Cinque “libri viventi” contro stereotipi e pregiudizi
Africano, donna, nera, secchione, sorda: sono gli stereotipi e i pregiudizi con cui fanno i conti tutti i giorni cinque giovanissimi dai 14 anni in su, un’esperienza di vita reale che si è trasformata in un racconto del laboratorio interculturale di teatro Oltre i Banchi. Nella formula di “libri viventi” i ragazzi hanno narrato pagine della loro vita, mettendosi completamente a nudo con fierezza e determinazione grazie alla sapiente e attenta guida di Cristiana Russo (mediatrice culturale), Cinzia Sabbatini (formatrice interculturale), Mauro Santopietro (attore, autore e regista teatrale) e Grazia Sgueglia (organizzatrice teatrale). Sono andati in scena domenica 12 giugno al Teatro Studio Uno di Roma presentando le loro storie, scritte in prima persona: “Sacra Famiglia” per Teresa Bettini, “African” per Destiny Mike, “Bilinguismo” per Aurora Pavesi, “Un’eroina nera” per Sonia Monteiro de Brito, “Gli occhiali” per Surzo Sarkar. I ragazzi hanno aperto lo scrigno delle loro anime e si sono descritti coraggiosamente nelle loro vulnerabilità: quotidianamente, infatti, sono bersaglio di pregiudizi di chi, non conoscendoli, li addita e bullizza.
Teresa Bettini viene dalla provincia di Livorno. Nel paesino dove è nata e cresciuta, dalle ragazze ci si aspetta che si sistemino con anello al dito, quindi buon marito e tanti figli. Scegliere una vita diversa significa lottare, combattere gli stereotipi familiari e cercare un’alternativa andando a studiare in un’altra città. È quello che ha fatto Teresa.
Destiny Mike viene dalla Nigeria. Racconta la sua storia affidando le parole ad un video, perché, avendo trovato lavoro, non può partecipare all’evento teatrale live. Con estrema sensibilità, a dirigere la macchina da presa c’è Pina Mastropietro e, con altrettanta delicatezza, c’è Aurora Pavesi a montare le immagini: una sinergia lavorativa che restituisce impeto, giustizia e calore all’esperienza di Destiny. Quanti preconcetti deve affrontare questo giovane ragazzo che viene da una terra ricca di riserve naturali, cascate, fitte foreste pluviali e savana? Chi lo incrocia sul marciapiedi tende a mettere al riparo la borsa. Ma se lui fissa le scarpe dei passanti o un giubbotto è solo perché adora il mondo della moda.
Aurora Pavesi è iscritta all’università e ama il mondo dell’arte. Il suo percorso è stato ed è tuttora tutto in salita. Ha le corde vocali, ma è sorda. Parla, ma non sente. Si ritiene fortuna a non ascoltare tutte le affermazioni ridicole che le vengono rivolte da persone non in grado di comprendere il significato del suo stato. Intanto, lei può comunicare con noi, sapendo parlare l’italiano, ma pochi di noi possono fare il contrario, perché la lingua dei segni, quella più consona a lei, la conoscono in pochi. Eppure, loro – quella che lei definisce “la mia comunità” – sono tanti, anzi moltissimi.
Sonia Monteiro de Brito è nata a pochi passi dal Vaticano, ma tutti credono venga chissà da dove. È italiana, italianissima. Le ristrettezze familiari l’hanno portata a non mettere radici in un quartiere specifico di Roma, soggetta com’è a continui traslochi di casa, ma l’Italia è la sua nazione. A scuola molti insegnanti pensano che il suo destino sia segnato dalla sua famiglia e, quindi, che si debba accontentare di poco perché deve prima di tutto aiutare il suo nucleo familiare. A lei ciò va stretto, ma su una cosa questi suoi professori hanno ragione, il suo modello di vita lo ha in casa, perché la sua eroina è la madre che ha combattuto e combatte tutti i giorni per difendere chi ama: i suoi figli e il loro futuro.
Surzo Sarkar porta gli occhiali da quando aveva 6 anni. Un quattrocchi è per molti (ignoranti) semplicemente un secchione che non riuscirà mai a giocare a calcio come gli altri ragazzi. Surzo è un adolescente come tanti e non è che gli piaccia molto studiare, anzi quest’anno rischia anche di non ottenere la sufficienza in tre materie, tra cui il latino. Purtroppo, è bullizzato continuamente da un suo coetaneo, ma lui va dritto per la sua strada, facendo ciò che gli piace: scrivere tante storie, addirittura saghe, con protagonisti tanti supereroi.
A volte davvero ci vorrebbero dei paladini con i superpoteri per potersi difendere dai soprusi quotidiani. Teresa, Destiny, Aurora, Sonia e Surzo forse li hanno trovati in Cristiana Russo, Cinzia Sabbatini, Mauro Santopietro e Grazia Sgueglia, ed anche in tutte le altre persone che hanno collaborato alla riuscita dell’evento, come Massimo Polo (responsabile tecnico), Gaia Adducchio (fotografa), la già nominata Pina Mastropietro (riprese video) e Francesco Callegher (graphic designer). Probabilmente questi giovani ragazzi dopo l’evento del 12 giugno hanno conquistato dalla loro parte e per la loro causa anche l’impegno di tutto il numeroso pubblico. Ma si renderebbe torto al percorso che hanno fatto se non si sottolineasse quanto ognuno di loro – quindi, Teresa, Destiny, Aurora, Sonia e Surzo – abbia acquisito i superpoteri della consapevolezza e autodeterminazione che li renderà forti di fronte ad ogni futura vessazione.
Visto l’alto valore sociale del laboratorio interculturale di teatro Oltre i banchi, è giusto menzionare che è promosso da Associazione Culturale Spring e Fondazione Intercammini, in collaborazione con Teatro Studio Uno / Fortezza Est, e che è un progetto sostenuto con i fondi Otto per Mille della Chiesa Valdese.