Yayanice: simbolo di una femminilità senza competizione
Le immagino vestite in maniera colorata ascoltando la loro voce squillante e allegra che mi risponde al telefono. “Ci hai preso perché effettivamente è così“, dice Chiara Iannice (voce) che con Giulia Facco (tastiere) forma il duo Yayanice, un progetto che si avvale dietro le quinte di Nicolò Scalabrin e Riccardo Di Vinci. Chiara e Giulia sono affiatate, tra loro si avverte un bel clima. “Abbiamo finito di fare le cose per forza, con tutte le incoerenze del caso e le facce di bronzo“, dice Chiara. “Vogliamo dare un’idea di femminile un po’ diversa dai canoni che si vedono sempre in giro, quindi una femminilità senza competizione, senza voler prevaricare l’una sull’altra, quindi di sintonia, di energia anche maschile nel fare le cose come vogliamo noi, di serenità, insomma, per quello che si può“, aggiunge Giulia.
Quando è nato il progetto Yayanice?
Chiara: “Io e Giulia ci siamo conosciute nel 2017 tramite amici in comune musicisti, lei si era trasferita da Padova qui a Bologna. Abbiamo messo su un gruppo di cover band funky, r’n’b, soul con altri due ragazzi. La leggenda vuole che quando il batterista dell’epoca chiuse la nostra prima data e gli venne chiesto ‘come vi chiamate come gruppo’, noi ancora ci stavamo preparando, quindi non avevamo in mente un nome e lui su due piedi prese il mio cognome, lo storpiò in inglese e disse Yanice. Questa è stata la prima esperienza insieme con questo nome estrapolato in questo modo fantasioso, che poi ci ha fatto ridere e non abbiamo potuto cambiarlo fondamentalmente. Quando poi il gruppo si è sciolto, ormai un anno e mezzo fa, io e Giulia abbiamo deciso di continuare questa esperienza più che altro volendo fare della musica originale. Quindi per non stravolgere lo spirito col quale avevamo iniziato insieme, anzi per corroborarlo e amplificarlo, abbiamo deciso di chiamarci Yayanice, per cambiare un attimo però mantenendo bene o male quell’identità, quindi diciamo che il progetto è nato così, casualmente seguendo la nostra volontà e il desiderio di cimentarci in qualcosa di nostro per vedere un attimo che cosa poi sarebbe potuto uscire: questo è stato il motore. Per quel che riguarda il nostro primo ep, diciamo che è venuto fuori casualmente un pomeriggio in cui eravamo con altri due amici musicisti molto in gamba, uno di questi beatmaker anche, e quel pomeriggio si vede che c’era una congiunzione astrale molto positiva, eravamo tutti iper rilassati e un po’ così per intrattenerci pomeridianamente tra amici ci siamo messi a fare un po’ di beat e quello che è uscito sono cinque tracce che ci hanno colpito particolarmente perché, nonostante fossero uscite essenzialmente in un’estensione particolare, avevano un certo valore. Poi da lì io mi sono composta i testi e sono venuti fuori cinque brani che abbiamo deciso di raccogliere insieme e di spendere. Questi cinque brani sono racchiusi nell’ep che si chiama ‘Guasto’“.
Mi fate da guida per queste cinque tracce?
Giulia: “Queste cinque tracce non hanno un genere definito, nel senso che attingono da varie sonorità. Ci sono dei pezzi che sono più sul soul, r’n’b, c’è un pezzo house dance e un pezzo più simil tecno, elettronico, e quindi diciamo che essendo nato tutto un po’ così per caso, abbiamo semplicemente mescolato quelle che erano le nostre influenze in modo spontaneo. Chiaramente il fattore che determina tutto quanto è quello ritmico sicuramente e, a parte il pezzo un po’ più lento, la ballad del disco, che però comunque strizza l’occhio all’hip hop e al jazz, c’è un motore black sottostante. Riguardo poi anche agli argomenti trattati ci sono forse due filoni, uno più scanzonato, un po’ più quasi nonsense, molto, molto leggero, e invece un filone in cui insomma ci sono dei contenuti emotivi di un certo tipo in cui si parla di ferite, di reazioni e insomma di quelli che poi sono i percorsi delle persone insomma, di quello che succede nella vita di ogni giorno con un carattere più riflessivo e di contenuto“.
