa, che parte alla ricerca del fratellino, Astor (che ha il volto di Alessandro Pecorella, 9 anni, anche lui alla sua prima apparizione in tv), rapito da ragazzini malvagi. Fra campi bruciati e boschi misteriosi, resti di centri commerciali e città in rovina, Anna ha come unica guida il quaderno che le ha lasciato la mamma (interpretata da Elena Lietti, vista già ne “Il Miracolo” di Ammaniti) con le istruzioni per orientarsi nella vita, tra istruzioni pratiche e indicazioni etiche: “Il Libro delle cose importanti” (che, sembra aver lasciato intendere la sceneggiatrice Manieri, nel sesto episodio sarà addirittura al centro di un evento chiave) è quello che sottolinea il valore della memoria per qualsivoglia civiltà. Nel cast ci sono anche gli esordienti Clara Tramontano e Giovanni Mavilla, rispettivamente nei panni della perfida Angelica e di Pietro, ragazzino di cui Anna si innamorerà, e Roberta Mattei che nella serie è “La Picciridduna”, l’unica adulta sopravvissuta, che in tv ha uno spazio maggiore di quello che questo personaggio ha nel libro. La serie è ambientata in una Sicilia devastata (oltre che in questa regione, si è girato anche un po’ nel Lazio e in Toscana; il Covid ha sorpreso la troupe, col conseguente lockdown, mentre si girava a Palermo), ma il mondo che vediamo nasce in Ammaniti dalle suggestioni di un quadro: “Giochi di bambini” di Pieter Bruegel il Vecchio, datato 1560, che rappresenta una brulicante veduta della piazza di un paese ospitante gruppi di bambini dai volti adulti che mettono in scena circa ottanta giochi dell’infanzia. A rendere ancor più struggente la visione della serie è la voce di Cristina Donà in “Settembre” a fare da sigla di apertura.
Nicola Maccanico (Executive Vice President Programming Sky Italia) – “C’è molto orgoglio da parte di Sky nell’aver realizzato questa serie di qualità. La serialità tv deve essere larga e pop, anche cercando l’altezza. Una seconda stagione? C’è la nostra totale apertura nello sposare il prossimo lavoro di Niccolò Ammaniti, si tratti del secondo appuntamento con ‘Anna’ o di altro: sarà la sua forza narrativa a dircelo”.
Mario Gianani (ceo di Wildside, società del gruppo Fremantle) – “Niccolò Ammaniti non si accontenta di raccontare, ma mette in discussione il noto. Agli artisti è chiesto di spiazzare gli algoritmi esistenti e con Francesca Manieri ci è riuscito nuovamente: insieme sembra che scrivano sempre il sequel di qualcos’altro e questo rende tutto molto affascinante”.
Niccolò Ammaniti (autore e regista) – “Dopo aver chiuso ‘Anna’ come romanzo, sono tornato a ripensare a questa ragazzina, al come diventa madre senza esserlo, a come immagina il futuro, a questa strana esistenza che ha in mente. È la speranza che muove tutta la storia, è la speranza ad essere la spinta propulsiva: Anna affronta le cose con la speranza, cercando un varco verso il futuro per lei e l’umanità. Ho ripensato ad Anna in una serie corale con più personaggi. La regia la volevo io per vedere da vicino come le mie storie si possano incarnare nei bambini. Centinaia di bambini hanno lavorato con noi e non si sono mai tirati indietro: non ho figli e mi sono ritrovato con una grandissima famiglia”.
Francesca Manieri (co-sceneggiatrice) – “È stata una gioia lavorare per una seconda volta con Niccolò che ha il tasso di idee più alto del mondo, una proliferazione continua. Siamo simili caratterialmente, ma diversi culturalmente: lui nasconde la spiritualità, io sono piuttosto religiosa. Ma abbiamo tutti e due una discreta ironia rispetto all’esistenza”.
Giulia Dragotto (Anna) – “Interpretare Anna mi ha lasciato tante cose belle: è folle, pazza. Ritrovandomi nella sua stessa situazione davvero non so come avrei agito”. Pronta a fare una seconda stagione? “Io avrei continuato all’infinito a girare senza fermarmi!”.
Elena Lietti (la mamma Maria Grazia) – “La madre è una donna fedele a se stessa e ai bambini e a null’altro. In lei vediamo in nuce la libertà di pensiero di Anna. La sua eredità è in quel quaderno che ha scritto: intuisce quello che sta arrivando e dà indicazioni pratiche e istruzioni sull’importanza della memoria, del racconto e del tenere unita la famiglia. I flashback di Anna in cui compare sono il motore di tutta la ricerca del fratellino scomparso”.
Alessandro Pecorella (Astor) – “C’è stata subito una grandissima intesa con Niccolò”, parla come un adulto il bambino che interpreta il fratellino scomparso di Anna e di cui Ammaniti dice: “Alessandro è una grande scoperta, l’ho sentito come il figlio che avrei voluto avere, immediatamente ha capito cosa doveva fare come una star navigata. Mi ha riportato alla sua età”.
Clara Tramontano (Angelica): “È stato fantastico stare dentro questo set, il mio primo set, un’esperienza incredibile, emozionante”. “Il suo personaggio – spiega Ammaniti – è l’antagonista, la cattiva. Clara ha il volto che sembra cattiva, ma è buonissima, molto timida, è stata brava”.
Giovanni Mavilla (Pietro, il ragazzino che s’innamora di Anna): “Con Anna mi sono interfacciato più che con gli altri, è stato divertente, ho imparato qualcosa da lei. Come esperienza in generale, è stata nuova e la rifarei per l’atmosfera da famiglia che si è creata sul set”.
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