Matteo Ghione: “Vorrei raccontare in uno spettacolo la storia della mia famiglia di artisti e viaggiatori”
“Mi hai preso a suonare, in questo momento stiamo registrando un videino selfmade“. Quando lo vedremo? “Spero a breve, ci stiamo cimentando un po’ nella produzione a casa, ho comprato uno zoom con microfonino per registrare bene. Se viene carino, lo monto“. Ma il video di quale canzone? “Questa è una cover di Emily King che si chiama ‘Distance’. Sto collaborando con una ragazza molto, molto brava che è arrivata dopo 12 anni di Spagna qui in Italia, quindi l’ho subito accalappiata, le ho detto ‘ferma qua’“. È solare e sorridente il cantante, chitarrista e percussionista Matteo Ghione, nato il 30 marzo 1987 a Rio De Janeiro, cresciuto a Genova e da qualche anno trasferitosi a Milano. Diverte tantissimo il video del suo ultimo brano “Prendere o lasciare” (Piesse Groove Records/Groove It), scritto con Piero Dread Comite e prodotto da Pierpaolo D’Emilio e Sandro De Bellis: nelle immagini riprese dal regista Andrea Basile, si vede l’artista vestire tutti gli abiti possibili per cercare di convincere la sua amata a stare con lui!
Matteo, quali sono i lati forti del tuo carattere?
“Sono un ariete, quindi sicuramente sono determinato, testardo in quello che voglio e penso di essere anche abbastanza duttile. Ho viaggiato tanto e quindi per necessità mi sono dovuto sempre adattare a situazioni nuove. Mi sono sempre buttato dentro le situazioni, pur pensando sempre di non essere in grado di farle, poi di trovarmi capace, quindi lavoro abbastanza bene sotto pressione“.
Cos’è la cosa più fuori dal comune che hai fatto per una donna?
“Scrivere la canzone ‘Prendere o lasciare’, perché le ho mandato una nota vocale per corteggiarla, ero proprio alla fine, non avevo più modi. Quindi le ho detto ‘io mi spoglio: prendere o lasciare. Ti piace così com’è?’. Le ho mandato una nota vocale improvvisando questo testo. Gliel’ho mandata così ad occhi chiusi. Vediamo come va… Non pensavo che avremmo prodotto questa canzone, dopo invece è diventato un singolo“.
L’Anita del video è la ragazza in questione?
“Esattamente, proprio lei. Lei alla fine era fidanzata, quindi non ha ceduto. Esistono ancora le ragazze tutte d’un pezzo, sono contento, però le ho detto: ‘Se ti va e ti può far piacere mi piacerebbe che tu fossi la protagonista del video’. Lei è mezza bergamasca e mezza somala, quindi mi fa: Sai, non so se sono capace, se me la sento’. Io le ho detto: ‘Vai tranquilla, tu vieni. Devi semplicemente rifiutarmi in tutti i modi, esattamente come hai fatto nella realtà’. Infatti è stata bravissima, ci siamo divertiti un botto a fare questo video. Lei era alla prima esperienza ma ha recitato alla grande, è stata se stessa“.
Ma tu in questo momento sei fidanzato?
“Sì, mi sono ripreso dalla delusione… In realtà non è stata una delusione, è stato più un ‘senti, o così o niente’, almeno io ho fatto tutto. Adesso sto molto bene. In realtà è la ragazza con cui sto registrando adesso il pezzo. È tornata dalla Spagna con furore ed io ho ceduto“.
Bello! Come si chiama?
“Desiree Diouf, una bravissima cantante, da ascoltare“.
Adesso vive a Milano con te?
“La situazione è abbastanza da definire. Lei era tornata qua per un breve periodo, là ovviamente è tutto fermo come qua in Italia. Nel frattempo ci siamo avvicinati e ora è da capire dove, come. Però per adesso è qua“.
Dai, siete giovani, immagino che lei abbia la tua stessa età…
“Un anno meno di me. Ha un grande talento, prima o poi ti capiterà di fare qualche intervista anche a lei!“.
