Polesine, terra di teatri: il ricordo a Palazzo Roncale di Rovigo

Il debutto di Beniamino Gigli avvenne al Teatro Sociale di Rovigo la sera del 14 ottobre del 1914, appena prima dell’entrata dell’Italia nella Grande Guerra, con La Gioconda di Ponchielli; nel ’44 a debuttare a Rovigo fu Renata Tebaldi nel Mefistofele di Arrigo Boito. Ma dal Sociale sono passati anche Maria Callas, nel ’48 nel ruolo di Aida, e nel 1962, Luciano Pavarotti nei panni del Duca di Mantova nel Rigoletto. Quanta passione per l’opera, il teatro, la musica, il balletto c’è nel Polesine racchiusa in queste date simboliche? C’è traccia documentata di almeno una cinquantina di teatri, attivi anche in paesini di poche anime, persi nel Delta del Po. Un fenomeno che per capillarità di presenze, in un territorio marginale e complesso com’era quello del Polesine, è davvero unico. A ricordarlo è una mostra “Quando Gigli, la Callas e Pavarotti… I Teatri Storici del Polesine” ospitata a Palazzo Roncale di Rovigo dal 26 aprile al 27 giugno. Della stragrande maggioranza di questi teatri non resta che la memoria negli archivi. Il substrato sociale che aveva voluto e sostenuto questi teatri si è indebolito e sfaldato col passare del tempo e, di questo straordinario patrimonio, oggi sopravvivono 7 teatri storici (non è che non ci sono altri palcoscenici nel Polesine, ma questa selezione tiene conto di tre parametri importanti: data di apertura, interesse architettonico e livello dell’attività artistica). Sei di essi sono attivi: il Sociale di Rovigo, innanzitutto, il Comunale ed il Ferrini ad Adria, e quelli di Badia Polesine, Loreo e Lendinara (tutti restaurati anche grazie al concorso di Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, che promuove questa mostra). Per il settimo teatro, quello liberty di Castelmassa, il restauro è in corso. La storia di questi 7 teatri è costellata di grandi debutti, di prime di opere poi diventate celebri, di piccole grandi vicende che sono parte della storia italiana della musica e del costume. Le curatrici della mostra, Maria Ida Biggi e Alessia Vedova, hanno recuperato documentazioni e disegni originali di qualità per sottolinearne il pregio architettonico. Altri materiali, preziosi per valore storico, sono stati proposti alla mostra dai responsabili dei singoli teatri, tutti direttamente coinvolti nel far rivivere al Roncale le loro vere e proprie epopee. La mostra, quindi, presenta i 7 teatri attraverso documenti originali – affiches, libretti d’opera spesso autografati dai maggiori compositori, foto dedicate dai grandi interpreti, diversi e importanti filmati, scenografie, costumi – e le immagini catturate dal fotografo Giovanni Hänninen e dal videomaker Alberto Amoretti. È un’occasione unica per conoscere l’importanza di questi palcoscenici prima di andarli a visitare in loco e toccare con mano la loro storia preziosa: quando il ricordo del passato è ispirazione del presente e del futuro…

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