Perché le avete raccolte sotto il nome “Guasto”?
Chiara: “Perché la casa in cui ci trovavamo a fare questa cosa si trova in via del Guasto, qua a Bologna, e quindi è venuta fuori da lì. Poi gli abbiamo dato un acronimo, diciamo che ‘Guasto’ lo abbiamo poi fatto evolvere in GUardando Attraverso STrani Occhi perché i pezzi proposti sono cinque con cinque stili diversi, quindi l’intenzione che c’è stata dietro, suo malgrado, è stata quella di esplorare, comunque sia, una cosa da cinque punti di vista differenti, quindi ci stava un po’ rimandare anche al fatto che c’è stata una visione particolare nel momento in cui questi brani sono nati fondamentalmente“.
Quando uscirà questo ep?
Giulia: “A gennaio uscirà il terzo singolo che s’intitola ‘Sciacquone’ e con questo dovrebbe uscire anche tutto l’ep. Siamo uscite a metà settembre con ‘Coconut’ che è stato il primo singolo che poi è l’unico in inglese che è raccolto in questo progetto. Poi siamo uscite a fine novembre con ‘Nero di Troia’, diciamo che lo stiamo facendo uscire a puntate, tipo fotoromanzo. Adesso la terza uscita, il terzo singolo è a gennaio e credo che poi con questa terza uscita faremo uscire anche gli ultimi due pezzi, quindi non la tireremo più troppo per le lunghe“.
Come duo quali sono i vostri punti di incontro e quali quelli di scontro?
Chiara: “Ci odiamo chiaramente” (ridono entrambe, ndr).
Giulia: “Infatti è una tortura anche questa intervista (ride, ndr). Sicuramente siamo due persone solari, positive, con una gran voglia di fare e di sperimentare. Abbiamo un approccio molto simile anche in termini di lavoro, quindi riusciamo perfettamente a incastrarci, c’è chi fa di più nel momento in cui l’altra può dedicarsi meno al progetto e viceversa. E poi manteniamo musicalmente questo approccio molto libero, quindi la regola che ci siamo date è quella di essere creative, di far le robe che ci piacciono e di proporle poi ad un pubblico e il risultato lo affidiamo un po’ al destino e ai vostri gusti“.
Chiara: “In realtà io e Giulia non abbiamo mai litigato, non abbiamo ancora un precedente, nonostante la pandemia. Poi non è detto che questa cosa non possa succedere. Però credo che conoscendoci sarebbe sicuramente una cosa che andrebbe risolta con decoro. Abbiamo un approccio molto simile anche alla vita, quindi è anche per questo che ci siamo trovate subito molto bene insieme. Quindi il pensiero del male onestamente ancora io non l’ho avuto, poi dopo… Mi sento abbastanza tranquilla con i presupposti che ci sono. Poi è ovvio che, vedremo“.
Giulia: “Però senza battere la testa!“.
Chiara: “Direi che possiamo stare tranquille, almeno in questo presente!“.
Avete un motto come duo?
Chiara: “Proprio un motto no, però potrebbe essere…“.
Giulia: “…Go with the flow“.
Chiara: “Tutto un lasciar fluire le cose, ci sta… Lo abbiamo coniato adesso“.
Quali sono i vostri prossimi obiettivi?
