Pierfrancesco Diliberto, cineasta profeta e poeta

L’arte deve saper guardare al futuro. In questi ultimi anni sembrava una qualità quasi scomparsa dal mondo del cinema. Oggi è una bellissima sorpresa scoprire che c’è un autore e un regista che questo lo fa e lo sa far bene. Lui non è che non abbia dimostrato in passato di non avere una marcia in più. Ha esordito al cinema nel 2013 con un grandissimo film di denuncia, “La mafia uccide solo d’estate”, ma a questa dote adesso aggiunge la visione del futuro che ci aspetta se continuiamo per la strada che abbiamo intrapreso: la tecnologia da uomini liberi rischia di asservirci. È un film senza speranza? No, è una sorta di favola, se i protagonisti hanno proprio i nomi di Arturo e la sua amata, come nel primo film. È questa, certo, una fiaba amara, ma i maestri in questo sono proprio i grandi fratelli Grimm. Pierfrancesco Diliberto, che firma la regia per esteso col suo nome anagrafico (così come la sceneggiatura scritta a quattro mani assieme a Michele Astori) e nel cast col nome d’arte Pif, qui ci racconta quanto possa essere subdolo e frustrante il rapporto con il virtuale, in particolare con l’algoritmo che si fa deus ex machina delle nostre vite. Le app, infatti, dapprima ci seducono con le loro sorprendenti possibilità, ma poi si fanno tentacolo sui nostri dati, fino a incatenare ogni nostra azione e volontà. È parossistico tutto ciò? Forse, ma non lontano dalla realtà. Scegliendo attori bravi, dai protagonisti, Fabio De Luigi e Ilenia Pastorelli, passando per Valeria Solarino, Maurizio Marchetti, Maurizio Lombardi, Eamon Farren ed anche un cameo di Maurizio Nichetti, Diliberto racconta di Arturo, un manager che, senza sospettarlo, introduce l’algoritmo che lo renderà superfluo nella sua azienda al punto che dovrà adattarsi a lavorare come rider per una multinazionale super tecnologica, la Fuuber. Il titolo del film è emblematico della nostra reazione all’essere risucchiati dal vortice del mondo virtuale: “E noi come stronzi rimanemmo a guardare”. Facendo questo film, di certo, Diliberto esce fuori da questo gruppo inattivo, cercando di aprire gli occhi a tutti noi. In più, dote dei grandi artisti, è in grado di offrire, oltre alla denuncia e allo sguardo sul futuro, anche tanta poesia: quella non sdolcinata e che muove le corde giuste delle emozioni e dei sentimenti, cose che appartengono solo ad un animo gentile.

Presentato come Evento Speciale alla Festa del Cinema di Roma, il film è disponibile su Sky Cinema. “E noi come stronzi rimanemmo a guardare” è assolutamente da vedere, perché è un racconto che con grazia fa comprendere che, forse, qualcosa si può ancora fare prima di essere inghiottiti da una spirale senza via d’uscita quale è diventata la tecnologia oggi, che ci illude per imprigionarci, una sorta di Paese dei balocchi di Carlo Collodi.

You May Also Like

Passaparola: “Io sono un po’ matto. E tu?”

“Juniper-Un bicchiere di gin”, la convivenza impossibile tra una nonna e un nipote stregherà il pubblico

La lezione di resilienza di Antonietta De Lillo

“Dadapolis”: artisti di Napoli a confronto sul nonsenso