Pensavo che il brano “Prendere o lasciare” fosse stato ispirato un po’ dalla tua partecipazione a “Uomini e donne”…
“Ma tu tutto sai, sei andata a ripescare cose vecchissime! Sì, c’è una forma nel video soprattutto, perché c’è questa proposta e lei seduta su questo mini trono in cui deve scegliere o no… Quindi c’è una leggera citazione per chi se lo ricorda. Fra l’altro, ti racconto questo piccolo aneddoto. Io quando ho smesso di giocare a calcio per l’infortunio“.
Giocavi nella Primavera della Juventus, vero?
“Bravissima. Mi allenavo in prima squadra, è stato un periodo in cui c’erano anche delle aspettative ovviamente. Poi brutto infortunio e ho smesso. Durante la convalescenza mi hanno regalato una chitarra e lì ho iniziato un po’ ad appassionarmi alla musica, che è stata il mio passatempo, la mia cura. Poi succede che arrivo a Milano e decido di seguire il consiglio di qualche amico di inviare foto varie a qualche agenzia di moda, ma così, per gioco. Non ero mai uscito il sabato sera facendo lo sportivo, non sapevo niente della notte, volevo divertirmi un po’. Mando questa foto anche alla redazione di Canale5 e mi chiamano. Vado giù a Roma, faccio un provino senza sapere per che cosa sia e sostanzialmente mi invitano, faccio il programma, arrivo in finale, la tipa sceglie l’altro, anche lì prendo il palo (ridiamo, ndr), anche lì pacco, però quando esco dal programma, un manager mi ha proposto di fare una serata in discoteca. Io mi vergognavo sinceramente di arrivare senza nessun talento in un locale, esser pagato per nulla. Ero stato sempre contrario a queste cose prima di farle. Quindi gli ho detto: ‘Senti io vengo, ma suono le percussioni’. Quindi ho portato le mie percussioni che, in realtà, stavo imparando a suonare, mi sono venduto come uno che già suonava di brutto questo tamburo. Quindi, niente, partito il dj io mi sono messo a suonare con lui, la cosa è andata alla grande contro ogni mia aspettativa, mi sono fracassato le mani dall’entusiasmo e quindi se suono, se ho avuto delle serate, se ho avuto un po’ di boost (spinta) all’inizio, è stato anche grazie a questa partecipazione, a questo programma tanto discusso. Quindi anche lì come vedi mi sono infilato e mi sono poi subito ritrasformato, dopo un po’ ho paura dell’etichetta che ti dà un programma del genere. Niente in contrario al programma, figurati, l’ho fatto, però è un’etichetta pesante, un po’ del belloccio che non sa fare nulla e che non sa coniugare due verbi, invece avevo qualcos’altro che mi pulsava dentro, quindi mi sono lanciato subito“.
Ti sei lanciato tanto da partecipare a “XFactor” poi…
“Poi sono passati gli anni, ho studiato un po’ di musica, continuo a cercare di studiarla. Ho fatto tanti incontri determinanti e così sono stato segnalato a ‘XFactor’, quindi sono arrivato, ho fatto dei provini, sono arrivato ai Bootcamp. È stato molto bello, sono arrivato davanti a tanta gente al Forum e già quella è un’emozione. Non ero forse abbastanza maturo per un’esperienza così pressante, tanta competizione, quella cosa lì un po’ la soffro. Ne avevo già avuta troppa in ambito sportivo. Di contro però c’è stato il camerino, il suonare tutti insieme, quella parte lì, incontrare tanti talenti, ragazzi giovanissimi, più giovani di me, già fortissimi. Lì ho avuto proprio una botta di musica e di condivisione che mi ha fatto super piacere. Quello è il bagaglio più grande di questa esperienza“.
Hai fatto anche il programma Big Show su Italia1 accanto al comico Andrea Pucci. Non è che in pentola bolle altro per te sul fronte tv?
