“Futura”, quando la musica si fa ponte di comunicazione
La musica si fa immagine grazie al tocco del regista Lamberto Sanfelice, già apprezzato per la sua opera prima “Cloro” e che torna ora con “Futura”, un omaggio a Massimo Urbani (Roma, 8 maggio 1957 – Roma, 23 giugno 1993), “il nostro genio del sassofono”, come lo definisce in conferenza stampa il sassofonista Stefano Di Battista che, assieme al trombettista Enrico Rava, è mentore della storia ed autore delle musiche originali del film (insieme anche a Lorenzo Cosi e Giovanni Damiani). Il film racconta di Louis, un jazzista di talento, sospeso tra ombre – il rapporto col padre, musicista importante che lo ha abbandonato, ed una vita “notturna” per sbarcare il lunario – e luci – la sua musica e sua figlia -. Niels Schneider (attore caro al regista Xavier Dolan), che lo interpreta, lo definisce “un personaggio in bilico tra il giorno e la notte”. Nel cast ci sono, poi, lo stesso Stefano Di Battista (nei panni del musicista Nico), Matilde Gioli (nel ruolo della moglie che “non è giudicante, ma in attesa del marito”, come osserva lei stessa), Aurora Onofri (che è la figlia Anita), Daniela Vega (acclamata protagonista di “Una donna fantastica” di Sebastián Lelio, premio Oscar come miglior film in lingua straniera, nei panni di Marina Vidal e qui nelle vesti di Lucya: l’attrice cilena colora il film con il suo passato reale di cantate lirica) e Maurizio Urbani (nei panni di zio Maurizio, il reale fratello di Massimo a cui ha dedicato una pagina Facebook per ricordare le sue performance degli anni Ottanta).
Il film “Futura”, prodotto da Indiana Production, MeMo Films, Lalavì Film con Rai Cinema e Rosebud Entertainment Pictures, arriverà al cinema dal 17 giugno distribuito da Adler Entertainment. “La storia e i sentimenti viaggiano attraverso la musica – puntualizza il cineasta Lamberto Sanfelice -. È la musica la chiave di comunicazione tra i personaggi”.
In “Futura” c’è chi è techno, chi è rock, chi è amante dell’opera lirica, ma il punto di incontro di loro tutti è il jazz: sarà, infatti, il jazz a farli ritrovare. Eppure, tra tante belle note, varie sono pure le frasi del film che restano impresse. Fra queste: “a cantare non si guadagna abbastanza” e “(tuo padre) ti voleva bene, ma aveva il terrore di non essere all’altezza”. Nell’immaginario visivo del film, ambientato a Milano, resta scolpito nell’anima il momento onirico girato alle Torri parlanti di Kiefer.
“Questo film è stato un sogno, un regalo – confessa Stefano Di Battista -. Ho pianto, mi sono emozionato”.