Poetico il racconto di Andrea Segre “Molecole”: nel deserto odierno di Venezia specchia il vuoto che gli ha lasciato dentro la perdita di suo padre Ulderico

Le radici sono il fulcro del racconto per immagini di Venezia, del vuoto che la città lagunare ha subìto prima per l’acqua alta, poi per il Covid-19, che Andrea Segre (Dolo, 1976) fa nel suo “Molecole” (prodotto da ZaLab Film con Rai Cinema, in associazione con Vulcano e Istituto Luce Cinecittà e in collaborazione con Teatro Stabile del Veneto Carlo Goldoni), presentato il primo settembre al Lido, come pre-apertura fuori concorso alla 77. mostra del Cinema di Venezia, e in uscita nei cinema da oggi, 3 settembre (distribuito da ZaLab in collaborazione con Lucky Red). È un film documentario che rivendica un amore per la materia, per ciò che è tangibile, studiabile, vedibile, ma che qui quasi per un paradosso si fa evanescente. Andrea Segre naviga per i silenziosi canali di Venezia alla ricerca di risposte sulla sua vita e sulla città che forse avrebbe voluto indagare in maniera scientifica nelle cause e negli effetti di ciò che sta accadendo nel sistema Laguna e nel presente senza turisti che si fa sempre più difficile per i suoi abitanti. Ma le radici della sua famiglia che affondano tra le calli hanno fatto prevalere un romanticismo e una poesia che hanno avuto il sopravvento al punto da non accennare a fatti concreti come il Mose.

Il film documentario comincia da alcune parole de “Lo straniero” di Albert Camus, libro letto e riletto da suo padre Ulderico. Fa specie che quel testo inizi con la “madre deceduta” perché qui Segre cerca di ricostruire il rapporto con suo padre che non c’è più, attraverso lettere e “super8” che sono tracce di un’esistenza di cui è grande la mancanza. Il riflettersi di Segre in una Venezia svuotata che vive della sua fragilità per costituzione è un cercare di specchiarsi in una figura paterna anch’essa fragile per costituzione a causa di un soffio al cuore. Andrea Segre chiede: “Che cosa rimane della vita Ulderico quando attorno a te hai solo acqua e vapore freddo? C’è qualcosa che puoi vedere nell’invisibile?” La risposta? Forse è nella forza e potenza dell’acqua salata: la nebbia può rendere sfumato il suo vigore ma questo resta sempre palpabile.

You May Also Like

Sotto la neve di “Cortina Express” De Sica è incoronato signore della commedia natalizia

“Pino Daniele – Nero a metà” di Marco Spagnoli e Stefano Senardi: un film da vivere come un concerto

“Diamanti” di Ozpetek, la sua più bella dichiarazione d’amore per il cinema

Guardare a Cesare Pavese con occhi puri: la bellezza del documentario di Giovanna Gagliardo