“Qualcosina sempre con Pucci era in previsione, poi ovviamente il periodo lo sappiamo tutti qual è e perciò tanti progetti si sono ibernati. Non escludo niente anche perché Andrea è molto attivo, ed è anche un amico fra l’altro oltre che il nostro capo, quindi sì, potrebbe essere che succede qualcos’altro. Al Big Show abbiamo fatto la Resident Band per otto puntate, un po’ come la band del Letterman Show, è stato molto, molto divertente, un’altra esperienza, dal punto di vista della professione anche, totalmente nuova. Hai a che fare con scalette, interventi, hai nelle cuffie il regista che ti dice cosa fare, dove intervenire, quindi è un lavoro complesso, strutturato e mi è piaciuto molto. Quindi dovessero ricapitare cose del genere, presente!“.
Intanto stai preparando il video della cover “Distance” ed ho letto che il tuo prossimo singolo sarà “Marula Cafè”…
“Sì, fra l’altro ci stiamo lavorando proprio in questi giorni. Siamo a puntino, diciamo siamo quasi in fase di ultimazione. Il Marula Cafè è un locale di Barcellona in Spagna dove io andavo spesso a sentire musica e dove ho sentito Desiree cantare, tutto torna, vedi?“.
Hai già idea di quando uscirà questa canzone? Ad esempio per San Valentino?
“Non so se riusciremo per quella data, perché i tempi si dilatano un po’ per la questione studio o zone e lavorare a distanza non sempre è comodo per quanto riguarda proprio l’emozione, a me piace stare un po’ tutti insieme col team e metterci lì a lavorare. Quindi febbraio forse è presto, non è detto, sicuramente entro la primavera“.
Ma poi hai intenzione di far uscire un album?
“Sì, adesso stiamo lavorando step by step, brano dopo brano con Groove It, con tutto il team, Pierpaolo D’Emilio, Sandro De Bellis, Riccardo Di Paola, sono tutti grandi professionisti, con loro, dato il momento, andiamo passo dopo passo, faremo pezzo dopo pezzo fino a che non arriviamo a un numero per cui probabilmente raccoglieremo il tutto in un disco. In realtà stiamo già scrivendo. Io già sto scrivendo per quello che verrà dopo, perciò ci siamo“.
Abbiamo parlato della Juventus. È rimasta la tua squadra del cuore?
“Non sono un tifoso. Mi piace il calcio. Mi piacciono le belle partite. Sono amante dell’agonismo quando è sano. Da quando ho smesso, non seguo una squadra in particolare. Ultimamente sono più vicino all’Inter, ma perché tra Pucci, che è interista sfegatato e quindi guai a contraddirlo se no poi mi licenzia, e poi tanti amici qua in zona di Milano che sono interisti, ho suonato più volte nel vip room a San Siro proprio per l’Inter, in Sala Pirelli. Ho fatto amicizia con tantissimi brasiliani e argentini del mondo Inter, perciò sono legato adesso un po’ di più a quei colori, però non sono un tifoso, mentirei se ti dicessi il contrario“.
Ti sei dovuto ritirare, ma se gli amici ti chiedono di fare una partitella scendi in campo?
“Sì, anzi, sono ancora gettonatissimo, anche se sono zoppo, i piedi ancora vanno!“.
La passione per il calcio e la musica è più un’eredità del Brasile o un insegnamento italiano?
“Un insieme delle cose perché mia madre, Rosangela Taveira, è musicista, cantante, di bossanova. Tra l’altro, potrebbe anche essere che faremo un duo io e lei“.
Bello.
“Sì, lei ha fatto un disco. Io quando avevo sei, sette anni ho cantato in un suo disco, abbiamo fatto un duetto e adesso mi piacerebbe regalare io a lei quest’esperienza di fare questo duetto insieme. Peri il calcio, invece, il mio papà, Carlo, grande amante del Brasile in generale, quindi sia musica brasiliana che sport. Lui è quello che mi ha portato sui campi, che mi ha fatto giocare di più, che ha speso tanti pomeriggi e sere al freddo a farmi giocare. Quindi ho ereditato un po’ da tutt’e due. Per andare a giocare nella Juve sono andato via di casa prestissimo, avevo 15, 16 anni. Sono un ibrido. Mio papà mi diceva che io sono ‘italioca’. Sai che quelli di Rio si chiamano ‘carioca’, io invece sono un mezzo, quindi un italioca“.
