Miglio: “Sanremo è un bel palco a cui aspirerei”
I suoi primi passi nel mondo della musica hanno l’odore di casa e dei piccoli locali. Ci racconta al telefono: “Ho iniziato a suonare prestissimo, a 12 anni. Parte tutto dalla mia stanza suonando con mio padre Raffaele. Vengo da una famiglia di musicisti. Un po’ più avanti sono arrivati i locali e i bar dove ho cominciato a suonare a 18 anni, ovunque fosse possibile, anche in posti piccoli pur di farlo. Avevo la voglia di suonare e andavo ovunque. Inizialmente volevo suonare la batteria, poi però non riuscivo a trovare totale sfogo, mancava forse la parte melodica e armonica e quindi ho iniziato con mio padre che suonava la chitarra, me ne ha regalata una e ho iniziato a scrivere in modo molto naturale. Avevo ed ho fame di musica“. È Alessia Zappamiglio, in arte Miglio. “Nella provincia, a Brescia, dove sono cresciuta, il mio cognome era legato a mio padre, ma anche a mio fratello e mia sorella… In famiglia siamo un po’ tutti ‘musicanti’. Così per dare incisività al mio progetto, ho scelto di prendere l’ultima parte del cognome, non volendo cercare qualcosa di troppo distante da me“. Miglio segna le tappe che vuoi percorrere? Sorride, “potrebbe essere anche questo… Ci sono tanti obiettivi da voler raggiungere“. Per ora si è stabilita a Bologna di cui apprezza il cantautorato, anche se ama “il cantautorato tutto in generale. L’ho masticato quasi tutto a partire da Fossati, Dalla, Guccini, De Andrè, Rino Gaetano. Poi ad un certo punto mi mancava la parte più cruda e l’ho scoperta con dei gruppi underground, quindi CCCP, Afterhours, Massimo Volume, tutta questa scuola alternativa, e poi anche internazionale con Jeff Buckley, Nick Drake, tutto un mondo parallelo“.
Miglio, il 6 novembre è uscito il tuo singolo “Erasmusplus”: è un avvertimento all’avanzare del mondo virtuale in maniera preponderante nelle nostre vite?
“Sì, anche. È un brano che parla di distanze, sia fisiche che emotive, e quindi ci va di mezzo anche questo mondo digitale che a volte fa fatica ad unire, divide, quindi sì, sicuramente“.
Questa canzone l’hai scritta nel periodo del lockdown?
“Sì, però questo momento rientra ora nell’emotività di tutti quanti. In realtà il brano non vuole parlare di quello, anzi io racconto la storia di altri, è un pezzo che parla di distanze. Può essere stata scritta anche due anni fa, semplicemente parlando di due persone una che sta, non so, in Belgio e l’altra in Italia e non possono vedersi. Parla molto più in generale di distanze. Poi sicuramente c’è dentro anche questo momento perché vuoi o non vuoi ci va a finire. Comunque io scrivo generalmente il quotidiano, l’ho sempre fatto. Poi in questi periodi di chiusura ancor di più, nel senso che non si può non continuare a scrivere. Ma non è un brano che vuole riferirsi a questo momento specifico“.
Quest’anno sei entrata in Matilde Dischi, etichetta indipendente di Milano. Questo è il tuo quarto singolo con loro dopo “Pianura padana”, “Pornomania” e “Bagno Paradiso”. Come proseguirà questo progetto discografico?
“Sicuramente uscirà un altro brano ad inizio 2021 che anticiperà l’album che arriverà prima dell’estate. Conterrà una decina di brani, alcuni che ho scritto anche alcuni anni fa“.
Hai voglia di Sanremo o di un talent per farti conoscere di più?
“Il talent non credo che tutti possano farlo – almeno non mi appartiene -, è una situazione più da televisione. Sanremo, invece, è una situazione che seguo da quando son piccolina e forse che stimo di più in Italia. Credo che possa dar visibilità, che sia lo spazio giusto: è un palco importantissimo, è il palco della canzone, dove prima viene la musica. Quindi Sanremo è un bel palco a cui aspirerei“.
La strofa che hai scritto e che ti rispecchia di più come artista?
“L’ho scritta ma non l’ho ancora pubblicata, quindi la svelerò più avanti“.
Il motto della tua vita?
“Anni fa mi è stato detto – e io ci tengo e ci credo -: devi sempre essere umile! È una cosa che mi resta nella testa e che mi ha detto una persona importante“.