“Zero”: la serie sulla metafora dell’invisibilità
“Questa è la storia di un ragazzo che non ha mai avuto la sua età. Non ha neanche un nome, e per comodità lo chiameremo Zero. In realtà non ha mai avuto nulla. Perché la sua è una vita tutta in sottrazione, che ha sempre tolto e ha dato poco…”, comincia così il romanzo “Non ho mai avuto la mia età” (edito da Mondadori) di Antonio Dikele Distefano, dal quale è tratta la serie “Zero”, che approderà su Netflix in 8 episodi dal 21 aprile e visibile in 190 paesi. Prodotta da Fabula Pictures (factory che già ha collaborato con Netflix per le tre stagioni di “Baby”) con la partecipazione di Red Joint Film, la serie gioca sulla metafora dell’invisibilità: dall’essere invisibile agli altri, per nulla notato, un ragazzo diventa “visibile” proprio grazie alla scoperta del superpotere di diventare “realmente” invisibile, cioè di scomparire. L’idea di questo superpotere è venuta all’autore Antonio Dikele Distefano dalla suggestione di “Ferro 3”, il film dove il protagonista Tae-suk, in cella, comincia ad allenarsi per sviluppare una tecnica di illusionismo che fa sì che, sfruttando i punti morti del campo visivo umano, lui sembri invisibile. In “Zero” il protagonista si chiama Omar, ama disegnare vignette, in particolare le avventure di Zero e da qui il suo soprannome (è interpretato dal giovane e bravo Giuseppe Dave Seke). Vive nella periferia milanese del Barrio – coincidenza “Barrio”, che significa periferia in spagnolo, è già un famoso brano di Mahmood, artista che firma anche il tema musicale principale della serie -.
LA STORIA – Omar/Zero vorrebbe andar via da lì, ma la sorellina Awa (Virginia Diop), gli amici Sharif (Haroun Fall), Momo (Richard Dylan Magon), Sara (Daniela Scattolin) e Inno (Madior Fall), e la giovane talentuosa e dolce Anna (Beatrice Grannò) hanno gli argomenti che faranno breccia sulla sua incredibile sensibilità per trattenerlo in città a sostenerli. Il cast è formato da quasi tutti attori alle prime armi con pochissime eccezioni, tra queste Beatrice Grannò (che abbiamo recentemente visto in “Doc” vestire i panni di Carolina Fanti), Haroun Fall, che è entrato al Centro sperimentale di cinematografia, e Madior Fall, già modello ma che aspira a fare cinema.
GIOVANI DI SECONDA GENERAZIONE – “Il mio approccio alla scrittura è sincero – racconta in conferenza stampa streaming Antonio Dikele Distefano (Busto Arsizio, 25 maggio 1992), ideatore e autore di ‘Zero’ -. Qui dentro c’è la mia storia di afroitaliano. Non si parla di un supereroe predestinato, ma di chi accetta la propria diversità. Il romanzo spinge alla riflessione, la serie alla leggerezza”. “È una serie che parla di amicizia, amore e che narra benissimo la comunità – afferma Beatrice Grannò -. Nella storia si ascolta la frase ‘Il mondo comincia a prendersi cura di te, se tu comincia a prenderti cura di lui’ ed è questa l’essenza emozionante del racconto prima del fatto che s’incentri su ragazzi di seconda generazione”.
LA REGIA – “È una serie che racconta un mondo ‘invisibile’ eppure presente, quotidiano. Con un rider, un ragazzo di seconda generazione, come protagonista. È il primo passo verso un universo più ampio, verso un futuro di inclusione e valorizzazione della differenza – scrivono i registi Paola Randi, Mohamed Hossameldin, Margherita Ferri e Ivan Silvestrini in una nota -. Abbiamo tutti già affrontato temi che parlavano di inclusione, multiculturalità, diversità di genere, ma qui abbiamo lavorato insieme all’interno di un progetto comune, condiviso e soprattutto pionieristico, nuovo”. In particolare, Paola Randi ha diretto il primo e terzo episodio, Mohamed Hossameldin il secondo, Margherita Ferri il quarto e quinto episodio, mentre Ivan Silvestrini il sesto, settimo e ottavo episodio.
SUPERPOTERI – Zero ha come superpotere l’invisibilità, l’interprete Giuseppe Dave Seke? “Il mio superpotere – dice il giovane attore – è quello di vedere il bello anche nelle piccole cose”.