Cris La Torre, l’artista che insegna ad inseguire i propri sogni
È un fiume in piena il cantante e scrittore bolognese classe 1974 Cris La Torre, al secolo Cristiano Cremonini. Si badi bene, “nessun legame familiare con il cantante pop Cesare Cremonini. Di Cremonini a Bologna ce ne sono tanti – chiarisce Cristiano -, ci sono stati anche lo scultore Sergio e il giornalista e scrittore Gabriele, oltre ad esserci un negozio di abbigliamento. Sul territorio e a Modena è un cognome frequente“.
Dimmi, quando Cristiano Cremonini diventa Cris La Torre?
“Ufficialmente è successo nel periodo del lockdown, con l’uscita ad aprile della canzone che ho scritto ispirandomi ad una lettera di Lucio Dalla, ‘Dalla finestra di Lucio’ (brano prodotto e arrangiato da Rod Mannara in collaborazione con Ricky Portera). È in questa occasione che ho pensato di uscire con questo nome d’arte che mi hanno affibbiato gli stessi fan. Il mio nome è Cristiano, ma tutti mi chiamo Cris e poi quando mi incontrano di persona la prima cosa che dicono è ‘sei una torre!’, perché io sono alto quasi due metri, sono 1 e 98. A dire il vero i miei fan mi chiamano pure ‘tenerone’, unendo a tutto ciò anche il fatto che pensano io sia molto dolce. Comincio così a tentare la strada cantautorale, dopo aver fatto il cantante lirico. Per vent’anni sono stato un interprete, poi ho scritto libri, poesie, racconti. Successivamente mi hanno chiesto di scrivere testi di canzoni, c’è stata questa esperienza con Fio Zanotti a Sanremo come autore per Lara Fabian e da lì ho cominciato a sentire la necessità di scrivere anche la musica, non solo le parole. Da qui è nata l’idea di questo cambiamento di nome“.
Di nome e di rotta, da tenore a cantautore pop…
“Certo, difatti, il prossimo progetto discografico – mi auguro sia vicino – sarà totalmente mio. Ho tanti spunti, tante idee e anche alcune canzoni quasi pronte. Si tratta di capire quale sarà la situazione migliore a partire dall’anno prossimo a livello commerciale in generale. Io sono già uscito con un disco pop dove però c’era solo una canzone totalmente mia, ‘Tempo presente’. È uscito tre anni fa, prodotto e arrangiato da Roberto Costa. C’erano due cover, ‘Memory’ da Cats e ‘Beautiful – That Way’, in duetto con Barbara Cola“.
Qual è la lezione che hai appreso da Lucio Dalla?
“La curiosità, era una persona molto attenta a tutto ciò che gli capitava intorno. Era una persona molto democratica, lui dava la stessa attenzione a un clochard come al personaggio istituzionale che lo premiava o all’università che gli conferiva la Laurea honoris causa. Io l’ho incontrato in più occasioni. La prima canzone pop in assoluto che ho cantato è stata ‘Caruso’ dieci anni fa. Allora lavoravo nella lirica ancora a tempo pieno, però questa passione già covava in me. Ho conosciuto Dodi Battaglia, chitarrista dei Pooh e tutto ha avuto inizio una dozzina d’anni fa con lui. Durante un evento in cui c’erano esponenti del mondo dell’arte, in cui io fui invitato come esponente della musica lirica – io cantavo solo brani lirici allora -, c’era Dodi Battaglia che presentava il suo disco di chitarra acustica. In quell’occasione mi sentì cantare e rimase colpito dalla mia voce. Durante l’intervallo, venne in camerino, mi fece i complimenti e mi propose di cantare alla fine del concerto ‘Uomini soli’, con io che facevo l’inciso ‘Dio delle città’. Io mi sono buttato, perché ho grande intraprendenza, e il pubblico, entusiasta, in standing ovation, ci ha anche chiesto di bissare, quello è stato il là che ha fatto scattare in me la passione del pop, che prima era solo come ascoltatore e, da quel momento, pure come cantante. Due anni dopo, incontro Dodi Battaglia all’Unipol Arena di Bologna nel 2010, dove ero stato invitato ad un grande concerto organizzato da Il Resto del Carlino, con la direzione artistica di Andrea Mingardi, dove c’erano tutti i grandi artisti della nostra regione. Mi viene chiesto di cantare ‘Caruso’, che non avevo mai