Michael Sorriso: “La musica è il mezzo per riuscire a comunicare nel miglior modo possibile”

Ha iniziato un nuovo progetto artistico con tre brani importanti e diversi – “Molototov”, “Maremoto” ed ora “Pianoforti” –, ecco come descrive questo percorso: “È il primo step professionale per me nell’ambito musicale. Dopo anni di gavetta, ho finalmente raggiunto questo primo contratto discografico e queste qui sono le prime uscite che ho fatto con la major, con Dogozilla e Sony Music, quindi sono i primi lavori che considero realmente fatti in modo professionale, ai quali ho lavorato con criterio, dedicandoci tempo, con persone competenti. Sono il mio primo step nel mondo degli adulti della musica”. Michael Sorriso, all’anagrafe Michael Lorenzelli, nasce a Torino il 5 settembre del 1990 e cresce a Collegno, nella prima cintura torinese. Si avvicina al rap verso i 15 anni e sperimenta da subito il palco grazie alle prime battle di freestyle. Da venerdì 5 novembre è possibile ascoltare “Pianoforti”, brano prodotto da Danny Bronzini, accompagnato da una cover realizzata dal visual artist e designer torinese Woc.

Tra questi primi tre brani ce n’è uno al quale sei particolarmente legato?

Sono molto diversi tra loro, in ognuno mi esprimo su un argomento molto diverso. Presumo che quello a cui sia più legato sia ‘Maremoto’, per un insieme di cose, soprattutto per il lavoro sullo strumentale. In realtà, anche alle altre canzoni sono affezionato. ‘Pianoforti’, ad esempio, era lì nel cassetto da diverso tempo e ci tenevo che uscisse”.

“Pianoforti” è il ricordo di un amore: la canzone è autobiografica?

Sì, assolutamente. È il racconto di un incontro fortuito avvenuto con il mio primo grande amore a distanza di anni, con tutte le tentazioni”.

Di “Maremoto” colpisce il messaggio sull’ambiente. Dal nome della tua crew di qualche anno fa, “Milizia Postatomica”, deduco che da sempre hai questa sensibilità. Quanto la musica può essere virtuosa nel sensibilizzare sui temi ambientali?

Secondo me, la nostra generazione vive maggiormente sulla sua pelle il cambiamento climatico e, volente o nolente, si trova a doverlo affrontare. Come in ogni ambito, credo che la musica possa sempre essere un ottimo punto di partenza, un ottimo spunto per aprire dei dialoghi e delle riflessioni. Non so quanto poi effettivamente possa cambiare le cose, però sicuramente riesce a sensibilizzare e a portare in auge anche dei temi magari non così importanti come questo”.

A Torino stanno crescendo tanti artisti rap. Qual è l’humus culturale attuale della città e quanto ti rispecchi in esso?

Torino è veramente in un momento di fervore, ci sono un sacco di ragazzi che a modo loro fanno musica in maniera seria, professionale, cercando di uscire dalla città e molto di più di quanto non fosse negli anni passati. Io mi sento un torinese doc, ho sempre organizzato anche eventi anni or sono, underground, di rap; ho sempre cercato di dare una mano alla scena della città. Però ad oggi quel senso di appartenenza da cittadino si è un po’ modificato. Torino prima era una città con una certa valenza culturale e ad oggi, secondo me, è un po’ cambiata la cosa, nel senso che il rap non è più propriamente torinese nel modo di farlo, è un po’ più internazionale. Però comunque c’è tanto movimento, Torino è in continua crescita”.

Quale cifra stilistica, marchio di fabbrica tuo, ti riconosci nei testi e nel sound e ti piacerebbe arrivasse al pubblico?

Io spero che arrivi soprattutto il mio pensiero dalle mie canzoni, quindi riuscire a comunicare quello che penso, quello che provo, rispetto a determinati temi. Per farlo al meglio vario anche molto a livello di sonorità a seconda appunto della tipologia di canzone, perché ci sono canzoni che hanno molti più strumenti e altre che sono più minimali con beat fatti esclusivamente al computer. Se dovessi ambire ad uno status, ad oggi, è appena uscito il disco di Marracash e mi viene facile usarlo come metro di paragone, per quanto possa essere inarrivabile. Però diciamo che la musica è sempre un mezzo per riuscire a comunicare nel migliore modo possibile dal mio punto di vista. Il genere di riferimento è il rap, ma diciamo che mi piacciono tutti i generi di sonorità; quindi, può essere che ci siano sempre delle migliorie a livello musicale, dei cambiamenti nel corso del tempo, delle prossime uscite”.

Cosa stai preparando?

Sto lavorando ad un disco che è praticamente pronto. Spero che veda la luce il prima possibile. Sarà un album con tanta musica strumentale e tanti ottimi musicisti che hanno collaborato a crearlo”.

Per il 2022 cosa ti auguri?

Mi auguro che si possa realmente fare i live e calcare i plachi senza ansie, auspicando di poterlo fare in maniera consistente e frequente”.

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