G.Patty, l’hip hop come stile di vita
“La mia arte magari può risultare un po’ bizzarra, però spesso e volentieri ha profondità dietro ad un’apparente superficialità, tipo la stessa canzone ‘Però Yey’. Subito se ascolti solo il sound può risultare quasi una canzone pop dal ritornello, il sound suona bene, è ballabile; però se vai a leggere il testo capisci che non è così superficiale come canzone. Ed è un po’ il gioco che faccio in tutte le cose che combino, dalla musica all’arte, alla fotografia: cerco di creare comunque ossimori. Questo è un po’ il mio modus operandi“, così G.Patty, al secolo Niccolò Colella, classe 2000, della provincia di Treviso, che è appena uscito in radio e in digitale con “Però Yey” (Greylight Records).
Quando hai scritto quest’ultimo brano e che flusso di sensazioni ed emozioni hai voluto comunicare con esso?
“Ho scritto questa canzone ad ottobre dell’anno scorso ed è successo dopo un bel po’ di casini capitati con i miei amici a causa di problemi con la legge diciamo, quindi quando vanno ad inserirsi dei problemi del genere all’interno di gruppi o di compagnie, di qualsiasi tipo di relazione, finisce che si distrugge tutto e inizi a vivere momenti molto pesanti e brutti, quindi il flusso è arrivato da quello. Era un cercare un attimo di risvegliarmi, quindi ho buttato tutto dentro la canzone“.
Come stai dopo questa esperienza? Ti senti liberato da quel momento scuro scrivendo questa canzone?
“Sì, mi sono liberato perché mi funziona quasi da autoanalisi. Io quando ho qualcosa di pesante addosso che dopo venga convertito in una canzone stupida o in una canzone triste comunque deve provenire da qualcosa dentro… C’era una persona che diceva: vivere male per scrivere bene… Questa è un po’ la realtà dei fatti per come me la vivo“.
Questo singolo è il biglietto da visita di un progetto discografico più ampio, come un ep o un album?
“Sì. All’inizio avevo un disco, ma dato che sono un emergente e ci vogliono molti soldi per prodursi un disco, ed io ho uno stipendio base medio, penso che opterò per un ep: tirerò fuori meno tracce, ma più pensate, magari qualcosa di concettuale“.
Cos’è per te l’hip hop?
“Per me l’hip hop innanzitutto è uno stile di vita, questo è poco ma sicuro. È un’attitudine, un modo di prendere le cose, di vivere l’esterno, di vivere fuori la strada, dentro in casa. Sembra quasi stessi parlando di una religione, però per chi lo vive come lo vivo io è quasi effettivamente una religione, proprio un modo di condividere, di seguire i propri ideali, comunque ribellarsi a chi ti vuole imporre determinate cose, stupidaggini. Insomma l’importante è sempre essere veri, che quella è la prima cosa“.
Sei rientrato in Italia a causa del Covid, tornerai presto a Londra?
“Sì, assolutamente“.
C’è una strofa di una tua canzone che più ti rappresenta?
“Non te ne saprei dire una specifica. Però te ne potrei dire una che rappresenta un po’ il mio carattere: odio chi ti cerca se è solo, amo chi sa starmi vicino“.
La tua estate ideale?
“Mi piacerebbe davvero un’estate prendere e andare in Sudafrica o in Centro Africa e magari fare volontariato“.