interpretato in pubblico, e dopo vengo a sapere che nel parterre c’era Lucio Dalla che si è complimentato. Non c’è mai stata l’occasione di conoscere Dalla in maniera approfondita, ci siamo incontrati sempre con tanti altri colleghi e artisti, però ho un bellissimo ricordo di lui. Quando lessi il libro ‘Lucio Dalla. L’uomo degli specchi’, sulla sua vita, c’era questa lettera sua che nessuno si ricordava che l’avesse scritta nell’estate del 2010, un anno e mezzo prima di morire. Leggendo questa riflessione molto lunga è scaturito questo testo, questa melodia, ‘Dalla finestra di Lucio’, che è un omaggio che gli dovevo, perché cantare ‘Caruso’ è stato il motivo scatenante di questo cambiamento pop, diventando il mio cavallo di battaglia: è il brano pop in assoluto che ho sempre fatto, in tantissime occasioni. L’ho cantato, ad esempio, all’Auditorium Conciliazione di Roma con Fio Zanotti, poi Bonolis e Cuccarini, è un brano che si presta molto ad una vocalità tenorile“.
Questo mese hai pubblicato il nuovo singolo “Fidati dei tuoi sogni” (distribuito da MegaDischi – Pms Studio) – prodotto e arrangiato da Rod Mannara con la partecipazione di Katia Foschi (primo corno del Teatro Comunale di Bologna) – un connubio fra elementi classici e pop sul valore dei sogni da realizzare e sugli eroi fragili e umili: qual è la genesi di questo brano?
“Io sono da parecchi anni ormai promotore di giovani talenti. Ho fatto tanti progetti per le giovani generazioni nel settore artistico e l’ultimo molto fortunato s’intitola Premio Giuseppe Alberghini (violoncellista di Pieve di Cento che per vent’anni è stato primo violoncello nelle orchestre del Teatro Metropolitan di New York), un concorso di musica classica da me ideato: ogni anno incontro centinaia di ragazzi che hanno una dedizione straordinaria e ne vengo rapito e c’è sempre il desiderio di fare qualcosa in più per loro: vedendoli è come se mi rivedessi fanciullo, perché dedicano ogni giorno ore e ore allo studio. È una canzone dedicata a tutte le nuove generazioni, ma amplierei l’invito ‘Fidati dei tuoi sogni’ a chiunque abbia un sogno nel cassetto, il che si può avere a qualsiasi età“.
Nel 2015 grazie alla collaborazione con Fio Zanotti, come hai accennato prima, hai partecipato da autore al Festival di Sanremo con la canzone in gara “Voce” (interpretata da Lara Fabian): hai mai pensato di presentarti tu sul palco dell’Ariston?
“Non ho mai chiesto alla mia casa di produzione di presentarmi. Sanremo è un festival che è un’arma a doppio taglio nel senso che può essere davvero molto importante, però può anche affossarti, non è che io abbia questo grande desiderio, non è che aneli per forza di seguire questo percorso. Se capita l’occasione, anche in duetto, bene, ma non è che lo vado a cercare. Ciò che mi piace e m’interessa è lavorare in teatro, cioè fare concerti“.
Con chi ti piacerebbe salire eventualmente sul palco dell’Ariston?
“Ci sono varie artiste che stimo molto, tra le quali ho citato prima Barbara Cola, che stimo come artista e donna: ha un cuore grandissimo. Se dovessi scegliere qualcuno con cui affiancarmi, sceglierei un’ottima persona come lei. Come Barbara, ci sono Roberta Giallo, che ho conosciuto da poco e con cui non ho ancora mai cantato sul palco, ma ha scelto di far parte dei videoclip, fa una partecipazione nel video ‘Fidati dei tuoi sogni’ (uscito da poco), persona di grandissima cultura e sensibilità. Sono due artiste con due vocalità completamente diverse, ma di grande profondità e pathos. Poi c’è anche Sara Sei, con cui ho già cantato sul palco, perché la canzone ‘Dalla finestra di Lucio’ ha dato il via ad un concerto che ha preso il nome dal brano e che abbiamo fatto questa estate a Bologna, all’aperto, e con me sul palco c’era lei: una voce straordinaria, molto diversa dalla mia, che è stata varie volte sul palco dell’Ariston, al Festival. Tutte e tre sono un punto di riferimento a cui sono legato da amicizia e da un rapporto artistico“.
