Paola Giglio: spregiudicatamente “telespett/attrice” di talento
Ha energia, dizione perfetta, tempi comici serrati ed impetuosi, audacia nella scelta dei temi e del lessico, in una parola ha talento: è Paola Giglio che, dopo il rodaggio di Caserta, ha divertito con ironia sferzante il pubblico romano al Teatro Kaos con lo spettacolo di stand-up comedy “Television”, scritto interamente da lei, una produzione Giglio/Prosperi, con il suo compagno Matteo Prosperi alla regia. Ad essere messa alla berlina è la televisione con le sue proposte di reality show, soprattutto di cucina, popolati da persone che preferiscono quel riflettore, pur sottoponendosi a prove urticanti, piuttosto che godersi l’intimità dei loro affetti e la compagnia di un buon libro. Ma “noi tutti telespettatori” che dal divano siamo voraci consumatori di immagini con giudici che valutano hotel e ristoranti dove non andremo mai, che ci facciamo impallinare da informazioni che ci condizionano nel nostro vivere quotidiano e che talvolta fingiamo “puzza sotto il naso” per programmi come “Uomini e donne”, ci lasciamo travolgere da Paola Giglio che irride alle nostre abitudini di pantofolai incalliti e finti snob, vestendo in prima persona quei panni, sorprendendoci con battute talvolta feroci, ma che ci mettono a nudo in questa società che va a caccia di low cost per vivere appieno vite da utenti folli e voraci.
Ma Paola è anche di più. Il suo impegno in “Amleta”, associazione fondata da 28 attrici italiane che contrastano la disparità e la violenza di genere nel mondo dello spettacolo, la rende attivista nello svolgersi della sua professione e dal palcoscenico trasforma i nomi collettivi che la lingua italiana vuole tutti al “maschili” in superbi, audaci e belli da sentire “femminili”. W, dunque, le attrici che ci mettono la faccia e che sanno prendere in giro divertendo e divertendosi con tatto e sensibilità, pur dicendo le cose “pane al pane e vino al vino”! Forse la tv, protagonista di “Television”, dovrebbe tornare a scovare i talenti nei teatri off come faceva una volta: i Verdone e i Troisi, anche in “gonnella”, come dimostra Paola Giglio, ci sono e vanno valorizzati.
