Una sottile patina di polvere soffoca lo spettatore nella visione del film “La stanza”

Bel film, ma avrei scelto un altro titolo. Chiamare un film “La stanza”, quando si ha un precedente importante come “Room” (in inglese “Stanza”), uscito cinque anni fa e diretto da Lenny Abrahamson, credo limiti il giudizio dello spettatore. A maggior ragione se il film premio Oscar alla miglior attrice protagonista, Brie Larson, comincia con il piccolo Jack che non conosce nulla del mondo ad eccezione della “stanza”, un posto angusto, in cui è nato e cresciuto. Stefano Lodovichi, il regista de “La stanza”, che ha scritto anche la sceneggiatura assieme a Francesco Agostini e Filippo Giliste, afferma nell’incontro stampa in streaming che l’incipit del film nasce dalle notizie che stava raccogliendo per un documentario sui giovani Hikikomori, cioè quelli che si rintanano per volontaria esclusione sociale, e che non ha nessun punto di contatto con “Room”; mentre può apparentemente sorprendere, ma il legame sicuramente c’è per stessa ammissione di Lodovichi a diretta domanda, che il titolo “La stanza” richiama “La stanza del figlio” di Nanni Moretti, e non senza una ragione precisa. “Nanni Moretti mi è entrato dentro come autore – dichiara Lodovichi -, anche quando fa film devastanti come questo (del 2001, vincitore della Palma d’oro a Cannes, ndr) Moretti non ti lascia indifferente. Lui in ‘La stanza del figlio’ parla di una famiglia che va a pezzi per un figlio che muore”. Cosa succede ne “La stanza”? Anche qui una morte destabilizzerà, ed è l’incipit del film, ed anche qui c’è un nucleo familiare straziato. Ma non sarebbe giusto dire di più perché inevitabilmente si finirebbe per spoilerare. Basti sapere che per Lodovichi non ci troviamo di fronte né a un vero e proprio horror, né a un thriller psicologico, “ci si muove nel cinema di genere ma non è catalogabile”. I tre protagonisti – Guido Caprino, Camilla Filippi, Edoardo Pesce (nel cast c’è anche il giovanissimo Romeo Pellegrini) – sono ugualmente bravi, ma la figura femminile, Stella, ha espressioni che fanno da guida e legenda alla trama, quindi l’attrice Camilla Filippi ha un merito straordinario alla riuscita del film. “L’approccio a questo ruolo – dice Camilla Filippi – è stato abbastanza complesso. È stato difficile trovarle un equilibrio nell’arco della narrazione, pieno com’è di dolore. Nei 17 giorni di set ho pianto tutte le lacrime del mondo. Scavare nel dolore e trovare utilità al dolore che ci portiamo dentro, mi alleggerisce per paradosso. Stefano aveva una visione molto chiara, dandoci libertà ma tenendoci stretti. Ci ha fatto vedere la rotta e ci ha lasciati liberi di arrivare lì in fondo. Il senso di claustrofobia respirato nel film era dato dalla pioggia e dal fatto di essere stati chiusi e stretti dentro la casa”. Il film è completamente ambientato in una casa su due livelli, ricostruita in due teatri di posa (uno a piano). “Volevo ispirarmi a un certo tipo di casa che scricchiola, instabile – spiega Lodovichi -. All’inizio il fulcro della narrazione era uno scantinato, ma non era semplice ricostruirlo”. La scenografia di Massimiliano Sturiale aiuta tanto lo spettatore a immergersi nella patina di polvere di cui è pervasa la trama, che racconta di un’infanzia amara. “Ho perso mamma da un anno e mezzo quindi un po’ il film è autobiografico, ma non sono un figlio che giudica i genitori – sottolinea Lodovichi – . Sono uno che, arrivato ad una certa età e ad essere una figura paterna, si rende conto delle difficoltà di essere padre e compagno, quindi punto di riferimento ed educatore”. I personaggi sono ben scritti, anche perché, come osserva il regista, “sbagliano, compiono degli errori, perciò sono credibili”. “Le sfaccettature dei personaggi vengono dalla scrittura, noi attori diamo loro il colore e gli facciamo battere il cuore, non ci mettiamo niente a parte le viscere – sostiene Guido Caprino -. Sentivo un grandissimo bisogno di riscatto del mio personaggio, ma non lo giudico. La sua parte infantile ha pervaso tutto”. “La stanza” (durata 86′), prodotto da Andrea Occhipinti, sarà disponibile in anteprima esclusiva su Amazon Prime Video a partire dal 4 gennaio 2021: un film da vedere perché intelligente, carico di spunti di riflessione e capace di spiazzare lo spettatore.

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