Come unisci la tua anima legata alla voce a quella legata alla penna? Come ti dividi tra l’essere cantante e l’essere scrittore?
“Spesso l’ispirazione ti arriva nei momenti meno adatti, quindi magari proprio quando stai cantando, stai studiando, o sei a un incontro. È difficile conciliare entrambe le cose. La cosa difficile è riuscire a gestirle, perché spesso si mescolano insieme ed è veramente caotico“.
Alle donne hai dedicato spazio nei tuoi libri, così come al melodramma: quale sarà l’argomento del tuo prossimo volume?
“Alle donne ho dedicato anche una canzone. Nel mio disco precedente, ‘Tempo presente’, l’unica canzone che ho scritto io, sia musica che testi, s’intitola ‘Maria’ ed è dedicata a Maria Callas perché era il quarantesimo della sua morte, quindi ho dedicato anche un brano a lei che è stata una delle più grandi artiste del mondo della lirica. Questo album, pieno di collaborazioni con amici che artisticamente frequentavo tre anni fa, contiene tra l’altro anche ‘Libertà’, scritta a quattro mani con Antonella Maggio, che è autrice di ‘Un amore così grande’, che lanciò Mario Del Monaco, poi anche Claudio Villa, l’hanno cantata un po’ tutti, anche Il Volo l’ha ricantata. Questo era un progetto un po’ crossover, io sono e resto tale perché la mia natura vocale deriva dalla lirica“.
Tornando al fulcro della domanda, il prossimo libro?
“Gli ultimi due libri che ho scritto erano sulla storia dell’Opera italiana che hanno avuto un discreto successo. Mi è stato chiesto di scriverne uno per i bambini, per avvicinare al mondo dell’opera lirica le nuove generazioni, ma ho detto ‘ni’, perché non è una cosa semplice. Magari se sarò affiancato da un esperto, un educatore che conosce meglio forse il linguaggio dei bambini e dei ragazzi, forse sarà un po’ più semplice per me, è una cosa che mi piacerebbe fare un domani“.
Indipendentemente dall’età, qual è l’opera che consiglieresti per avvicinare al genere classico uno che ne è completamente digiuno?
“Forse un’opera comica, forse ‘Il barbiere di Siviglia’, o una che ha un tema molto attuale come ‘La Traviata’, un dramma che si rifà a Dumas figlio, ‘La signora delle camelie’, un riferimento storico che ha una potenza d’attualità enorme. Calcola che ‘Moulin Rouge!’ o ‘Pretty Woman’ sono due capolavori del cinema ispirati alla trama di ‘Traviata’. Secondo me, in ogni caso, sono indicati tutti i titoli che hanno un riferimento forte con l’oggi, anche ‘La bohème’ di Puccini, ad esempio“.
Che rapporto hai con le colonne sonore?
“Al Parco della Musica di Roma ho impersonato la voce di Gesù nella sinfonia che raccoglieva tutti i temi della colonna sonora del film ‘The Passion of the Christ’ di Mel Gibson“.
Ti piacerebbe far parte di un progetto cinematografico?
“Sì, molto. Mi piacerebbe lavorare con due registi che adoro molto, uno è Paolo Sorrentino e l’altro è Ferzan Özpetek, essendo morto Federico Fellini”.
A quale film di Fellini avresti voluto prendere parte?
“Un film ambientato in queste terre, ‘Amarcord’, chi sa se Fellini mi avrebbe accettato per fare un personaggio caratterialmente forte come un professore“.
Hai un motto nella vita?
“Non arrendersi mai è l’undicesimo comandamento che ogni tanto mi ripeto“.
Cosa hai in agenda per il 2021?
“Il primo obiettivo è di pensare al nuovo disco, prodromo di una serie di eventi correlati“.