I Funghi Ladri, la musica per lanciare messaggi sociali
La loro musica affronta temi sociali con sonorità orecchiabili. L’ultimo loro ep s’intitola “Il trio che ammazza (la stupidità)” di cui sono già stati lanciati i singoli “Vergogna Bianca”, sul vero volto del colonialismo, ed “Emergenza”, a difesa del Sud prostrato dall’Unità d’Italia. Sono i Funghi Ladri, la band partenopea attiva dal 1997 e che ha nel nome un chiaro riferimento al suo leader conosciuto semplicemente come MD. “Io ho i capelli ricci tuttora, ma quando ero ragazzino ce li avevo tutti rasati ai lati e alti sopra da sembrare un fungo, col vizio, poi, di far scomparire sempre le cose con abilità agli amici. Un giorno un amico mi disse: ‘Sei proprio un fungo ladro’. Da qui l’illuminazione: Fungo Ladro e i Funghi Ladri che sono tutti quelli che hanno collaborato con me”. La formazione attuale che accompagna MD è formata da Marcello Vitale, Gabriele Saurio, Annalisa Burzio, Fabio Calamita. Ma perché MD? “C’è un riferimento all’Mdma. Chiarisco subito che la mia non è una pubblicità alla sostanza che è fuorilegge, ma al fatto che le persone che la assumono solitamente diventano affettuosi, disponibili, gentili e amorevoli con tutti gli altri ed io spero con la mia musica di trasferire queste stesse emozioni che, in modo artificiale, questa sostanza trasmette”. Napoletano classe 1979 e con il pianoforte nel cuore, MD concepisce solo una musica che s’impegna nella società.
MD, come si articola sul sociale il suo progetto musicale?
“Da sempre io ho trattato tematiche sociali che i miei soci artistici e musicali condividono. Noi riteniamo che la musica sia un mezzo utilissimo per svegliare le coscienze, soprattutto di questi tempi in cui sono particolarmente addormentate, e noi aggiungiamo volontariamente addormentate, non per loro espressa scelta ma agite da poteri superiori alle singole persone fisiche. Ci interessa molto il messaggio sociale perché riteniamo che, risvegliando le coscienze e trasmettendo dei valori positivi in termini culturali, sociali e di condivisione, la musica possa migliorare la società. Se la musica, invece, si continua ad occupare, come vediamo nel mainstream, unicamente di temi superficiali, di intrattenimento, di divertimento a 360° e basta, diventerà come il carillon che sta sul comodino della nonna, cioè un mero intrattenimento temporaneo”.
In “Vergogna bianca” denunciate un colonialismo che non è come veniva raccontato un tempo.
“Nei film western degli anni Sessanta si sono dipinti i bianchi come liberatori e civilizzatori e, poi, si è scoperto che la cosa era diversa e che i colonizzatori bianchi andavano lì a depredare i territori delle loro ricchezze, a sfruttare la popolazione, ad abusare fisicamente e mentalmente degli indigeni. I bianchi, interessati unicamente al commercio e all’arricchimento personale, ne hanno fatte di cotte e di crude, compiendo stermini, genocidi, stupri, cacciando gli stessi popoli nativi dai loro territori, come abbiamo visto in Australia, in Nord America, in Sud America meno per fortuna, nello stesso Canada e anche in Africa, addirittura deportando come schiavi dei cittadini africani”.
In “Emergenza” attenzionate un Sud conquistato, più che unificato al resto d’Italia.
“Essendo qualcosa di più recente – è avvenuta solo circa 160 anni fa -, l’Unità d’Italia viene ancora dipinta come qualcosa di giusto e legittimo, ma questo non è vero e chi ha fatto la controstoria ha scoperto che Garibaldi non era un soldato eroe, ma un mercenario, già condannato in altri stati, tra i quali anche la stessa Inghilterra, e venne utilizzato dai Savoia unicamente per rifocillare le proprie casse. All’epoca i Savoia erano senza un soldo, non sapevano come risolvere i propri problemi e il Regno delle Due Sicilie, invece, era il secondo Regno più ricco e potente d’Europa, dopo l’Inghilterra. Furono assoldati mercenari, che erano i Mille, e si corruppero i soldati dell’esercito borbonico, conquistando così il territorio senza nessuna opposizione. Anche questa è stata una colonizzazione, non è stata un’unione volontaria. Pure in questo caso ci sono stati genocidi, stupri, violenze e deportazioni, ma purtroppo ancora non se ne parla nelle scuole”.
