Nyo, quando una fine segna un inizio pop latino
Sei anni fa hai fatto parte del cast di “Amici” di Maria de Filippi con la tua band Metrò ed ora ti presenti al pubblico con un progetto da solista come Nyo: perché questo cambiamento e cosa indica il nome d’arte che hai scelto? “Questo progetto è nato da un processo naturale dell’evolversi delle cose. Dopo l’esperienza di ‘Amici’ c’è stata questa scelta da parte nostra di proseguire su strade diverse, nel senso che gli altri membri della band si occupano un po’ più di produzione. Io ho avuto un momento di distacco dalla musica, ma poi ho deciso di tornare perché ho capito che questa è la mia strada. Però comunque io lavoro con loro, nel senso che in ‘Tutto finisce’ del progetto Nyo ci sono in qualche modo anche i membri della band, nel senso che le chitarre sono del mio ex chitarrista, la produzione è del mio ex bassista… Quindi mi piace pensare che siamo ancora tutti insieme, uniti in questo progetto. Questo è il bello del rapporto che si ha tra i membri della band, la nostra vera amicizia. Il progetto Nyo parla di me. Io mi chiamo AntoNIO e volevo un nome che si identificasse con la persona che sono io, non volevo uno di quei classici nomi che potesse trasformare la mia identità, io sono sempre Antonio, quindi Nyo. E poi ho voluto giocare un po’ con dei nomi in spagnolo, perché sono un grande appassionato della lingua spagnola e ogni lettera di Nyo corrisponde ad un nome: la N come navegante, la Y yermo che è un luogo disabitato, un luogo deserto e O obrero, operaio. Nyo è come una rinascita, operaio di me stesso, un luogo deserto dal quale ripartire, ricostruire pezzo dopo pezzo“. Così Antonio Sorrentino, nato il 18 novembre 1991 a Castellammare di Stabia e che dice di sentirsi “un po’ nomade“, cresciuto com’è a L’Aquila e adesso con l’abitazione a Roma per motivi professionali. “Nel futuro – dice – mi immagino in viaggio“. Intanto, per la sua rinascita musicale vara dal 18 giugno il singolo pop latino “Tutto finisce” (distribuzione Pirames International).
Curiosamente, la canzone con cui apri il tuo nuovo percorso s’intitola “Tutto finisce”: è casuale?
“Io penso sempre alla fine come una rivoluzione, si finisce per cominciare un nuovo inizio. Per me la fine è in realtà la chiusura di un circolo per l’inizio di uno nuovo, quindi ancora migliore, più positivo. ‘Tutto finisce’ si riferisce a questo periodo buio della quarantena. Io ho voluto però sottolineare la parte della fine e quindi la gioia di ballare, di ritornare a vivere, di poter guardare al futuro, quindi il riavere di nuovo la libertà. ‘Tutto finisce’ rappresenta questo, quindi sì finisce un periodo, un circolo, ma ne apriamo uno migliore“.
Nella canzone canti: “Hai perso tutto, gli sguardi gli abbracci/E ti senti uno schifo vestendo i tuoi stracci/E ti senti incazzata privata dagli anni/Fanculo a quegli #iorestoacasa/Ma voglio ballare/Solo ballare fino a cadere…“. Quindi qui vuoi manifestare la sofferenza della quarantena e l’energia compressa che ora si sta per sprigionare?
“Esattamente. Questa canzone è nata da delle domande che io ho fatto alle persone che mi seguono sui social, ho chiesto le sensazioni di questa quarantena e in qualche modo ho costruito questo testo proprio su quello che mi dicevano i ragazzi. Quindi c’è stata chi appunto aveva la mancanza degli abbracci, si sentiva isolata, chi aveva la rottura degli hashtag #iorestoacasa, insomma una serie di cose per la quale questa canzone è veramente il risultato delle sensazioni e delle sofferenze di tutti quanti e anche della gioia perché il luogo comune di tutti era proprio quello di tornare a ballare, ma anche in senso figurato non proprio nell’atto di ballare, cioè tornare in gioco, in vita, quindi mi piace pensarla come un puzzle costruito insieme“.
Il testo si muove tra la lingua italiana e quella spagnola, che ami tanto, come mi accennavi. Ciò rivela la voglia di lanciarti nel mercato discografico latino?
“Mi piacerebbe tanto, è uno dei miei sogni, sto cercando di lavorare affinché si realizzi. Questo è un po’ un inizio di qualcosa che scopriremo solo vivendo, perché anche per me ogni giorno sarà una scoperta, ogni giorno prenderò un pezzettino di puzzle, però sì, io vorrei tanto andare oltreoceano“.
Come procederà questo tuo nuovo progetto? Hai in cantiere un album e, Covid permettendo, stai programmando dei live?
“Durante l’anno di quarantena ho scritto tantissimo, quindi c’è un progetto alle spalle. Però questo singolo è veramente un test. Per me è un lancio innanzitutto per far capire che ci sono ancora, che la mia identità è questa. La band era il frutto di quattro persone, il progetto Nyo è Antonio Sorrentino, quindi è la mia identità: voglio consolidare questa cosa qua. Il resto verrà da sé, si vedrà. Comunque ci saranno diversi appuntamenti e invito a seguirmi sempre sui social (nyo_official_)”.
Siamo in estate, in spiaggia preferisci anguria o ghiacciolo? E, quando prendi il sole, di solito che musica ascolti?
“Sicuramente l’anguria e canzoni ritmate e reggaeton che mi danno ritmo e allegria“.