Rosaria Cianciulli: “L’applauso del pubblico è quella forza in più che un set non ha”
“Al momento non posso chiedere di più, quando mi sveglio la mattina faccio quello che mi piace ed in più raccolgo anche l’applauso del pubblico”, è spumeggiante Rosaria Cianciulli, l’attrice ventisettenne che per un altro weekend (fino al 28 novembre) è in scena con “L’irrealtà quotidiana” al Teatro Le Sedie di Roma (via Veientana Vetere 51) nel doppio ruolo di una bella turista e di una seduttrice. “Il debutto lo scorso fine settimana è andato benissimo. Questo teatro off piccolino aggiunge quel tocco di intimità che dal palco ci fa vivere l’emozione di un pubblico partecipe di risate che ci riempie di gioia”. Nata a Montella (Avellino), Rosaria Cianciulli a soli 18 anni ha fatto i bagagli per studiare cinema in America. Ne è tornata carica di progetti. Ambiziosa? Volenterosa? Caparbia? Sicura di sé?
Rosaria, un tuo pregio e un tuo difetto?
“II mio pregio è la puntualità. Quando ho iniziato a studiare mi dissero la frase che ‘quando arrivi in orario sei già in ritardo’. Da lì ho detto che dieci minuti prima deve essere lo standard per me. Un mio difetto è che devo imparare a farmi scivolare di più le cose addosso, ma sto imparando”.
Stai portando in scena due donne in cerca dell’amore nello spettacolo “L’irrealtà quotidiana”, due atti unici di Roberto Leoni. Puoi descrivere i tuoi personaggi?
“Questi due atti unici molto comici, surreali, divertenti e leggeri mi hanno dato la possibilità di mettere in scena due donne molto dolci e in cerca dell’amore. Samanta in ‘Pirandello ending’ è una sognatrice, è una donna che vuole tornare dall’amore della sua vita. Lorenza, nel secondo atto ‘Contrappasso’, invece è una ragazza di oggi che soffre perché tradita da un amore e cerca una piccola rivalsa andando alla ricerca di giochi erotici. Roberto Leoni è un autore meraviglioso ed è un onore poter lavorare con un artista così grande che rende il mio lavoro molto più semplice, perché scrivendo bene una sceneggiatura dà a noi attori la possibilità di poterci divertire e darci modo di poter spaziare con le sue parole in un mondo di sentimenti. In questi due atti unici si fonde la realtà con l’irreale e si dà spazio per poter esplorare sia personaggi che sono veri ma non lo sono, che personaggi reali che forse hanno un po’ di surrealtà in loro, come Lorenza”.
Hai studiato negli Stati Uniti per diventare attrice, poi ti sei occupata di produzione e ti sei esibita come performer di Burlesque col nome Venus Pop. Ora affronti il palcoscenico e sei in scena con Giovanni Visentin che ha lavorato, tra l’altro, con Castellitto, Argento, Giordana, Andò: quali sono i tuoi desideri per l’imminente futuro?
“Questo spettacolo è stato davvero il mio debutto a teatro in Italia, ed averlo fatto con Giovanni Visentin, che è un grandissimo attore e un partner meraviglioso, è stata una fortuna. Poi c’è anche Alessandro Giova, che è un grandissimo attore di teatro italiano: mi ha trasportato nel suo mondo e nei suoi personaggi in modo bellissimo. Per il mio futuro mi aspetto che questo sia soltanto un grande inizio e di poter cominciare a lavorare di più nei teatri in Italia, a Roma, e poi anche sul fronte del cinema e della televisione, perché la mia preparazione è cinematografica. A New York e Los Angeles ho studiato recitazione per film e televisione, quindi, vengo più dalla cinematografia, ma ovviamente questa esperienza a teatro è meravigliosa e spero di poter continuare a teatro con progetti che in realtà già stiamo cominciando a mettere su: un futuro bello si sta per avvicinare…”.
Quindi già hai qualche progetto nuovo che bolle in pentola?
“Qualcosina, stiamo mettendo su qualcosina con un’amica scrittrice, ma poi c’è anche l’idea di portare in giro lo spettacolo ‘L’irrealtà quotidiana’. Ci sono anche spettacoli di burlesque nel prossimo futuro. Tante cose che bollono in pentola e, quindi, è ora di mettersi sotto!”.
Quali sono le emozioni che ti regala il palcoscenico e quali un set cinematografico?
“Sono due esperienze completamente diverse. Il cinema è fatto più di attese, arrivare lì, fare quel che devi fare, esplorare un mondo interno apparentemente più piccolo davanti alla camera, ma infinitamente grande all’interno del tuo stomaco; mentre il teatro ti regala ogni sera un’emozione diversa. Hai il pubblico, non sei solo, quello che succede, succede nei tempi in cui deve succedere, quindi, è tutto reale, è tutto vivo in quel momento e l’applauso del pubblico è quella forza in più che la camera non ha. Il pubblico dal vivo è sempre quell’emozione. Per fortuna siamo arrivati in questi mesi a poter vivere il teatro con la capienza al 100 per cento, quindi, davvero poter vivere questa esperienza con serenità e in sicurezza sia noi che chi ci guarda”.
