“Ciao Bambino”, poetica storia sul riscatto dalle miserie di periferia
Ha il profumo di un capolavoro neorealista “Ciao Bambino” di Edgardo Pistone, ex aequo come Miglior Opera Prima alla Festa di Roma 2024. Il film, scritto e sceneggiato dallo stesso regista con Ivan Ferone, ha puntato su un cast di talentuosi attori come Marco Adamo, Anastasia Kaletchuk, Pasquale Esposito, Salvatore Pelliccia, Sergio Minucci, Luciano Gigante, Attilio Peluso, Antonio Cirillo e Rosalia Zinno. A questi si aggiunge il papà del regista, Luciano Pistone, che interpreta il padre del protagonista Attilio, un giovane di buoni sentimenti, nato tra le spine e il fango di una periferia degradata, come quella in cui è cresciuto il cineasta. La storia è ambientata nel Rione Traiano, periferia ovest di Napoli, quella appunto di Edgardo Pistone, classe 1990, che la descrive come “una comunità che somiglia sempre meno a un quartiere e sempre più ad un enorme circo malinconico che tira a campare nei modi più insoliti e vive alla giornata”. Proprio sotto casa del regista, c’era una macchina abbandonata, salotto della sua gioventù, tra le prime sigarette e i primi sogni audaci, e che ora nel film diventa la chiave di volta delle scelte del protagonista che, non ancora maggiorenne, tenta di riscattare il padre dalle grinfie di uno strozzino e il suo primo amore, Anastasia, costretta a prostituirsi, dal suo aguzzino. Ma la società è troppo viziata per tenere al sicuro l’animo coraggioso di Attilio che cerca di elevarsi dalle miserie da cui è circondato. La scelta del regista di utilizzare una fotografia in bianco e nero aggiunge ulteriore poesia al film che si nutre della bellezza e purezza del protagonista, costretto ad abbeverarsi ad una periferia matrigna alla quale il regista è tornato per insegnare l’arte cinematografica ai giovani e così donare loro la speranza di un riscatto, quel riscatto inseguito tenacemente dal protagonista Attilio.