Tavo: “Quando scrivo cerco sempre di lasciare uno spazio libero nel quale l’ascoltatore possa immaginarsi”
La sua voce sprigiona entusiasmo. È Tavo, al secolo Francesco Taverna, cantautore alessandrino classe 1993, tra gli artisti promettenti del panorama indie pop italiano. Dall’8 gennaio è in rotazione il suo brano “Rivoluzione” (Noize Hills Records / Artist First).
Tavo è un fiume, come mai è questo il tuo nome d’arte?
“Ho scoperto successivamente che fosse un fiume. In realtà, il nome deriva semplicemente dal mio cognome perché io mi chiamo Taverna e dalle elementari tutti i compagni hanno cominciato a chiamarmi Tavo, non so bene perché. Alla fine non esiste una distinzione tra persona e personaggio in quello che faccio e in quello che scrivo perché racconto delle cose che fanno parte della mia vita. Ho così deciso di tenermi stretto Tavo anche per il progetto“.
Cos’è per te la musica?
“È uno spazio, lo spazio attraverso il quale le persone trovano parti della loro vita in comune con altre persone. Cerco sempre quando scrivo di lasciare uno spazio libero nel quale l’ascoltatore possa immaginare i propri protagonisti della storia e disegnare, dipingere con i colori che vuole i paesaggi che racconto. Per me i libri belli, le storie belle, lasciano questo spazio. Io, nel limite delle mie capacità, cerco sempre di lasciare questo spazio“.
Cantautori ci si nasce o ci si diventa?
“Secondo me, lo si diventa. Le persone alla fine sono fatte dal contesto che vivono e dalle esperienze che hanno nella vita, dalle scelte, un po’ anche da dove si trovano in quel momento e quello che gli viene più facile o più stimolante fare“.
Componi alla chitarra o al pianoforte?
“Un po’ tutt’e due. Ho iniziato a studiare chitarra che avevo dodici anni, adesso ne ho 28 quasi. Dopo, facendo il Conservatorio, ho studiato anche piano. A volte però parto nella stesura di una canzone dal testo, a volte da una melodia, a volte canticchiando qualcosa o da un giro di accordi fatti con la chitarra e col piano, non c’è proprio una regola“.
Da quale suggestione nasce il tuo ultimo brano “Rivoluzione”?
“Nasce fondamentalmente da un problema, da un momento di solitudine, mettiamola così. L’ho vissuto durante la questione del Covid, ma non solo quello. È stato un problema a casa, grande, vissuto da un familiare“.
Mi dispiace tanto.
“Questa persona doveva fare un percorso per una questione proprio di salute fisica ed è riuscita a venirne fuori alla grande. Io credevo proprio di doverle letteralmente stare accanto perché sarebbe stata fragile. In realtà, mi sono reso conto che poi ero solo lo spettatore di quello che stava succedendo, perché questa persona ha avuto la forza non solo di andare avanti per lei, ma di sorreggere tutti quanti. Quindi, ‘Rivoluzione’ nasce da questo, da un momento di solitudine, da un momento dove, anche per via del Covid, non potendo uscire di casa, non potevo aprirmi, non potevo relazionarmi con le altre persone. Poi, non c’era più di tanto da dire, a volte si cerca semplicemente un abbraccio dalle altre persone, si è capiti guardandosi in faccia. Quando non puoi uscire di casa e vedere le altre persone, purtroppo vengono a mancare tanti aspetti dal lato umano che aiutano a volte a superare certe cose“.
Sì, a riscaldare il cuore. Senti, questa persona ha avuto modo di ascoltare “Rivoluzione”?
“Sì, assolutamente sì, è rimasta felice. La persona in questione è mia madre“.
Tua madre è un bell’esempio di solarità. Ho letto che il video di questo brano è ispirato al teatro: quando uscirà?
“Stiamo ancora decidendo per quanto riguarda l’uscita perché probabilmente verrà dato in anteprima come è accaduto per il video precedente, ‘Gange’, pubblicato in anteprima per Billboard. Questa volta potremmo avere delle altre uscite, sempre belle“.
Come mai hai scelto il “palcoscenico” per raccontare questa canzone?
“Fondamentalmente il teatro lo vedo come il punto in cui si è liberi di essere se stessi, si è liberi anche, al tempo stesso, di scegliere quale maschera portare. Ho visto il teatro come la liberazione di quello che uno vuol dire“.
A cosa stai lavorando ora? Un album?
“Sì, stiamo lavorando al disco, ci stiamo lavorando da due anni. È un po’ tutto congelato per via del Covid. Anche per un emergente la cosa fondamentale è poter fare concerti e poter fare delle date. Purtroppo uscire con un disco per me attualmente è difficile, è un po’ tutto fermo, stiamo lavorando sui singoli perché il disco che uscirà voglio che esca quando ci sia la possibilità di portarlo letteralmente in giro sul palco“.
Lavori con brand importanti, com’è questa esperienza?
“Praticamente mi vestono Levi’s Italia e Borsalino. La collaborazione con Levi’s è iniziata durante il periodo di Covid, dopo l’uscita di un singolo, dove ho fatto un live per loro, ‘Live 501’, e poi da lì hanno cominciato a vestirmi. Mi trovavo a casa con cartoni di roba da vestire che mi arrivavano, però non potevo uscir di casa. Diciamo che tutti questi bei vestiti li ho usati un sacco in casa“.
Quali sono i tuoi sogni nel cassetto?
“Spero di suonare tanto, tanto, tanto, visto che è l’unica cosa che in fondo mi piace di questo mestiere, che più di un mestiere è un atto di fede visto il periodo. Ma spero di poter riprendere il tour che si è interrotto alla prima data in gennaio 2020. Infatti, siamo solo riusciti a presentare il tour che si chiama ‘Il tempo di ballare’ assieme ai Sick Tamburo. È stato bellissimo: è stata la mia prima data con una vera e propria produzione alle spalle. I tecnici audio e luci, infatti, lavorano anche con artisti ben più noti, tipo Cristicchi e Ermal Meta. Per me è stata una possibilità gigantesca che però si è congelata immediatamente per via del Covid. Spero di fare il tour, di riprendere da dove mi sono fermato“.
Sei tentato di fare musica per film, colonne sonore?
“Sarebbe bellissimo, ma è molto difficile. È una cosa bella per chi scrive musica in generale, poi per quanto mi riguarda veramente più la musica viene condivisa, più sono contento. Non sono una di quelle persone che scrive per se stesso e basta. Mi piace che le persone possano ritrovarsi dentro una canzone. Se qualche regista o sceneggiatore dovesse vedere una mia canzone adatta a un cortometraggio, un film, una serie, ben venga“.
Invece sul fronte talent o Festival di Sanremo?
“Sul fronte talent, mi è stato proposto e ho rifiutato sia l’anno scorso che quest’anno. Non li condanno minimamente i talent, anzi, però penso che quando uno crea un progetto musicale, deve vedere in base a quello che fa qual è il veicolo migliore per portare la musica che fa. Io faccio cantautorato, non sono portato a cantare bene cover, quindi non avrebbe senso da quel punto di vista per me intraprendere un percorso talent, verrei escluso in partenza. Però a parte questo il percorso Sanremo, invece, è una cosa che mi piacerebbe un sacco fare“.
Mi lasci con una frase di una tua canzone a cui sei particolarmente legato…
“Avremo il tempo di ballare!“.