Sei originaria dell’Irpinia, della tua terra cosa porti sempre nel cuore quando viaggi?
“Io la mia terra la porto con me sempre, ho sempre degli oggetti che mi porto dietro, oltre all’accento, il dialetto, perché ci vuole tanto lavoro di dizione per potersi ripulire, quindi, la parte naturale mia mi porterà sempre un po’ a parlare il dialetto con la mia cadenza! Io sono fortunata, perché vengo da un paesino che ha una comunità che mi ha mostrato sempre il suo affetto e supporto, anzi molte persone sono venute qui a Roma a vedere il debutto dello spettacolo, quindi, come non ringraziare il mio fantastico paese, Montella, perché da sempre mi segue, da quando sono partita per l’America”.
Qual è il tuo più grande desiderio professionale?
“Il sogno è un film diretto da Tim Burton con Johnny Depp, Lady Gaga, Helena Bonham Carter, una sciocchezza (sorride, ndr)… Magari un giorno si realizzerà, chissà!”.
Mi ha colpito che hai prodotto “Leonarda”, il corto sulla donna conosciuta come la Saponificatrice di Correggio, tua lontana parente: è il modo con cui hai voluto esorcizzare questa vicenda?
“Avevo l’occasione di poter creare qualcosa dal nulla per la mia tesi di laurea a Los Angeles e sapevo esattamente che volevo raccontare qualcosa di me e della mia terra. Avevo la fortuna di poter essere all’estero ma dovevo raccontare qualcosa che mi appartenesse. La storia di Leonarda Cianciulli è famosissima, questa mia lontana parente che è stata la prima serial killer donna italiana. Non era solo questo l’appeal della storia, ma anche il modo in cui lei uccideva le persone che raccontava una storia molto più ampia della mia terra, ovvero come da noi si uccide il maiale a gennaio per utilizzare tutte le sue parti così come lei delle persone utilizzava tutto: il sangue, le ossa e il grasso per fare i biscotti ed il sapone. È sì una storia brutta, in famiglia ne abbiamo parlato perché mi hanno detto ‘ma davvero tu devi raccontare questa storia?’, però gli ho spiegato che da un punto di vista di un personaggio e per un film era stupendo poter raccontare una storia così importante. In più per me era tanto poter portare la mia terra in America; infatti, molti degli oggetti di scena sono arrivati dall’Italia perché ci tenevo ad avere un look autentico. Quella era la prima volta che ho recitato in italiano, l’ennesima sfida, perché volevo la tradizione e il dialetto nel cortometraggio. C’è anche una piccolissima parte in dialetto, perché Leonarda era nata e cresciuta nel mio paese di origine, Montella, e poi si trasferì; la parte di sua madre l’ho fatta fare a mia madre, che devo dire è una grande attrice. Ho scelto mia madre, perché avevo bisogno di qualcuno che mi parlasse il dialetto della mia terra, e mia madre è perfetta. Il film è tutto girato in America, a Los Angeles, ma in italiano, con attori italiani, quindi, l’ho presentato sottotitolato. Questo corto l’ho scritto, interpretato e prodotto”.
La produzione quanto ti coinvolge?
“La produzione è una cosa che ho scoperto grazie a questo cortometraggio, un aspetto del cinema che mi affascina tantissimo, che mi piace e che riuscivo a fare. Negli ultimi anni mi ero un po’ allontanata dalla recitazione proprio per capire questa strada della produzione, lavorando come coordinatrice di produzione per Pietro Marcello nel film ‘Martin Eden’ che è stata un’esperienza meravigliosa, perché ho scoperto questo mondo della produzione che è tutt’altro mondo rispetto alla recitazione, ma bello anche quello, affascinante, pieno di ritmi serrati e forti emozioni. Poi, però, una parte di me ha detto: cosa vuoi fare? La produzione sì ti piace, però il cuore è da un’altra parte, quindi, segui ancora il cuore per ora, torna a fare quello per cui sei partita…”.
Quindi un futuro da attrice…
“Me lo auguro, perché è una grande passione e un bellissimo lavoro che impiega e ti richiede tante energie che sono disposta a mettere”.
Un suggerimento ad un ammiratore: qual è il tuo fiore preferito?
“Non ce l’ho. Vediamo chi sceglierà il fiore che diventerà il mio preferito!”.
Sotto l’albero a Natale cosa vorresti trovare?
“Istintivamente? Un nuovo paio di scarpe per il burlesque”.