Come ha approfondito questa tematica?
“Ci sono dei bellissimi libri a riguardo. Sulla colonizzazione del Sud, in particolare, c’è ‘La conquista del Sud’ (di Carlo Alianello, ndr), un libro che recuperai dalla libreria di mio nonno che era un avido lettore come lo sono anche io”.
L’ep “Il trio che ammazza (la stupidità)” a cosa deve il titolo?
“È un trio figurativo. Io ho fatto sì che le tre canzoni – ‘Vergogna bianca’, ‘Emergenza’ e ‘I.N.R.I.cordo’ (questo singolo sarà lanciato a maggio con il videoclip) – si personificassero e diventassero dei soggetti; quindi, il trio è composto dalle tre canzoni che per mio tramite combattono contro l’ottusità di gran parte della popolazione, soprattutto in questo periodo storico. Quindi è un titolo fintamente da Far West; in realtà, cerchiamo solo di ammazzare la stupidità”.
I videoclip di “Vergogna bianca” ed “Emergenza” sono di grande impatto, c’è la sua firma?
“Io mi sono occupato col regista delle sceneggiature, che abbiamo scritto insieme. Poi della regia e di tutto il resto se n’è occupato lui, Alfredo Mazzara, un ottimo sceneggiatore e regista che ha lavorato anche in Rai e in televisione, producendo film, cortometraggi e serie televisive”.
Cosa avete in cantiere?
“Stiamo scrivendo, però il periodo non è particolarmente stimolante, perché la repressione della libertà, la deriva guerrafondaia di gran parte del popolo italiano e la condivisione di questa repressione della libertà da parte del popolo italiano non ci stimola molto nella scrittura e ci fa ritornare a tempi un po’ bui della storia italiana dove la libertà e l’estro artistico venivano considerati quasi un fastidio per certe dinamiche politiche ed economiche”.
Si riferisce allo Stato di emergenza del Covid, che termina il 31 marzo, e a quello per la guerra in Ucraina, in aggiunta al 2% del Pil da destinare alle armi?
“Certo, il Covid e la guerra. Mi sarei aspettato che il popolo italiano reagisse in modo completamente diverso per il Covid e, invece, si è mostrato quasi contento delle restrizioni. Una cosa che mi ha scioccato è proprio questa predisposizione all’autolimitazione, alla limitazione delle proprie libertà in modo spontaneo. La nostra storia Repubblicana è fondata unicamente sulla Costituzione, quindi nello stesso momento in cui viene accantonata, tutto è lecito, qualsiasi violenza può diventare lecita. Questo forse molti cittadini italiani non l’hanno capito, così come non hanno capito che assecondare una o l’altra delle parti in guerra vuol dire partecipare alla guerra; e l’Italia, secondo l’articolo 11 della nostra Costituzione, ripudia la guerra; quindi, la dovremmo ripudiare anche noi come cittadini italiani, anche se non rifacendoci alla nostra Costituzione, sulla base almeno delle nostre coscienze”.
Sulla libertà si basa molto sulla Costituzione e sul diritto, ma ha anche dei modelli letterari, storici di riferimento?
“Per me Filippo Turati è un riferimento culturale, politico e storico di grande importanza”.
Qual è, dunque, la sua filosofia di vita?
“È basata su rispetto, condivisione, pace e libertà reciproca. In questo periodo storico, però, ho molti problemi a vedere attuata la mia filosofia di vita, perché sembra che ognuno voglia schiacciare l’altro in qualche modo o limitarne i diritti, le possibilità. Io sono per il ‘vivi e lascia vivere’ nel rispetto reciproco e nella solidarietà. Mi piace Turati proprio per quella ideologia politica che io condivido e che sta scomparendo nel nostro Stato, quindi lo Stato sociale, il principio solidaristico tra i cittadini, il finanziamento della scuola e della sanità, che sono elementi essenziali. Tutto questo fa parte di un’idea antica socialista che purtroppo si è dissolta, perché ormai siamo in mano ai banchieri, ed io banchieri socialisti non li ho mai conosciuti”.