Giampiero Ingrassia: “C’è la voglia di ricalcare le scene, c’è voglia di riavere un pubblico, anche se con la mascherina e dimezzato”. Alla Sala Umberto di Roma dal 9 al 25 ottobre va in scena il “Maurizio IV” che vede protagonista l’attore romano dalla sensibilità non comune
C’è l’emozione del rientro, quel sentimento di gioia mista a timore nel tornare a muovere i passi sul palcoscenico. Si sente quasi spazzare via in punta di piedi quella polvere dalle assi nell’attesa della riapertura dopo la chiusura forzata a causa del Covid-19. Il gioiellino che è la Sala Umberto nel centro di Roma è pronto a riaccogliere il suo pubblico. Il direttore Alessandro Longobardi spalanca le porte ricominciando da una propria produzione, il “Maurizio IV” scritto da Edoardo Erba che vede in scena Giampiero Ingrassia e Gianluca Guidi (che ne è anche il regista), per le musiche di Massimiliano Gagliardi. La pièce parte dall’allestimento de “Il Gioco delle Parti” di Pirandello: Maurizio, il regista dello spettacolo, si aspettava un altro tecnico per il montaggio e il puntamento delle luci, ma si presenta Carmine, un siciliano di mezza età, indolente, che non sembra aver molto entusiasmo per il lavoro. In questi giorni di prove intense, Giampiero Ingrassia, attore dotato di una spiccata sensibilità, ha ritagliato un po’ di tempo per raccontare come sta affrontando questo momento.
Come stai vivendo questo rientro a teatro?
“Lo sto vivendo con i guanti di velluto, nel senso che, viste le ultime notizie, non siamo proprio tranquillissimi perché dovesse precipitare tutto prima del debutto sarebbe la fine sinceramente. Ma anche debuttare e dopo due giorni chiudere perché ci sono di nuovo restrizioni più complete sarebbe un po’ la fine. Però c’è la voglia di tornare, c’è la voglia di ricalcare le scene, c’è voglia di riavere un pubblico, anche se con la mascherina e dimezzato, c’è voglia di tornare a fare il nostro lavoro dopo tanti mesi che non lo facciamo“.
Già il “Maurizio IV”, dopo il debutto al Napoli Teatro Festival, ha dovuto interrompere la tournèe per il lockdown…
“Abbiamo debuttato al Napoli Teatro Festival nel 2019 in estate, poi lo abbiamo ripreso sempre a Napoli, abbiamo fatto soltanto 4 repliche a fine febbraio e poi ci siamo dovuti fermare, perché noi avremmo dovuto fare marzo, aprile e maggio, in pieno lockdown, quindi niente, è saltato tutto. Adesso riprendiamo da venerdì a Roma, e poi vediamo se riusciamo a fare una mini tournèe, ma non sarà facile perché rimbastire una tournèe di tre mesi non si può fare a così breve tempo. Noi giochiamo in casa perché comunque è prodotto da Longobardi lo spettacolo, quindi alla Sala Umberto siamo di casa, quindi va benissimo il fatto di aprire noi la stagione, però una tournèe è un po’ più complicata da allestire“.
Quali i punti di forza del “Maurizio IV”? Dalla sinossi sembra faccia riflettere con leggerezza…
“Diciamo che fa sorridere. Non è uno spettacolo comico sicuramente, è uno spettacolo che definirei agrodolce, comunque si sorride, si ride qualche volta, ma man mano che va avanti lo spettacolo si intuisce che tutto quello che appare non è così. Quindi ci sono colpi di scena, non si capisce dei due chi è quello che conduce le danze e quello che lo segue, ad un certo punto si rivoltano i ruoli e tutto questo ha un finale a sorpresa che sicuramente non ti aspetti. All’inizio sembra una cosa normalissima, un regista che deve allestire un Pirandello e arriva un tecnico luci che è stato chiamato, ma da lì poi alla fine ce n’è. Calcola che è un atto unico, quindi dura un’ora e un quarto, non di più. Però in questa ora e un quarto succedono tantissime cose“.
