Valentina Sperlì strega il pubblico con una riflessione serrata sull’ineluttabilità dell’esistenza
“Caro cugino, mi dicono che parlarti aiuta (ora mi viene un dubbio: te o me, aiuterebbe?)”, comincia così il monologo “Maledetto nei secoli dei secoli l’amore” con cui l’attrice Valentina Sperlì trascina il pubblico – attraverso onde crude, amare, strazianti e sarcastiche – in una riflessione sulla vita che una donna conduce in un ospedale al capezzale dell’unico parente rimastole. Il ritmo è intenso, brevi le pause, lo sguardo è vigile, tutto è estremamente controllato nella voce e nei gesti della Sperlì, che da dieci anni porta in scena questo testo tratto dal racconto (per Manni Editori) di Carlo D’Amicis (già finalista del Premio Strega, e redattore e conduttore del programma Fahrenheit di Radio 3 Rai), adattato per il palcoscenico con Renata Palminiello che ne cura la regia. Calorosi gli applausi per tutti e tre gli artisti alla prima delle tre serate – 24, 25 e 26 settembre alle ore 21 – dello spettacolo al Teatro Le Maschere di Roma per “Le voci del presente”, il piccolo festival di drammaturgia contemporanea, organizzato dalla Compagnia Orsini.
“E allora, caro cugino, io ti parlo e anche di me ti parlerei (di Lady Mora), se non fosse che Lady Mora è avvolta nel mistero, se non fosse la regina dell’occulto che illuminando il destino della gente (come il sole) nel suo destino ha l’ombra”, così la Sperlì alias Lady Mora in “Maledetto nei secoli dei secoli l’amore” che, nella costatazione dell’ineluttabilità che contrassegna l’esistenza, urla con le unghie alla speranza.