Titta, l’arte come forma di libertà
Un nome d’arte che nasce da un soprannome che le davano d’estate, ha quasi 35 anni e da sempre ama essere un’artista a 360 gradi, quindi il saper cantare, interpretare, scrivere e muoversi con coordinazione in scena: è la fiorentina Titta, romana d’adozione, che sentiamo al telefono a poche ore dalla cerimonia di diploma all’Accademia Ctc di Claudio Insegno e Simone Gallo e alla vigilia dell’uscita in radio (il 25 giugno) del singolo “Ostaggi” (prodotto da Mad Records), brano vincitore del Premio Mogol al Tour Music Fest.
In “Ostaggi” racconti di emozioni che si soffocano nel cibo?
“In realtà, io ho scelto di raccontare un momento emotivo privato mio e l’ho messo su carta, è stato lo sfogo di un momento, perché quando ti senti sopraffatto da un’emozione a volte scrivere è la soluzione migliore. Io c’ho messo tanto per accettare che avevo un disagio e per iniziare a lavorare su di me. Mi piacerebbe poter essere, non dico d’aiuto perché sarebbe troppo presuntuoso, però di dare il là a chi ha il disagio di capire che non si è casi isolati e dar loro la forza per iniziare ad affrontarlo“.
“Ostaggi” è un termine forte. Nella vita professionale ti senti ostaggio di qualcosa o libera?
“Mi sento abbastanza libera. Forse è più nella vita personale che sono ostaggio delle emozioni che ancora devo imparare a gestire bene. Nella vita professionale mi sento libera, il mio amore per il palco è nato proprio da questo“.
“Ostaggi” è il singolo che anticipa un progetto discografico più ampio?
“Sì, un ep. Stiamo già lavorando al secondo pezzo“.
Sei autrice di canzoni. Scrivi anche per il teatro?
“Per il teatro ho fatto molti adattamenti. Con il gruppo teatrale di Firenze ho avuto l’occasione di sperimentarmi nella scrittura teatrale più volte, tra l’altro stiamo portando avanti un progetto scritto durante la quarantena, un lavoro di scrittura di gruppo“.
Quest’estate sarai impegnata sui palcoscenici come cantante e attrice?
“Me lo auguro, ho diversi provini in atto. Di sicuro a luglio sono in teatro a Napoli“.
Il mondo del cinema e della tv ti attraggono?
“Moltissimo. Io prima di entrare in Accademia avevo un unico grande amore, il teatro. Poi grazie all’insegnante che ha curato in particolare la recitazione nel cinema, Fabio Ferrari, ho scoperto il mondo dello schermo così se il teatro è l’amore della vita, il marito, il cinema ora è l’amante“.
Quali sono gli ingredienti della tua estate ideale?
“Musica, condizionatore, acqua, persone che amo e lavoro“.
C’è un brano che hai portato in scena al quale sei maggiormente legata?
“Sicuramente di musical è ‘Cabaret’ di Liza Minnelli, un po’ per il testo, una canzone leggera ma profonda, e un po’ perché è stata la prima volta che ho cantato un pezzo diverso da quelli che mi davano sempre, perché in teatro va rispettato il fisico che uno ha. Perciò questo brano è diventato il mio cavallo di battaglia: potrei cantarlo in tutti i modi, anche se mi appendessero a testa in giù! A livello di prosa, il monologo di Blanche di ‘Un tram che si chiama Desiderio’, sul dolore di questa donna che per diventare forte si è fatta una corazza, in qualche modo ho qualcosa in comune con lei“.
TESTO DEL BRANO “OSTAGGI”
Aspetti in penombra che si spenga la luce
Non hai voglia di niente senti solo una voce
Una fitta alla pancia e una lacrima scende
Una voce nella testa che ripete martellante
È un dolore un amore una paura un’altra scelta
Se non vuoi o non puoi rispondere mangia anche stavolta
Pizza schifezze anche solo caramelle
Sono solo un palliativo sono stucco per le falle
Dammi cibo saporito anzi cibo spazzatura
E prometto che stavolta non la senti la paura
Poco importa se alla lunga darà un po’ come una droga
Non pensarci dammi retta, non metterti alla prova
Cioccolato dolci patatine fritte, dammi qualcosa per zittire le sconfitte
Trova un sapore che sia forte e deciso che sposti l’attenzione e finga un mio sorriso
Quella voce nella testa che ti mangia come un tarlo
Senti che ti mangia dentro ma ti scopri ancora a farlo
Carezze che tu non hai ricevuto, o forse non come avresti voluto
E ti senti una stronza, e ti senti una merda
È un miraggio un inganno che ti impone obbedienza
Non dici quel che pensi, non vuoi mai disturbare
Ancora nutri il buco e ti lasci mangiare
Cioccolato dolci patatine fritte, dammi qualcosa per zittire le sconfitte
Trova un sapore che sia forte e deciso che sposti l’attenzione e finga un mio sorriso
E non sei mai abbastanza
E invece sei abbastanza
Prendi un respiro che sia forte e deciso
Respira l’emozione e mettici un sorriso
Dai, alza la testa, solo per oggi
Il cibo? È solo un ladro
E le emozioni i suoi ostaggi