Diego Random: canzoni tra vertigini e fragilità
“Questo progetto nasce col tempo. Mi sono ritrovato con tante canzoni a cui si è unita la voglia di realizzare un ep non studiato a tavolino. Il nome, ‘Aesthetic Chaos’, arriva quando i brani sono già assemblati insieme ed è la chiave di lettura. Il titolo non come ossimoro, bensì come convivenza di caos ed estetica: caos estetico o estetica caotica“, il ventunenne torinese Diego Random (al secolo Diego Gervasio) introduce così il suo nuovo lavoro registrato, mixato e masterizzato presso il Souledge Recording Studio di Grugliasco (To) di Dario Basile, interamente prodotto da DeadlyCombination. Esce il 23 aprile assieme al singolo “Valanghe” tra le quattro nuove tracce dell’ep. Il titolo rappresenta l’attitudine che ha avuto l’artista nel trasformare i suoi momenti di caos in qualcosa di estetico, traendone ispirazione per un riscatto personale e rendendoli quindi costruttivi attraverso l’arte, la musica e la scrittura. La cover art è stata realizzata da Enrico Osella e le fotografie da Samuele Goglio. I videoclip ufficiali nascono da sue idee e vengono sviluppati insieme al videomaker SpakaFra (Francesco Rossetto), che si occupa anche delle riprese e del montaggio.
Diego Random, nel tuo disco si sente molto la periferia, le discriminazioni, la strada…
“I testi nascono sempre da una mia esigenza di raccontare esperienze e fatti dal mio punto di vista. Questo è il Diego degli ultimi anni: ciò che vede, ciò che ha attorno, ciò che pensa“.
Nel nuovo ep c’è una vena più di denuncia o di riscatto?
“C’è una grandissima voglia di riscatto. Nel titolo ‘Aesthetic Chaos’ c’è come sono riuscito a riscattarmi dalle mie depressioni, noie, periodi bui, attraverso la bellezza delle canzoni“.
Come mai hai scelto “Valanghe” come singolo di lancio dell’ep?
“Perché mi sembra la canzone più universale. Tra i quattro pezzi inediti è quello un po’ più radiofonico. È una canzone che, ascoltandola, ti lascia come sospeso in aria e poi arriva il ritornello che spezza l’equilibrio e ti lascia metaforicamente cadere. Però c’è la voglia di fermare la caduta per costruire e non distruggere“.
Ad un certo punto della canzone dici “Conosciamo i nostri limiti”. Tu quali limiti ti riconosci?
“Che morirò un giorno… Quella frase lì si collega a ‘non siamo infiniti’. In ‘Valanghe’ ci sono due strofe che parlano di fragilità dell’essere umano, il ‘memento mori’ che può essere depressivo ma anche costruttivo: viviamo adesso, non perdiamo tempo“.
In questo periodo di Covid questo sentire si è acuito in te?
“È un pensiero, un’ansia che ho da sempre. In molti periodi ne ho patito in maniera forte con tutto ciò che ne conseguiva. Durante la quarantena ho sempre avuto il pensiero della morte che si è accompagnato al pensare cosa mi sono perso in questi due anni“.
Ti sei avvicinato alla musica proprio perché vuoi che qualcosa di te ti sopravviva?
“L’obiettivo ultimo delle mie canzoni è quello di rimanere immortale con i miei testi, la mia musica“.
Ascoltare le tue canzoni è come essere immersi in dei mini film: hai mai pensato di unire la tua musica al cinema?
“Sono un appassionato di cinema. La mia musica la unisco al cinema nel momento in cui sono lo scrittore e il direttore artistico di tutti i miei videoclip, quindi vado a dare delle immagini a quello che scrivo. A parte il fatto che bazzico in comparsate cinematografiche ed ora ho fatto un provino come protagonista di una serie tv. Tra i miei progetti futuri, c’è anche di fare dei corti con le mie canzoni“.
Mi lasci con una frase simbolica da una delle sei canzoni del tuo ultimo ep?
“Da ‘Valanghe’: ‘il mio obiettivo è trasmettere come ci si sente con le vertigini’“.