Claudia Conte: “La cultura genera ogni cambiamento sociale”
È una donna combattiva: la sua spada è il sorriso, il suo fine ultimo il tendere la mano, soprattutto alle donne. “Questo paese è gerontocratico e maschilista, quindi per le giovani è veramente difficile. Io l’ho vissuto in prima persona perciò posso affermarlo”, dice, facendo della cultura la leva in grado di un cambiamento sociale. “La cultura può generare cambiamento come un’onda infinita che non si può fermare se parte dall’interno del proprio animo. Il nostro animo è come un mare in continuo movimento”. È la scrittrice, attrice, attivista per i diritti umani e imprenditrice culturale Claudia Conte, che – in occasione della 79esima edizione della Mostra internazionale d’arte cinematografica – il 6 settembre è al Lido di Venezia in veste di produttrice e conduttrice del Women in Cinema Award.
Claudia Conte, cosa ti lega al cinema?
“Una grandissima passione. Il cinema è entrato nella mia vita quando ho avuto una delusione nello sport. Ho iniziato come sportiva, sognavo di fare l’atleta. Mi allenavo per atletica leggera. Ero anche campionessa regionale. Però per un problema di salute ho dovuto interrompere la mia attività agonistica ed in quel momento ho scoperto quella che è diventata la grande passione della mia vita, cioè la recitazione. Quindi da un momento doloroso è nata una cosa meravigliosa e di grande insegnamento per la vita: com’è vero che spesso ciò che sembra negativo apparentemente può essere la chiave di svolta di un percorso. Mi sono iscritta ad un corso di teatro per superare quella sofferenza e ho scoperto che recitare mi piace tanto. Sono riuscita a vincere una borsa di studio, sono andata alla New York Film Academy e lì, frequentando la scuola con grandi maestri del cinema come Al Pacino, ho avuto modo di apprendere il metodo Strasberg e di conoscere una realtà che mi ha cambiato la vita. Io provengo da un paesino di 4mila abitanti che si chiama Aquino, il paese di San Tommaso d’Aquino, il filosofo della Summa Theologiae, e così sono passata da un piccolo paesino alla Grande Mela, al sogno americano, al sogno del cinema. La mia famiglia mi ha trasmesso grandi valori che porto con me, ma non apparteneva al mondo del cinema. Io ho avuto il coraggio di fare la ‘traversata’, di trasferirmi da sola per scoprire l’ignoto perché era un mondo veramente sconosciuto per me. Quindi è stata un’esperienza importante che mi ha anche trasformato a livello di ispirazione mentale, perché in America i coach non sono solo degli acting coach, ma sono dei life coach, trasmettendoti modi di vedere la vita che ti rimangono per sempre. Per esempio, la legge di attrazione universale, il pensiero che crea la realtà, quindi pensieri positivi, il se puoi sognarlo puoi farlo, il sogno che può diventare realtà se ci si impegna, se ce la si mette davvero tutta in quello in cui si crede”.
Tanta forza e resilienza in te.
“Sì, mi sono spesso reinventata nella vita, anche adesso che faccio l’imprenditrice nel mondo della cultura”.
Come da attrice sei passata ad essere imprenditrice culturale?
“Con il tempo ho capito che sei attrice quando sei sul palcoscenico, quando sei sotto i riflettori, quando stai recitando, quando stai interpretando la tua parte; mentre nella vita sei poco attore della tua vita, sei molto spettatore perché sei preda di tutti: devi aspettare i casting, devi aspettare le risposte, devi aspettare i produttori, essere sempre a disposizione, sempre pronto sul set, aspetti dieci ore e poi subito pronti a girare a qualsiasi orario. Insomma, decidi veramente molto poco della tua vita, non sei libero e invece per me la libertà è fondamentale, non mi sentivo libera, mi sentivo schiava di questo lavoro e quindi ho maturato dentro di me il sentimento di essere più protagonista della mia vita. Paradossalmente sono più attrice della mia vita ora che non sono più attrice rispetto a prima che lo ero”.
Sei a Venezia, palcoscenico privilegiato delle attrici, per il Women in Cinema Award (Wica), premio nato con l’obiettivo di valorizzare e rendere omaggio al talento delle donne.
