La bellezza di Michelle Obama? La sua autenticità. È ricco di speranza il suo messaggio in “Becoming. La mia storia”: un libro, un tour, un documentario Netflix

Semplicità, forza e autenticità caratterizzano Michelle Obama (classe 1964), qualità che vengono fuori dal documentario diretto da Nadia Hallgren che racconta gli incontri del tour che è seguito alla pubblicazione del suo libro “Becoming. La mia storia” (2018). L’omonimo film, uscito su Netflix, ha il potere di rispecchiare in pieno l’anima di una donna che punta all’umanità. Il concetto su cui più si sofferma dialogando con la gente è quello di valorizzare le storie, non le statistiche; quindi un invito a contare e non a contarci, ad essere persone e non un numero. Ma per fare tutto questo abbiamo bisogno di credere in noi stessi, partendo dall’energia che è in ciascuno di noi. Gli otto anni da First Lady alla Casa Bianca accanto all’uomo che ha sposato nel 1992, Barack Obama, l’hanno esposta continuamente a giudizi, ovvi per il ruolo, ma con quei riflettori puntati ancora più addosso per il semplice fatto di essere la prima coppia afroamericana alla Presidenza degli Stati Uniti. Ora Michelle Obama cerca di ripensare alla sua vita coltivando la speranza nei giovani. La sua ricetta? Ripartire dalle radici.

L’abbraccio di Michelle Obama, ieri e oggi ai tempi del Covid-19

“Quei mesi che ho trascorso viaggiando – incontrando persone nelle città di tutto il mondo – mi hanno fatto capire che ciò che abbiamo in comune è profondo e reale. In grandi e piccoli gruppi, di giovani e anziani, unici e uniti, ci siamo incontrati e abbiamo condiviso storie, riempiendo quegli spazi con le nostre gioie, preoccupazioni e sogni. Abbiamo elaborato il passato e immaginato un futuro migliore. Parlando dell’idea del ‘diventare’ (‘becoming’), molti hanno osato raccontare ad alta voce le proprie speranze. Mi porto dentro quei ricordi preziosi e quel senso di connessione ora più che mai, mentre lottiamo insieme per resistere a questa pandemia, mentre ci prendiamo cura dei nostri cari, ci volgiamo alle nostre comunità e proviamo a tenere il passo con il lavoro e la scuola mentre affrontiamo enormi perdite, confusione e incertezza. In questi giorni è difficile sentirsi radicati o pieni di speranza, ma spero che come me troverete gioia e un po’ di tregua in ciò che Nadia ha fatto. Perché è un talento raro, una persona la cui intelligenza e compassione per gli altri si manifesta in ogni fotogramma che gira. Ancora più importante, è una persona che capisce il significato e il potere della comunità, e il suo lavoro è magicamente in grado di descriverlo. Come molti di voi sanno, sono una persona che ama abbracciare. In tutta la mia vita, l’ho considerato il gesto più naturale e uniformante che un essere umano possa fare verso un altro – il modo più semplice per dire: ‘Sono qui per te’. E questa è una delle parti più difficili della nostra nuova realtà: le cose che una volta sembravano semplici – andare a trovare un amico, sedersi con qualcuno che sta soffrendo, abbracciare uno sconosciuto – ora non sono affatto semplici. Ma io sono qui per voi. E so che voi ci siete gli uni per gli altri. Anche se non possiamo più raccogliere o nutrire in sicurezza l’energia dei gruppi, anche se molti di noi vivono con il dolore, la solitudine e la paura, dobbiamo rimanere aperti e in grado di metterci nei panni degli altri. L’empatia è la nostra linfa vitale. È ciò che ci porterà dall’altra parte. Usiamola per reindirizzare la nostra attenzione verso ciò che conta di più, riconsiderare le nostre priorità e trovare modi per rendere il mondo migliore. Anche in tempi difficili, forse soprattutto in tempi difficili, le nostre storie aiutano a cementare i nostri valori e a rafforzare le nostre connessioni. La loro condivisione ci mostra la strada da percorrere. Vi voglio bene e mi mancate tutti” (Michelle Obama)

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