“True Mothers”, il più dolce teorema dell’essere mamma

È di una delicatezza inusitata il film “True Mothers” (“Vere Madri”), scritto e diretto da Naomi Kawase, da oggi, 13 gennaio, al cinema distribuito da Kitchen Film. La cineasta che ci ha sorpreso con la soavità di “Le ricette della signora Toku” torna con una storia intensa scelta nel 2020 per rappresentare il Giappone ai Premi Oscar. Dotata di una grazia fuori dal comune, Naomi Kawase riesce a narrare l’essere genitore da due punti di vista opposti e vicini: chi non può avere un figlio e lo adotta, e chi lo ha in un’età troppo giovane per poter decidere di tenerlo con sé ed accudirlo. Tra queste due mamme in primo piano se ne vedono altre agire agli estremi: da chi protegge il figlio ad ogni costo e chi lo schiaffeggia per il solo fatto di pensarla diversamente. A muovere il film è il valore dell’accoglienza e del rispetto dell’altro senza pregiudizi, nella convinzione che casa è dove c’è amore e calore indipendentemente dai legami di sangue. La comprensione dell’essenza dell’altro nella sincerità dei sentimenti è vivida al punto che quando i 139 minuti del film giungono al termine si resta ipnotizzati dalla dolcezza della sigla finale che premia lo spettatore che resterà ad ascoltarla fino alla fine: si udirà la voce di un bambino che pronuncerà una parola chiave, tale da riscaldare il cuore e sciogliere in lacrime di commozione un vortice di emozioni. “True Mothers” è un film semplicemente incantevole: è il teorema dell’essere mamma svolto con un tatto di struggente poesia.

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