Nella drammaturgia da Pirandello ad oggi c’è qualcuno che ti colpisce in particolare per il gioco dei ruoli?
“Pirandello con il suo metateatro è stato fondamentale per tutta la letteratura, la drammaturgia, da lì in poi. Il gioco delle maschere, della follia non follia, poi è stata ripresa da tantissimi autori. Non so anche Mamet ha giocato su queste cose. Però per me Pirandello rimane, non lo so forse perché l’ho studiato quando ero più giovane, insomma rimane un caposaldo, anche se con i suoi limiti, può essere prolisso, può essere ‘antico’. Però il famoso gioco delle parti di Pirandello rimane indelebile“.
Con Gianluca Guidi hai già lavorato in “Stanno suonando la nostra canzone” e “Taxi a 2 piazze”: la vostra intesa artistica è anche autentica amicizia?
“Assolutamente sì, non solo. Noi abbiamo fatto più spettacoli insieme. Abbiamo fatto ‘I due gentiluomini di Verona’, abbiamo fatto ‘Serial killer per signora’, eccetera, eccetera. Noi ci conosciamo da quando siamo ragazzi, c’è un’amicizia, una stima di fondo immensa e poi ci troviamo molto bene in scena, oltretutto Gianluca che ha sempre diretto le cose che abbiamo fatto è un grandissimo regista, un bravissimo regista, quindi mi trovo benissimo a lavorare con lui. E poi ci divertiamo, il segreto è che noi ci divertiamo molto in scena“.
Vi siete conosciuti perché si frequentavano i vostri papà o, indipendentemente, tipo al laboratorio di Gigi Proietti?
“No, lui non ha fatto il laboratorio di Gigi, l’ho fatto io. Devo dire che ci siamo conosciuti quasi per caso, ci siamo conosciuti a un provino. Sapevamo che esisteva un figlio di Ciccio e un figlio di Johnny che facevano gli attori. Poi quando ci siamo incontrati per caso ci siamo presi subito, anche se poi per molti anni non ci siamo più incontrati. Poi lui mi ha chiamato per uno spettacolo e io non potevo perché ero in giro con un altro spettacolo. E diciamo che il nostro sodalizio teatrale è iniziato con la regia che lui ha fatto dello spettacolo che ho fatto io ‘Stanno suonando la nostra canzone’, quella è la prima volta che abbiamo lavorato insieme. E da lì poi ne abbiamo fatti tantissimi“.
A quali altri progetti stai lavorando?
“Un’altra tournèe che io ho sospeso è ‘La piccola bottega degli orrori’ che proprio in questo periodo, ottobre, novembre e dicembre, doveva stare in giro nei vari teatri. Io spero che da gennaio in poi, essendo uno spettacolo un po’ più grande perché siamo 12 in scena si riesca. Qui siamo soltanto in 2 quindi è più facile da gestire, Covid parlando naturalmente. ‘La piccola bottega degli orrori’ è un altro spettacolo che abbiamo fatto a Roma a novembre-dicembre. Dovevamo partire in tournèe adesso e naturalmente è stato eliminato tutto. Stiamo vedendo di ripartire da gennaio, ci sono tantissime piazze di tournèe che ci aspettano, vediamo se anche lì riusciamo a ricucire una nuova tournèe“.
Incrociando le dita per entrambi gli spettacoli, mi lasci con in regalo un verso di una poesia che ami?
“Dalla Divina Commedia ‘La bocca sollevò dal fiero pasto quel peccator, forbendola a’ capelli del capo ch’elli avea di retro guasto’ (Canto XXXIII, passo sul conte Ugolino, ndr). La mia memoria ormai si è persa tra le pagine di mille copioni, però mi è sempre piaciuto l’Inferno, perché poi ho trovato il Purgatorio e il Paradiso un po’ noiosetti, devo essere sincero. L’Inferno l’ho studiato e poi l’ho riletto perché lo trovo molto affascinante. C’è storia, drammaturgia, romanticismo: è pazzesco“.