“Gli anni belli”, un tuffo agrodolce nell’estate 1994
Spiaggia, falò e lettura delle carte in un momento storico preciso, estate 1994, in pieno primo governo Berlusconi, quella in cui Roberto Baggio sbagliò il calcio di rigore nella finale dei Mondiali Usa: è il film “Gli anni belli”, esordio al lungometraggio del cineasta Lorenzo D’Amico De Carvalho, nipote della immensa Suso Cecchi D’Amico. “Con nonna – ricorda in conferenza stampa – facevamo lunghe passeggiate inventando storie di animali ricche di dialoghi. Lei aveva un grande spirito di accoglienza, era la mamma di tutti e credo di aver ereditato da lei il senso di narrazione”. Una propensione al racconto definita “incredibile” dalla compagna di vita da 13 anni (moglie da 10), la cineasta Anne-Riitta Ciccone (regista e sceneggiatrice), dal cui soggetto abbandonato in un cassetto da almeno vent’anni (redatto dopo il suo secondo film “Le sciamane” del 2000) hanno lavorato a quattro mani per 102 stesure dando vita a un film sull’adolescenza e la voglia di cambiamento pervasi da “quell’inquietudine emotiva di quel periodo che ci portiamo ancora dietro”, come osserva Fulvio Firrito di Rai Cinema, che coproduce il film assieme a Bendico, Hora Mágica / Art & Popcorn e Rtp – Rádio e Televisão de Portugal, un intreccio colorato Italia-Serbia-Portogallo, paesi in cui il film sta per uscire (nelle sale italiane arriva il 7 febbraio). È una storia, quindi, molto italiana, ma con una finestra aperta verso l’estero. Nel cast artistico spiccano: Maria Grazia Cucinotta, Ninni Bruschetta e Romana Maggiora Vergano, rispettivamente madre, padre e adolescente che da sempre fanno le vacanze nel solito camping che prende vita alla Calabrisella che affaccia sul Golfo di Squillace (ma alcune scene sono state girate anche nel Lazio e in Sicilia); Stefano Viali che interpreta il capo villaggio; Rosalia Porcaro che dà il volto all’amica mentore; e Ana Padrão, attrice portoghese che veste i panni di un’ammaliante e colta straniera. Personaggi chiave per leggere la storia sono Adele, che “non accetta il lasciarsi vivere ed osa”, come sottolinea Maria Grazia Cucinotta che la interpreta, e il capovillaggio, che “non si ferma davanti a niente: delira ma crede in ciò che fa”, come osserva Stefano Viali che gli dà forma “giocando col berlusconese, interpretando spesso – ricorda – la parte più estrema della fantasia di Lorenzo D’Amico De Carvalho e Anne-Riitta Ciccone”, con cui ha più volte lavorato. A rendere nostalgicamente agrodolce la visione del film sono le emozioni di Anne-Riitta Ciccone, che in quel soggetto racconta “l’ultima vacanza in campeggio con i suoi prima del divorzio” e il regalo delle riprese, realizzate col drone in seconda unità, su Torre Faro, frazione del comune di Messina, già ritratta nel suo film “L’amore di Marja”. Per la bella esperienza condivisa, gli attori caldeggiano una serie tv “Gli anni belli”. Ci sarà? Intanto, c’è il film che narra quell’adolescenza divisa tra l’affermazione personale dell’essere riconosciuti adulti e lo sciogliersi ancora nell’abbraccio dei genitori, un’età spesso caratterizzata da “naturale polemica e aggressione verbale, proprie del personaggio di Elena”, come evidenzia Romana Maggiora Vergano che dà corpo e voce ad una sedicenne che dice di avere qualche anno in più e che s’infervora per manifestazioni dal gusto politico contro gli abusi di potere. “I meccanismi dell’adolescenza sono sempre gli stessi per tutti, solo che cambiano i termini, quello che ieri era ‘scialla’ oggi è ‘bomba’”, sottolinea Lorenzo D’Amico De Carvalho, che mentre intesse di citazioni il suo primo film di finzione, guarda a Luigi Magni e Mario Monicelli come suoi modelli cinematografici. Dopo “Gli anni belli”, la sua prima prova, si attende una conferma d’autore.