Essere registe oggi è un’avventura che rinnova la cinematografia: il racconto di Diana Dell’Erba
Ci sono solo sette donne su sette registi: perché? Diana Dell’Erba cerca di rispondere a questa domanda in “Registe, la storia del cinema firmato al femminile”, una produzione Louis Nero Film, disponibile su Amazon Prime Video. Utilizzando la figura della prima regista italiana, la salernitana Elvira Notari – che ha immortalato già negli anni Venti del Novecento quella che considerava la sua Napoli coi suoi vicoli brulicanti di vita, assieme al marito Nicola (operatore di macchina) e al figlio Eduardo (il protagonista dei suoi film) -, interpretata dalla bravissima Maria De Medeiros, il film documentario interpella alcune registe italiane alla ricerca della risposta. Le voci di Lina Wertmüller e Cecilia Mangini si mescolano a quelle di Francesca Archibugi e Francesca Comencini – passando per le parole di Wilma Labate, Cinzia TH Torrini, Antonietta De Lillo, Donatella Maiorca, Roberta Torre, Giada Colagrande, Ilaria Borrelli, Maria Sole Tognazzi, Anne Riitta Ciccone, Alina Marazzi, Donatella Baglivo, Elisa Mereghetti, Nina Di Majo, Paola Randi, Anna Negri, Susanna Nicchiarelli e Stefania Bonatelli – aprendo tante strade che vanno in un’unica direzione riassunta nella riflessione di Francesca Comencini: comunque sia, essere regista oggi significa far parte di un’avventura che rinnova la cinematografia, essere cioè una pioniera dal punto di vista espressivo. Quello che dispiace però è l’amara consapevolezza che non viene riconosciuta un “maestro” tra loro, ma che si parli ancora di “noi collettivo”, anche se ci sono delle eccellenze. Una fra tutte è Lina Wertmüller, la prima regista ad essere candidata all’Oscar per “Pasqualino Sette Bellezze” (in tutto il film ebbe quattro nomination). A ricordare questo primato il grande Gian Luigi Rondi che assieme ad Anselma Dell’Olio, Silvana Silvestri ed Eliana Lo Castro Napoli sono i critici scelti da Diana Dell’Erba per arricchire di storia un lavoro ineccepibile che affida le musiche di Giulio Castagnoli all’esecuzione dell’Orchestra Italiana Femminile, un dettaglio non di poco conto che impreziosisce “Registe”.