Giusto! Ma i tuoi come si sono conosciuti?
“Si sono conosciuti in Italia. Mia mamma lavorava per ‘Te lo do io il Brasile’, un programma di Beppe Grillo, in cui era ballerina performer, mio papà, di Genova, all’epoca lavorava per teatri perché per un periodo ha fatto l’attore, lui sfilava e quindi si sono incontrati, si sono innamorati, ma mia mamma ha voluto che il primo figlio, io, nascesse in Brasile, quindi io sono nato a Rio, sono l’unico dei tre“.
Quindi si sono sposati e nell’87 erano in Brasile per far nascere te?
“Esatto, sono partiti per quello, sono nato là e dopo un annetto siamo rientrati, in nave tra l’altro. Traversata transoceanica ad un anno, due settimane di nave mercantile, ho le foto. Io non me la ricordo, ma esperienza da pirata proprio“.
È bello rivederti nelle foto?
“Sì, c’è una foto con me minuscolo e tutta la crew, l’equipaggio, ero la mascotte“.
Il nome italiano Matteo che ti hanno dato è per compensare che sei nato a Rio?
“In realtà mia mamma l’ha sognato. Prima che io nascessi ha sognato questo bambino che gli fa: ‘Sono maschio, mi chiamo Matteo’. Ero maschio, mia ha chiamato Matteo, l’ho deciso io a quanto pare!“.
Ho letto che ti hanno descritto come un “artista soul”: è una definizione che ti rappresenta a 360 gradi?
“Il soul è la matrice di quello che ho ascoltato di più. Ora come ora a me piacerebbe dire che faccio una forma di ‘etno pop’ perché ormai tutte le espressioni musicali arrivano da paesi o aree geografiche nello specifico e quindi a me piace un po’ mischiarle, perciò mi piace la musica brasiliana, mi piace del cantautorato italiano, mi piace della musica elettronica, mi piace il soul afroamericano. Quindi mischi un po’ tutto questo mondo e ci sono io che è quello che a me piace mettere insieme. Perciò a me in realtà non so se esiste questa categoria, se no la inventiamo io e te, e diciamo che è più un etno pop. Però il soul sicuramente c’è, specialmente in questo brano ‘Prendere o lasciare’ che è pieno di sonorità e ci sono varie citazioni sia nel video che musicali, un po’ il mondo soul, un po’ anni Novanta che è quello in cui sono cresciuto perché sono dell’87, quindi… è un riferimento giusto, ma non a 360 gradi“.
Hai citato di nuovo il video. Mi hai fatto molto ridere quando ti presenti col mazzo di fiori con ancora lo sconto del 30 per cento attaccato! Ma mi ha colpito anche uno dei ciondoli che indossavi…
“La Mano di Fatima, un simbolo che io amo tantissimo, ce l’ho anche tatuata, è un simbolo che protegge di solito i viaggiatori, lo chiamano la Mano di Fatima, dentro ci sarebbe l’occhio di Allah per coloro che appartengono al mondo arabo, però è un simbolo usatissimo anche nel mondo ebraico. Ho viaggiato tantissimo ed è un simbolo che protegge i viaggiatori. Siccome io sono un po’ gitano è il mio simbolo“.
Qual è il tuo motto?
“‘Chi non accetta non merita’ che significa che a volte ci sono delle opportunità che se le accetti le porti a termine e ti fanno crescere, e quindi se le accetti significa che le meriti, che le puoi vivere. A volte invece uno, sai quando gli offri e dicono ‘no, no’ e invece vorrebbero, quando ti offrono, secondo me, devi dire ‘sì, grazie’, il più delle volte, il più possibile. Dire di sì, vuol dire che ti meriti quella opportunità e quindi poi dopo le cose vanno avanti“.
Una frase di un testo che canti a cui sei legato in particolar modo?
