Annibale: l’importanza di rinnovarsi e andare oltre
Colpisce la sua profondità di pensiero e cultura, letteraria e cinematografica. Un esempio su tutti? Nel video del singolo “Liberami” viene citato il film “Le iene” scritto e diretto da Quentin Tarantino nel 1992. È della provincia di Napoli, ha 25 anni e il suo nome d’arte è Annibale, come “il più grande generale dell’antichità”.
Nicolò Annibale diventa solo Annibale nel 2016 con il disco “Ce voglio credere” (Europhone Records/Audioglobe)?
“In realtà nel 2018, quando sono iniziate le preparazioni del nuovo album ‘Elefanti’ che uscirà ad aprile. Sarebbe dovuto uscire prima, ma a causa della pandemia abbiamo deciso di rinviare di qualche mese l’uscita e nel mentre sono usciti vari singoli dal 25 gennaio 2020 ad oggi: ‘Liberami’, ‘Altrove’, ‘E maggio se ne va’ e ‘Storia di un cantautore’. Il primo album, ‘Ce voglio credere’, è uscito come Nicolò Annibale. La scelta di uscire successivamente solo come Annibale nasce dall’idea di avere un nuovo inizio che prendesse sonorità differenti, un percorso diverso da quello che era fino a quel momento“.
Quali le differenze fondamentali tra le due fasi?
“Differenze sicuramente sonore, nel senso che c’è stato un lavoro completamente diverso sulle sonorità della mia musica, sulla sostanza della mia musica e soprattutto c’era questa idea di voler ricominciare daccapo. Volevo un nuovo inizio perché sentivo il bisogno di prendere appieno la mia musica, perché il primo album fosse mio in tutto e per tutto. In ‘Elefanti’ ci sono influenze differenti. Ci sono io in primis come produttore artistico e come scelta dei musicisti. C’è stata proprio una voglia di fare cose diverse e che mi appartenessero di più“.
L’album “Elefanti” vede “la mescolanza di italiano e napoletano, con sonorità che spaziano tra soul e pop, ed è completamente registrato in analogico”: è questo, quindi, il tuo nuovo segno di fabbrica?
“Nelle sonorità si è lasciato andare un pochino il blues, la presenza sempre costante di chitarre; si sono cercate sonorità che fossero americane, più hip hop, più soul, anche pop a tratti; c’è stato un lavoro fatto principalmente in analogico”.
Hai giocato con il nome Annibale chiamando “Elefanti” il nuovo disco?
“Un po’ per quello, un po’ perché c’è una traccia dal nome ‘Elefanti’, un po’ perché tutto l’album gira tra la vita e il passo d’elefante, e un po’ per il fatto che io sono cresciuto con questa fissazione nei confronti degli elefanti“.
Da venerdì 15 gennaio è disponibile “Storia di un cantautore”, il tuo nuovo singolo feat. Peppoh: come nasce questa canzone e questa collaborazione?
“La collaborazione con Peppoh nasce perché è un artista che conosco da quando ho iniziato. Negli anni siamo rimasti in contatto, abbiamo collaborato su altre cose, si è creata una certa affinità sia culturale che mentale. Quando stavo scrivendo questa traccia pensavo che il suo linguaggio e la sua scrittura fossero quelli adatti, quelli giusti per completare quello che era il messaggio della mia canzone, ovvero l’idea che un artista, che chiunque nella vita si occupi d’arte, possa incontrare difficoltà e quindi abbia bisogno di ‘capa tosta’, come si dice a Napoli, per andare avanti. Pensavo che lui potesse capire la citazione a Fante, ‘Chiedi alla polvere’, un libro che parla proprio di questo, dell’idea che come i musicisti così gli scrittori e gli artisti, hanno tanta polvere da prendere prima di raggiungere il proprio obiettivo“.
È quindi questo che ti ha maggiormente colpito del romanzo del 1939 dello scrittore italo-americano John Fante?
“Principalmente è questo, la profondità del messaggio che lui portava avanti, la sofferenza che raccontava sulla scrittura tramite ‘Chiedi alla polvere’“.
Dov’è stato girato il video ufficiale del brano? A Napoli?
“Più a Barra e Ponticelli. Le scene del parcheggio sono state girate vicino Portici. Poi varie case, una a Napoli e una è la cantina di casa mia“.
Il concept del video diretto da Plancton Project (Andrea Marchesano, Mauro Riccardi, Giulia Perroni), che si dipana tra tre personaggi, parte da te?
