“Naufragi”, un film intenso e niveo al servizio di un animo puro e ferito
È un film toccante, che arriva alle persone procedendo per silenzi (riempiti dalla delicatezza della musica di Piernicola Di Muro) e gesti semplici, “Naufragi” (durata 100′), scritto e diretto da Stefano Chiantini, con protagonista Micaela Ramazzotti. “Il film è nato pensando a Micaela – afferma in conferenza stampa Chiantini -. La sua emotività, forza, passione e fragilità li ho riportati nella protagonista“. Il film racconta di Maria (Ramazzotti) e il suo modo genuino e candido di vedere il mondo. Ha un compagno, Antonio (Mario Sgueglia), e due figli, Giuseppe (Lorenzo McGovern Zaini) e Anna (Mia McGovern Zaini). Un giorno accade qualcosa che rompe quel loro equilibrio precario che si fa forza del loro reciproco e sconfinato amore. Il film è stato realizzato in pieno Covid a Civitavecchia, che però non viene mai citata, quasi a divenire un luogo dell’anima, perché questo viaggio cinematografico di Chiantini si muove “nell’animo umano femminile alle prese con l’elaborazione del lutto e il bisogno di resilienza“. Da qui l’assenza totale delle comparse nell’assecondare un racconto che sottrae alla messinscena per essere al servizio dell’interiorità di Maria che vive dell’affetto incondizionato del marito e dei figli. Nel film la solitudine di Maria non vuole trasformarsi in una denuncia delle istituzioni, ma vuole essere un focalizzarsi su un’anima pura ferita. Al regista basta che tutto sia credibile, e lo è, ma non vuole dare spiegazioni sul perché lei sia sola davanti al dolore. “Maria è nata storta, ha il mal di vivere, è una bambina insieme ai suoi figli. Io sono appassionata di debolezze umane e di tutti i personaggi che la rappresentano nella loro paura di vivere, vulnerabilità, fantasia e stravaganza – dice Micaela Ramazzotti -. Alla fine Maria cade in ginocchio e si accende per lei una luce di speranza“. Ad un certo punto, Maria condividerà uno spazio vitale con Rokia, una emigrante interpretata da Marguerite Abouet, scrittrice e fumettista ivoriana, alla sua prima prova da attrice. “Maria e Rokia – osserva Abouet – hanno in comune un passato doloroso, perciò indossano una corazza che le rende diffidenti, non riuscendo ad avere fiducia in nessuno, poi, incontrandosi, superano la sofferenza che le unisce“. “È difficile fare un film sul dolore – osserva Samanta Antonnicola di Rai Cinema, che produce questo lavoro assieme alla World Video Production di Andrea Petrozzi, in coproduzione con la francese Offshore -, ma Stefano Chiantini lo ha fatto senza intermittenze, con una linea continua di coinvolgimento e grande empatia“. Per restituire naturalezza al racconto, Chiantini ha girato con la macchina a mano le scene di Maria con i figli in modo da lasciare loro la massima libertà d’azione. “Ho scelto per i figli – evidenzia il regista – due fratellini per aiutarli ad essere in scena e a raccontarsi. Mia e Lorenzo sono stati bravi e recettivi. Più che un copione la loro parte era un canovaccio. Fare ‘Naufragi’ per me era un mettermi a disposizione del film, dell’emozione e dei personaggi. Mi sono lasciato trasportare dall’istinto, grazie ai collaboratori che mi hanno seguito, da Claudio Cofrancesco, direttore della fotografia, al montatore Luca Benedetti. Per me il set è un territorio di ricerca, per questo se posso giro in ordine cronologico“. Il film, struggente e puro, sarà disponibile in streaming per la Adler Entertainment su Apple TV/ iTunes, Google Play, Amazon TVOD, Rakuten e Chili dal 9 luglio e dal 16 luglio su Sky. “Naufragi” potrebbe essere accarezzato dalla poesia di Giuseppe Ungaretti: “E subito riprende/il viaggio/come/dopo il naufragio/un superstite/lupo di mare”. (“Allegria di naufragi”). Quel “lupo di mare” qui è Maria.