Giulia: “Intanto stiamo iniziando a scrivere altri pezzi, quindi l’idea sarebbe quella di far uscire l’anno prossimo anche un altro ep, stiamo già lavorando ai brani nuovi. Ci piacerebbe moltissimo, condizioni politico-sociali-sanitarie permettendo, fare dei concerti, per cui probabilmente a gennaio registreremo un piccolo live con una associazione di Bologna di nostri amici musicisti, che si chiama It’s time to Bo, che verrà pubblicata nel canale appunto di questa associazione che raccoglie dei piccoli live di un quarto d’ora di artisti della zona di Bologna. Quindi questo è il primo appuntamento ‘live’ che abbiamo. Si tratta di un concerto registrato e pubblicato sul loro canale youtube“.
Perché c’è un cocktail al centro del videoclip di “Nero di Troia” (diretto da Adrian Scerbina per VivoRecFilm con la produzione di Maicol Malizia)?
Chiara: “Il tema di ‘Nero di Troia’ è palesemente uno sfogo nei confronti di una persona che non si è comportata particolarmente bene, con anche un eccesso di cattiveria nei commenti, è abbastanza duro come testo“.
Quindi racconta un fatto reale?
Chiara: “Sì, la mia visione di una persona“.
Giulia: “…che purtroppo o per fortuna esiste!“.
Chiara: “È tutto vero. Io l’ho scritto sull’onda di una certa depressione, comunque anche di una certa ira, devo dire, quindi è uscito molto fedele a quello che era il pensiero dell’epoca. Però diciamo che l’accostamento con il sound di ‘Nero di Troia’ ha voluto un pochino alleggerire la cosa perché il testo è effettivamente bello pungente, invece la musica è un pochino più pastosa, diciamo che l’idea che ci ha dato è di questa bolla in cui ci si permette di sfogarsi fuori dai denti e senza filtri come spesso succede quando magari alziamo un po’ il gomito, quindi in vino veritas, ovviamente i commenti sono amplificati tantissimo come gli stati d’animo, sono quei momenti in cui uno è più portato a esternare le cose in maniera cruda, quando invece però sicuramente l’equilibrio anche in quelle cose è poi la chiave di lettura per superare anche le situazioni. Era anche un po’ per sdrammatizzare il contenuto fondamentalmente. Ci mettiamo al tavolino come se fossimo un po’ avanti con i lavori, in mezzo alle brume dell’alcol è la situazione che presupporrebbe essere perfetta per dire le cose che poi vengono dette nel testo“.
Qual è l’augurio che vi fate l’un l’altra per il nuovo anno?
Chiara: “Io a Giulia auguro di continuare a realizzarsi nella sua vita personale ovviamente e le auguro, nella sfera amorosa, di trovare una persona che sia degna di stare con lei: le auguro l’amore“.
Giulia: “Io a Chiara posso augurare un sacco di belle cose. Io le auguro di cantare davanti a tantissime persone perché ha una voce bellissima e i testi che scrive fanno riflettere le persone, le fanno divertire, quindi penso che sia una cosa che farebbe bene a lei, a noi e a chi ci ascolta, dato che l’amore lo ha già trovato…Oltre a una montagna di soldi, ma questo a tutti chiaramente“.
C’è una canzone nel vostro panorama musicale che vi unisce e che ascoltate volentieri insieme, casomai dividendovi le cuffiette?
Chiara e Giulia: “Sì, ‘Paprika’ di Serena Brancale“.
C’è un verso di una vostra canzone in cui vi rispecchiate tantissimo?
Chiara: “Fa parte di ‘Coriandoli’ che è la specie di ballad che abbiamo scritto: ‘Certe volte è strano ma è dura trovare una formula come una colla la chimica lega ogni cellula al mondo’“.
Giulia: “La quoto anch’io“.
Chiara: “È l’idea che tutto è collegato, che alla fine tutto fa parte di un grande bacino di cose, ma questo non vuol dire che sia semplice, a volte bisogna trovare anche delle quadre per vivere serenamente con se stessi e con gli altri. L’avere questa coscienza che c’è un collegamento in tutto sicuramente aiuta i momenti più bui ad avere un faro e un punto di appiglio per andare avanti“.