“Il Women in Cinema Award è giunto ormai alla quinta edizione ed è un premio tutto al femminile. C’è un’Academy formata da giornaliste acclamate, tutte donne, ed è un premio che parte dalle donne e va alle donne. Io sono la producer e sono anche la testimonial. Questo riconoscimento va a valorizzare il talento femminile, non solo per quanto riguarda le attrici e le registe che spesso hanno già i loro riflettori, ma anche le maestranze del cinema e anche le figure professionali che non sono sempre sotto i riflettori, con uno sguardo particolare – e questo mi preme tantissimo perché ho una vocazione al sociale molto spiccata – con un occhio speciale rivolto al sociale. Per me le battaglie sociali sono molto importanti, soprattutto quelle che riguardano le donne, motivo per cui quest’anno un premio speciale va ad un’attrice ucraina che si chiama Darya Tregubova, perché vogliamo simbolicamente esprimere tutta la nostra vicinanza alle donne ucraine che dal 24 febbraio (giorno dei primi raid russi in Ucraina, ndr) hanno vissuto l’orrore della guerra: noi abbiamo l’obbligo morale di non lasciarle sole. Quest’anno, poi, il premio Wica 2022 è dedicato alla produttrice e giornalista turca Cigdem Mater, condannata a 18 anni di carcere insieme ad altri attivisti per le proteste antigovernative di Gezi Park del 2013 (una serie di manifestazioni di dissenso contro il governo di Recep Tayyip Erdoğan, ndr). Noi, infatti, vogliamo ricordare tutte le donne che in questo momento non possono far udire la propria voce perché vittime di regimi totalitari. I regimi totalitari fanno di tutto per sopprimere chi ha voce”.
Le altre donne premiate?
“Abbiamo la stilista Anna Fendi. Io indosserò un abito proprio della Maison Fendi che incarna due eccellenze italiane nel mondo che sono la moda e il cinema, perché da sempre la Maison Fendi ha collaborato con i più grandi registi e costumisti alla realizzazione di film memorabili (da ‘Gruppo di famiglia in un interno’ del 1974 di Luchino Visconti a ‘Io sono l’amore’ del 2009 di Luca Guadagnino, passando per ‘C’era una volta in America’ di Sergio Leone e ‘Il Padrino’ di Francis Ford Coppola solo per fare alcuni esempi, ndr). Altra premiata d’eccezione sarà una delle cantanti più amate del panorama musicale italiana, Malika Ayane. Assieme a loro ci saranno anche: la regista e sceneggiatrice francese Audrey Diwan (l’anno scorso Leone d’oro a Venezia col film ‘La scelta di Anne – L’Événement’, da lei scritto e diretto, ndr); Leila Hatami, attrice iraniana (vincitrice dell’Orso d’argento per la migliore attrice al Festival del cinema di Berlino e del Prix d’interprétation féminine del Montreal World Film Festival, ndr); e Chiara Ugolini, giornalista di Repubblica. Ricordo, inoltre, che quest’anno come partner abbiamo il produttore Andrea Iervolino e la produttrice Monika Bacardi e che le statuine sono realizzate dal maestro orafo Michele Affidato. Tutto questo avverrà in attesa della sesta edizione del premio alla Festa del cinema di Roma, cioè tra un mese”.
Puoi anticipare qualcosa sul premio alla Festa del cinema di Roma?
“Per ora nulla. Ne parleremo tra un mese”.
Il fil rouge del premio di edizione in edizione?
“Sicuramente la vicinanza alle donne più sofferenti. L’anno scorso, per esempio, abbiamo espresso la nostra vicinanza alle attiviste afgane, alla presenza dell’attrice Zahra Ahmadi, assieme alla regista Shahrbanoo Sadat e all’artista Fatimah Hossaini”.
Sul tavolo avete petizioni e campagne di sensibilizzazione?
“Su questo non dobbiamo parlare più di Women in Cinema Award, ma di me. Io ho un’impresa culturale e Women in Cinema Award è uno dei tanti progetti, come quelli indirizzati a promuovere i 17 obiettivi dell’Agenda Onu 2030 di sviluppo sostenibile e responsabilità sociale o Women for Justice o la mostra al Maxxi sulla tratta delle donne. In particolare, quest’ultima esposizione, ‘Nuns healing hearts’, è di una fotografa statunitense, Lisa Kristine: ha esposto in Vaticano e poi al Museo Maxxi in occasione della Festa della Donna, l’8 marzo. Quello che mi piace fare è non far sì che si tratti solo di un caso sporadico di aiuto, ma di essere una costante struttura di riferimento per tutte quelle persone che si sentono abbandonate, disperate, escluse dal mondo: voglio far sentire la voce di chi non ce l’ha”.