“Posso citarti una frase di ‘Prendere o lasciare’, per esempio. Lì ce ne sono tante in realtà, non saprei dirtene una sola… C’è una frase che fa ‘per un consiglio chiedo a Johnnie Walker le mie bugie lui non se le beve’, che significa che ogni tanto magari ci sta che passi una serata, bevi con gli amici o anche da solo, perché sei triste o hai il blues, però mi raccomando le bugie vengono sempre a galla, anche se te le racconti tra te e te vengono fuori. Questa quando mi è uscita ho detto ‘ah, mi piace’. Oppure ce n’è un’altra ‘Quanti aforismi sulla verità, ma se gliela dici dopo non ci sta’ che sono tutte queste frasi che trovi su facebook, su Instagram con gli hashtag, aforismi presi da frasi.net e poi però se vai a dirgli la verità, nel momento giusto improvvisamente non la vogliono più sentire, anzi ti girano le spalle. Quindi un richiamo anche un po’ alla coerenza“.
Essendo ritornati di nuovo sul brano “Prendere o lasciare”, i Toto che citi ti piacciono realmente?
“Sì, mi piacciono, specialmente il brano ‘Georgie Porgy’ da cui abbiamo preso la citazione di fiati che è dentro al pezzo. È un brano a cui sono molto legato, è bello da suonare proprio per i musicisti, è pieno di cose divertenti all’interno di una canzone. Tra l’altro, casualità, qualche sera fa ho parlato con un mio amico che ha un ristorante in Salento e dice ‘guarda chi c’è’ e c’era Jean Michel Byron che è stata la voce dei Toto nei primi anni Novanta. Quindi abbiamo fatto una videochiamata io e lui per una casualità incredibile“.
Cosa vi siete detti?
“Gli ho detto: ‘Grande maestro, grazie, bello vederti, mai l’avrei pensato’. Gli ho detto che è di grande ispirazione per me, perché è stato una grande voce. Lui mi fa: ‘Ho visto il video, continua così, alla grande! Non mollare mai e rinnovati sempre’. I Toto spaccano. L’idea della citazione è stata di Pierpaolo D’Emilio, arrangiatore del brano, lui è stato l’arrangiatore dei Dirotta su Cuba, ha vinto il Premio della critica a Sanremo. È uno di cui ci si fida, ha un bel tocco“.
Ancora, hai parlato dei tatuaggi, è bella l’immagine finale del videoclip dove tu e Anita avete sulla schiena diversi tatuaggi: sono reali o di scena?
“Ho una passione per i tatuaggi. Quei tatuaggi lì sono veri“.
Di entrambi?
“Sì, di entrambi. Quindi la scena finale è stata proprio quella. Siamo andati via di schiena perché lei almeno nel video ha preso, non ha lasciato! Fin da bambino mi piacciono i tatuaggi. Tornavo a casa tutto scritto, sempre pieno di farfalle, leoni, tigri. Quando sono diventato grande e dopo aver smesso di fare il calciatore, perché nelle giovanili di calcio sono abbastanza severi (poi quando diventano grandi si tatuano anche in faccia), ho messo mano a questa passione per i tattoo, mi sa che ne farò anche altri“.
Dove trovi posto?
“Ce n’ho, ce n’ho, va tranquilla, son due metri, hai voglia a coprire tutto“.
Qual è il tuo desiderio più grande?
“Se facessi Miss Italia ti direi la pace nel mondo, però visto che faccio il musicista mi piacerebbe tantissimo condividere il palco in uno spettacolo musico-teatrale con la mia famiglia, perché mia mamma è cantante, mio fratello Liam e mia sorella Cheyenne (nome di una tribù nativa americana) cantano e mi piacerebbe proprio raccontare questa storia di chi fa musica, di chi viaggia, di chi è partito da un paese ed è arrivato in un altro, che è anche la storia di mia mamma, e raccontare semplicemente le nostre storie in musica. Penso che potrebbe essere molto divertente e poi un pretesto per unire, visto che in musica i ponti vanno costruiti per unire i paesi, i continenti, le famiglie e i parenti. Questo sarebbe un grande sogno. Io penso che un giorno, non si sa mai, si potrebbe anche fare“.
Avresti già un titolo?
“Forse ‘Italioca’ potrebbe essere, no?“.