“L’idea è nata da tutti noi. Si partiva da un’idea di base a cui abbiamo lavorato e poi abbiamo deciso di rapportare la traccia a più protagonisti proprio per sottolineare il fatto che non fosse una canzone in cui si ci potesse concentrare solamente sul cantautore, ma anche su chi nella vita cerca di fare la ballerina, l’attore o qualsiasi altra cosa nel mondo dell’arte, quindi soprattutto in un periodo in cui c’è un po’ di dimenticanza sull’arte abbiamo pensato che fosse bello e utile concentrare il pensiero non solo su me cantautore, ma anche su chi si occupa di altre cose in arte“.
Nel video di “Lassame sta” compare la copertina di un 33 giri di Pino Daniele, “Sció live”, è lui un tuo modello di riferimento musicale?
“Sì, ad oggi se scrivo è principalmente grazie a Pino Daniele che ha influito sulla mia scrittura, su quello che è la musica per me. Porto anche tatuato Pino Daniele. Il primo album è molto influenzato da Pino Daniele. Lui è sempre presente, oggi meno musicalmente ma più come mentalità. Pino Daniele, arrivato ad un certo punto della sua carriera, ha deciso di uscire fuori, ha cercato di rinnovarsi ed è questo che poi l’ha portato a collaborare con artisti internazionali. Quindi c’è Pino Daniele, non tanto più musicalmente, ma per quanto riguarda la mentalità di cercare di fare cose diverse, di rinnovarsi e di andare oltre“.
Il 31 gennaio su Facebook hai postato “una canzone che non è stata ancora cantata” che comincia con “riempimi di sorrisi” e continua con “vorrei scrivere canzoni /che fanno pensare /che non ho voglia di dimenticare /che non ho bisogno nemmeno di parlare”: a chi è dedicata? E da qui anche la domanda: come e quando componi?
“Dipende dai momenti, dalle situazioni, il comporre. Nel caso qui citato è un fatto molto personale riferito ad una persona della mia vita. A volte mi capita di comporre non di me, tipo il video dove si vede il vinile di Pino Daniele che parlava di un amico che al tempo si lasciò. Quindi dipende dalle situazioni e da quello che cerco di prendere da quello che c’è intorno. Quando c’è un’ispirazione non è sempre una cosa che parla di me, anche se i prossimi lavori sono principalmente riferiti a me, quindi dipende dal momento, dall’ispirazione, da quello che ho intorno“.
Cinema e letteratura che posto occupano nella tua vita?
“Negli ultimi anni mi sono avvicinato tantissimo al cinema, mentre la letteratura è stata sempre presente nella mia vita. Studio Lettere Moderne alla Federico II. In tutto quello che scrivo c’è l’influenza di quello che leggo e studio, quindi cinema e letteratura hanno un posto principale nella mia vita e nella mia musica“.
Un consiglio ad un amico: un libro assolutamente da leggere e un film assolutamente da vedere?
“Come film, ‘Nuovo cinema Paradiso’, più che film credo sia letteratura quella. Come libro, uno che per me è stato fondamentale e che mi ha dato tanto è stato ‘L’animale morente’ di Philip Roth, un libro particolare che se compreso a fondo dà tanto. In entrambi, comunque, si parla d’amore in modi differenti“.
Mi leggi o reciti un verso tratto da un libro, una poesia, anche una tua canzone, a cui sei particolarmente legato?
“Un verso di una mia canzone a cui sono particolarmente legato potrebbe essere il semplice ‘Liberami, ti prego liberami’ che da un lato è una richiesta, da un lato è una preghiera. È una citazione molto importante per me. Un libro che mi è servito molto in questa pandemia è ‘Solo bagaglio a mano’ di Gabriele Romagnoli, c’è una frase in cui lui dice che ‘per avere una nuova vita bisogna disfarsi delle vite precedenti’, perché in un bagaglio far rientrare due, tre vite rispetto a quella che devi avere nuova, non va bene. Per il cinema, mi verrebbe da fare una citazione di Aldo, Giovanni e Giacomo, così per sdrammatizzare un pochino, ‘fuori dal letto nessuno è perfetto’, come diceva davanti al frigo Giovanni in ‘Chiedimi se sono felice’“.
Da che cosa vuoi essere liberato tu che hai solo 25 anni?
“La gioventù è cambiata, non è più come quella di una volta. Penso che soprattutto in questa fase ci sia il liberarsi dalle incertezze e dalle paure che si possono avere durante la crescita o semplicemente nell’affermazione della propria personalità o delle cose che si vogliono della vita. A volte avere qualcuno che ti aiuta a non avere paura di queste cose e a superarle è una cosa molto importante, quindi quando parlo di libertà, di ‘liberami, ti prego liberami’, parlo di avere una mano nel superare le paure che ci possono essere nel percorso che uno affronta“.
Ti cito: “Lascia la luce accesa”.