“Tigers”, il rigore nel calcio non è solo quello dal dischetto

Non c’è solo la gioia del goal, ma anche il sacrificio per arrivarci. È un pugno nello stomaco il film “Tigers” che pone l’accento sul “rigore” da rispettare per raggiungere i risultati in campo. Il cineasta svedese 36enne Ronnie Sandahl racconta una storia sulle pressioni che i giocatori subiscono, causa di ansia e depressione, invitando a riflettere sull’importanza della salute mentale nello sport. Liberamente ispirato alle vicende dell’ex talento del pallone Martin Bengtsson riportate nel libro autobiografico “In the Shadow of San Siro” (“Nell’ombra di San Siro” del 2007), il film narra la passione per il calcio che si trasforma in ossessione in un giovane fragile che vive in un ambiente rigoroso che ti regala le possibilità economiche per la trasgressione ma pretende dedizione assoluta, lasciando oscillare i più deboli tra sudore e festini non sempre leciti, relegandoli così infaustamente alla solitudine. Forse perché è una storia vera, il film è un’autentica lezione di vita. Ci si compenetra con Martin Bengtsson (classe 1986), che ha fatto il suo debutto nella massima serie svedese con l’Örebro SK all’età di 16 anni, per poi essere ceduto l’anno successivo all’Inter, quindi venendo catapultato in un Paese dove non conosceva la lingua e in uno spogliatoio dove ha rasentato il bullismo, con una situazione di partenza non facile avendo una situazione familiare difficile. La vita di Martin Bengtsson ha avuto così un inizio duro, nonostante il talento espresso in campo. Oggi però è un affermato autore, sceneggiatore e drammaturgo (la sua produzione più recente è il programma televisivo “Agent Hamilton” del 2020 per TV4/CMore). Ce l’ha fatta? Sembrerebbe di sì: se il sogno da bambino di diventare un grande calciatore si è infranto, la sua testa si è rialzata. Il suo è l’esempio palese che prima di tutto viene il proprio benessere psicofisico. “Tigers” (durata 116 minuti), un film di produzione internazionale – sono interessate Svezia, Italia, Danimarca -, sarà nei cinema dal 22 luglio in versione originale con sottotitoli e in versione doppiata in italiano, distribuito da Adler Entertainment. La storia rientra nella trilogia che Ronnie Sandahl ha incentrato su personaggi e aspetti psicologici, finanziari e politici dello sport. Il primo film è stato il dramma psicologico sul tennis “Borg McEnroe” del 2017, diretto da Janus Metz, con Shia LaBeouf, Sverrir Gudnason e Stellan Skarsgård. Il terzo film, “Perfect”, diretto da Olivia Wilde, è di prossima uscita ed è ambientato nel mondo della ginnastica femminile americana. “Tigers”, invece, è l’unico film della trilogia che “ho scelto di dirigere io stesso, forse perché era il più pericoloso dei tre, il più disordinato e il più personale – scrive nelle note di regia Sandahl –. Il risultato è un libero adattamento della storia di Martin Bengtsson: libero nel senso che alcuni dettagli biografici sono stati modificati, ma sempre teso a raggiungere la massima verità emotiva. La mia ambizione è sempre stata quella di ottenere un conflitto tra il lucido e il sordido: un film d’autore crudo e spigoloso, ma ambientato all’interno di un’industria superficiale, luccicante ed estremamente commerciale come quella del calcio. Raccontando la storia dell’ossessione di un adolescente di sfondare nel mondo del calcio, e facendolo nel modo più soggettivo possibile, ho visto la possibilità di realizzare un dramma di formazione in un mondo dove tutto e tutti possono essere comprati e venduti. Oppure, se si vuole: il film è uno specchio deformante della nostra società capitalista e patriarcale“.

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