Karawan, l’intercultura promossa attraverso i film
La costruzione di una società fondata sul riconoscimento della differenza come tratto distintivo dell’umanità parte da iniziative come il Karawan, il festival di cinema dedicato alle commedie in chiave interculturale, cioè, basate sull’incontro di visioni del mondo diverse, di cui ogni individuo appartenente a una comunità è portatore. Il Parco Giordano Sangalli di Roma, quindi, torna nuovamente ad essere ponte di valori differenti, con una selezione di sette film provenienti da Hong Kong, Ucraina, Marocco, Francia, Germania, Bangladesh e Iran (tutti in originale con sottotitoli in italiano, in concorso fra loro e senza una distribuzione nel circuito delle sale) e altrettanti cortometraggi di giovani autori italiani, incentrati sui temi della sostenibilità. Fil ruoge di questa XI edizione sono le “geografie emotive”. Ad aprire le danze mercoledì 30 agosto sarà l’esilarante “Chilli Laugh Story” di Coba Cheng (Hong Kong), alla cui proiezione prenderà parte il regista. A chiudere sabato 9 settembre sarà una serata speciale nel segno del grande cinema italiano: sarà proiettato “Pane, amore e fantasia” di Luigi Comencini, con Vittorio De Sica e Gina Lollobrigida, in versione originale con i sottotitoli in lingua Bangla; a presentarlo al pubblico ci sarà il regista Brando De Sica. Questo evento è in piena sintonia con lo spazio “Walklab” del festival, dedicato alla storia del cinema italiano del territorio. In particolare, in questo settore collaterale della manifestazione, si scoprirà lo straordinario patrimonio di memorie cinematografiche custodito nelle strade del V Municipio della capitale, per le vie quindi di Pigneto, Quadraro, Tor Pignattara e Centocelle, attraverso la celeberrima sequenza di “Roma Città Aperta” di Roberto Rossellini, “Il ferroviere” di Pietro Germi, “Un Borghese piccolo piccolo” di Mario Monicelli, “Ladro lui, ladra lei” di Luigi Zampa, “L’odore della notte” di Claudio Caligari, “Il marito di Attilia ovvero nei secoli fedeli” di Dino Risi (terzo episodio de “I nostri mariti”). “La linea di Karawan rappresenta una scelta precisa, là dove si è scelto il sorriso come naturale terreno di incontro tra culture diverse”, sottolinea Carla Ottoni, direttore artistico del festival nato nel 2012 da un’idea dell’associazione “Bianco e Nero” nel quartiere di Tor Pignattara, dove si è stabilita la più grande comunità bengalese d’Europa. L’ingresso al festival è gratuito fino a esaurimento posti.