Altri progetti ed eventi a cui lavorerai nei prossimi mesi?
“Dopo l’esposizione della mostra ‘Women for Justice’ che c’è stata a Milano in occasione della Giornata internazionale della Giustizia, quindi lo scorso luglio, la mostra approderà anche a Roma con il sostegno del comune di Roma per il bando ‘L’isola che non c’era’ a Piazza Mazzini. L’occasione sarà la Giornata internazionale dell’Onu per la Pace che è il 21 settembre. Sarà accessibile al pubblico gratuitamente con degli eventi organizzati durante tutta l’esposizione che durerà un mese. Poi io ho un progetto che si chiama ‘Memoria e Futuro’, perché sono convinta che soltanto ricordando gli eroi, le personalità che hanno lottato per conquistare importanti traguardi e risultati, seguendo, quindi, le orme di queste personalità, si possa in qualche modo migliorare la società. Questo è un focus su eroi della nostra storia come Falcone, Borsellino, Dalla Chiesa, Piersanti Mattarella, Aldo Moro, che si svilupperà attraverso mostre d’arte, convegni, proiezioni di film, monologhi interpretati da attori. Sono convinta, infatti, che questi eroi possano essere dei fari che illuminano la costruzione di un futuro migliore”.
Hai nominato tutti uomini. Una donna?
“Ce ne sono tante: Nilde Iotti, Rita Levi Montalcini, Marie Curie, Maria Montessori, Alda Merini, Giovanna D’Arco e Madre Teresa di Calcutta, che è un po’ la mia figura di riferimento. Queste sono figure più invisibili, ma sono state protagoniste dei cambiamenti sociali. Se ci pensiamo bene molti soggetti femminili sono assenti nei manuali scolastici e questo nega un po’ alle ragazze la possibilità di appartenere alla dimensione della storia. Siamo state private della memoria storica femminile. Quindi dobbiamo fare in modo che per le bambine di oggi non sia più così. Sta sicuramente a noi darci da fare”.
Tra le tue passioni c’è la scrittura…
“Sì, e quest’anno in occasione del trentennale dalle stragi di Capaci e di via D’Amelio, del trentennale dall’istituzione della Dia (fondazione 29 ottobre 1991, ndr), del quarantennale dall’introduzione della legge La Torre (quindi l’introduzione del 416 bis, il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso), del quarantennale dalla morte del generale Dalla Chiesa, quindi un anno importante per la giustizia e la legalità, ho voluto pubblicare per l’Armando Curcio Editore ‘La legge del cuore. Storia di assassini, vigliacchi ed eroi’, un libro che nasce come omaggio agli eroi, alle vittime della mafia. All’interno ci sono contributi importanti: quello del Procuratore nazionale antimafia dal novembre 2017 al febbraio 2022, Federico Cafiero de Raho; quello del Direttore Centrale Anticrimine della Polizia. Francesco Messina; quello della figlia del magistrato e vittima di mafia Rocco Chinnici, Caterina. È un libro che sto presentando in giro per l’Italia e continuerò anche nei prossimi mesi a presentarlo. È una storia avvincente. Io penso che attraverso la cultura si possa cambiare il mondo”.
Cosa vuoi chiedere al governo che verrà?
“Al governo che verrà che so già di sapere quale sia. Sarà una donna, e questa qui sicuramente è una bella speranza, la prima donna premier è un qualcosa che ci può rendere orgogliosi. Premetto prima di rispondere che io mi auguro che ci sia sempre attenzione ai diritti umani e anche a tutti gli Obiettivi dell’Agenda Onu 2030, che è un po’ un testamento universale. Ricordo che ho organizzato una mostra che si chiama ‘Emozioni per generare il cambiamento’ e un’altra che celebrava i sette anni dell’Enciclica di Papa Francesco ‘Laudato sì’, quella sulla sostenibilità ambientale, il grido della terra e dei poveri, un’Agenda Onu 2030 in chiave spirituale ed umana. Quindi, io chiederei un network virtuoso – fatto da istituzioni, aziende, finanza, banche, assicurazioni, cultura, spettacolo, sport, comunicazione, giornalismo – che porti ad uno sviluppo economico più sostenibile”.
Quali le parole chiave che racchiudono dunque la tua attività imprenditoriale?
“Cultura e sostenibilità. Solo attraverso la cultura è possibile generare ogni cambiamento sociale”.