“Valley Of The Gods”, nuova tappa filmica del visionario Lech Majewski

“Quando faccio un film seguo il flusso immaginifico interiore”, parola di Lech Majewski, poeta, pittore, artista multimediale, compositore, scrittore e regista polacco, che lancia “Valley Of The Gods”, il nuovo film da lui scritto e diretto che sarà distribuito al cinema dal 3 giugno da CG Entertainment in collaborazione con Lo Scrittoio. “Per me un film è un’avventura per entrare in una dimensione diversa e vedere il lato interiore del mondo, un dono che viene dato per arricchire la propria personalità. Ogni film è un viaggio dentro me stesso”. Questa l’essenza della poetica di Majewski che si esplicita in “Valley Of The Gods” che galleggia in una dimensione spirituale per la comprensione dell’esistenza. Il film è un’avventura metafisica sulle nostre essenze, anche sul senso dell’assurdo che le pervade, come le gabbie che si costruisce l’umanità in un perenne braccio di ferro tra bene e male, vita e morte, silenzi e parole, natura e artificio, caducità ed eternità. Il film viaggia su tre livelli: l’enigmaticità dell’uomo più ricco della terra, Wes Tauros (John Malkovich); le credenze sacre dell’antica comunità Navajo (popolo nativo americano stanziato nell’Arizona settentrionale e in parte dei territori dello Utah e del Nuovo Messico); e la crisi creativa di uno scrittore, John Ecas (Josh Hartnett). Tra le figure importanti di “Valley Of The Gods”, spiccano anche la bellezza femminile, incarnata da Bérénice Marlohe, e la fedeltà nel servire, impersonata da Keir Dullea, indimenticabile protagonista di “2001 Odissea nello spazio”. Tra un misterioso castello e ambienti rocciosi, attraverso statue di pietra, opere d’arte, specchi riflettenti e labirinti di porte, si muove ed agita un continuo rimando di simboli equivalenti ad un perdersi per ritrovarsi. Molteplici sono le domande che affiorano. Qual è l’origine dell’essere? Qual è il senso della vita? Quali sono le declinazioni del potere? I soldi possono davvero comprare tutto? Tutti hanno uno o più alter ego, reali o digitali? Il film non dà alcuna risposta, ma apre lo sguardo sul paesaggio che contiene tutte le chiavi di lettura possibili, corrispondenti ognuna alla propria disposizione d’animo e sensibilità. Elementi concreti a cui aggrapparsi in questo viaggio onirico? Ci sono. In particolare, sarà caro agli italiani vedere la Fontana di Trevi, anche se con elementi di computer grafica aggiunti per permettere la collocazione dei cantanti lirici che vi si esibiscono: un modo tutto artistico per ricordare allo spettatore che il percorso visionario che si sta facendo ha il seme ben piantato nel mondo che viviamo.

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